(Mala) Sanità a Reggio, la denuncia di una mamma: 'Mio figlio lasciato solo. Mettetevi nei panni dei pazienti'

Il racconto paradossale di una mamma impotente di fronte alla sofferenza del figlio, prima negativo, poi positivo e poi...negativo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una mamma in cui denuncia la situazione vissuta all’interno del GOM di Reggio Calabria.

“Mi unisco alle tante voci che in questi giorni denunciano la situazione degli ospedali reggini. Mi sono decisa a raccontare la storia di mio figlio dopo aver riflettuto molto. Non è giusto che chi entra in ospedale, soprattutto in questo periodo, debba essere lasciato solo dal personale che dovrebbe essere d’aiuto e supporto – scrive Maria A. – Credo che sia sbagliato lasciare in balia di paure e pensieri chi deve affrontare un ricovero o un intervento perché la struttura è carente di personale o apparecchiature idonee e tutto questo non aiuta né fisicamente né psicologicamente”.

Quanto dichiarato ai nostri microfoni dall’infermiera Teresa Stella del GOM ha spinto evidentemente la donna a raccontare la storia di suo figlio.

“Tutto ha inizio il 13 gennaio 2022, mio figlio viene trasportato in codice rosso in ambulanza presso il GOM in seguito ad un incidente stradale. Premetto che la sera prima dopo 22 giorni di isolamento finalmente riceveva la notizia con tanto di foglio inviato dall’ASP e green pass di guarigione e di essere risultato negativo al Covid“.

Tampone positivo e ricovero in Malattie Infettive

La donna racconta poi l’incubo del tampone.

“Arrivato in ospedale effettuano subito un tampone…risultato? Positivo. Per questo viene spostato d’urgenza in reparto Covid e successivamente in reparto malattie infettive, nello sconcerto di noi familiari chiediamo subito spiegazioni che, ovviamente non ci vengono date. Nel frattempo mentre fuori lottiamo per capire cosa succede e come mai questo risultato se la sera prima era negativo, dentro fanno tutti gli accertamenti per capire i danni subiti. La prognosi sarà di un piede rotto e un violento trauma all’occhio che purtroppo rischia di compromettere la vista, bisogna quindi intervenire subito”.

La preoccupazione e l’ansia dei genitori sale e la famiglia cerca rassicurazioni che purtroppo non arrivano.

“Nell’incredulità di tutto questo cerchiamo di parlare con qualcuno. Dopo qualche ora esce un dottore che ci spiega la situazione. Ascoltando le sue parole rimaniamo scioccati quando ci viene detto che bisognava ricucire urgentemente l’occhio e sarebbe stato fatto in una sala operatoria attrezzata alla meglio con le poche attrezzature che possono utilizzare per paziente Covid”.

Intervento riuscito ma ‘a rischio’

E’ facile comprendere a questo punto la forte paura della mamma, impotente e lontana dal proprio figlio.

“L’unica luce in tutto questo momento sono le parole di una dottoressa/mamma che mi assicura dicendomi che fin quando mio figlio sarà sotto le sue cure avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, allora tra me e me mi dico ‘esistono anche gli angeli’ – continua Maria A. – Ma tutto questo dura poco perchè ci viene detto che verrà operato alle 20:00 ma diventeranno le 22.30. Mio figlio viene portato in sala operatoria senza nessun tipo di protezione e con gli stessi indumenti indossati al momento dell’incidente…ma come nn era positivo? Dovrebbe essere sistemato con i dispositivi idonei per non contagiare nessuno. Nella paura che ci accompagna dalla mattina iniziamo a pregare perché tutto vada bene. Finalmente termina l’intervento, mio figlio riesce a telefonare e ci riferisce di essere stato operato senza anestesia con attrezzature di fortuna”.

Dopo l’intervento il ragazzo viene lasciato su una barella in un corridoio, monitorato e tamponato ogni giorno.

“Stanco di tutto questo chiede al personale se il dottore che lo ha operato lo andava a visitare anche solo per sapere se era tutto andato come doveva, gli viene detto che, in quanto positivo, nessuno andrà a visitarlo. Preso da paura e preoccupazione decide di firmare per tornare a casa. Chiama a casa per avvertirci che lo manderanno in giornata quindi, andiamo in ospedale per ritirare i suoi effetti personali per alleggerirlo visto che si ritrova con un piede rotto e un occhio bendato. Arrivati davanti alla porta veniamo accolti da una dottoressa che ci grida di fermarci perché positivi”.

Rientro a casa, imposto il trasporto in ambulanza

Gli operatori sanitari impongono alla famiglia il rientro a casa rassicurandoli sul ritorno del proprio figlio in ambulanza, in quanto positivo.

“Mio figlio finalmente chiama e dice scendete ad aiutarmi perché sono sotto (ma nn era positivo?) e lo lasciate cosi davanti ad un cancello di casa? E anche solo per umanità non lo aiutate a portare la valigia visto che non ha stampelle e un occhio bendato? Di fretta posiamo le valige e corriamo in un istituto privato a effettuare un tampone molecolare per capire come comportarci e poterlo aiutare senza rischiare. Il risultato arriva il giorno dopo beh..negativo!”

Odissea al GOM. La madre: ‘A chi dobbiamo credere?’

Conclusasi l’odissea adesso la madre si domanda:

“A chi dobbiamo credere? Ai tamponi effettuati dall’ASP? A quelli dell’ospedale? La verità è che siamo solo numeri per i nostri governatori. Riescono solo a giudicare l’operato di chi li ha preceduti per poi fare peggio. Da mamma vorrei chiedere ai nostri governatori di mettersi nei panni di noi comuni mortali che non abbiamo santi in paradiso ma solo la nostra dignità. Nei miei panni di una mamma che deve pregare per sperare che tutto vada bene. Essere curati è un nostro diritto perché dobbiamo aver paura di entrare in ospedale perché non sappiamo cosa succederà una volta entrati? Perché i nostri medici devono lavorare con mezzi di fortuna o con macchinari non idonei? Perché dobbiamo scappare da questa terra per rincorrere i nostri bravi dottori che scappano perché non riescono a lavorare in questo schifo? E’ ora di parlare – conclude Maria A. – se vogliamo che qualcuno ci ascolti per riscattarci ed essere orgogliosi della nostra terra e non vergognarci sempre. Mi auguro che la mia lettera insieme alle altre possa risvegliare gli animi di chi ci governa”.