Calabria - (Buona) Sanità, 16 giorni in terapia intensiva. Un paziente: 'Assistenza continua e grande umanità'

"Ho avuto modo di constatare competenza e professionalità", la testimonianza di un cittadino, ricoverato all'ospedale di Polistena

Fra le tante segnalazioni di disagi e disservizi legati alla sanità pubblica in Calabria e nella provincia di Reggio, capita a volte di registrare, invece, manifestazioni di orgoglio. Quella riportata di seguito è la storia di Giovanni Giordano, Presidente Regionale Confapi Turismo Calabria che, in una nota, ha voluto rendere pubblica la sua esperienza presso l’ospedale di Polistena, in cui ha trascorso oltre due settimane.

Una narrazione “felice”, per quanto possa esserlo quella di un ricovero in terapia intensiva, che accende un barlume di speranza per un sistema sanitario che ha di certo delle grande falle ma, forse, non impossibile da ricostruire.

16 giorni in terapia intensiva: il ricovero all’ospedale di Polistena

“Non parlerò di turismo, materia a me attinente, in qualità di Presidente Regionale di Confapi Turismo Calabria, ma desidero condividere la mia esperienza su uno spaccato di buona sanità che – questa volta – va controcorrente rispetto alla più conosciuta e diffusa narrazione sulla malasanità calabrese.

Desidero portare la mia testimonianza di ammalato e ricoverato presso il reparto di cardiologia dell’ospedale di Polistena.

Sono rimasto ricoverato sedici giorni nel reparto di terapia intensiva, con una diagnosi di pericardite acuta, versamento pleurico ed embolia polmonare grave. Oggi, ho lasciato l’ospedale e sento il dovere di esternare ciò che ho vissuto e che non mi sarei aspettato da un ospedale pubblico del Sud e in particolare della Calabria.

Per tutto questo tempo medici, infermieri, personale OSS e tirocinanti guidati dal primario, dott. Vincenzo Amodeo, sono stati la mia famiglia e devo dire che ho riscontrato verso tutti gli ammalati grande umanità ed assistenza continua. Ma non solo, ho avuto modo di constatare competenze e professionalità esercitate con dedizione anche in carenza di mezzi e strumenti adeguati. Così come non mi sarei aspettato, in un ospedale pubblico, pulizia minuziosa e vitto eccellente che tiene adeguato conto dei bisogni primari dell’ammalato, oltre che, chiaramente, delle opportune cure mediche”.

Giordano: “Esperienza profonda e carica di insegnamenti”

“Dunque le domande sorgono spontanee.

Si può fare buona sanità pubblica anche in Calabria? La politica calabrese vuole o no il riscatto della sanità regionale tutelando la salute di tutti i cittadini calabresi e soprattutto dei meno abbienti? La politica locale intende davvero mettere fine all’emigrazione sanitaria dei cittadini, con ciò che comporta in termini di costi per le casse regionali e per le tasche delle famiglie calabresi, oltre gli innumerevoli disagi?

Se dunque vogliamo dare delle risposte positive ai calabresi che soffrono, bisogna, con i fatti e non con le parole, incentivare le eccellenze che pur esistono in Calabria, dando i giusti sostegni economici sotto forma di strutture adeguate, strumenti tecnologici all’avanguardia, formazione e assunzione di risorse umane.

Infine, mi sia consentito dire uno specialissimo grazie al Primario di cardiologia di Polistena Dott. Vincenzo Amodeo, a capo della splendida squadra del reparto la cui efficienza e preparazione rappresenta un esempio di ciò che funziona sul territorio calabrese. Desidero volgere un grazie particolare anche al mio caro amico dott. Domenico Giannetta, chirurgo nello stesso ospedale, costantemente vicino nei miei giorni di ricovero.

Oggi, superato il momento difficile e sulla via della guarigione, mi rimane il ricordo di un’esperienza profonda, carica di insegnamenti. Ma soprattutto rimane il sentimento di gratitudine per tutto il personale del reparto di cardiologia di Polistena e, di riflesso, per la buona seppur minoritaria sanità pubblica calabrese, che con mio grande stupore, ho riscontrato esistere e che purtroppo non fa notizia”.