Situazione disastrosa all'Ospedale di Scilla: i cittadini chiedono aiuto al Governo

Arriva la petizione popolare per evitare il tracollo dell'ospedale di Scilla

La storia dell’Ospedale “Scillesi d’America” ha origini lontane, esattamente al 1948,
quando la mancanza di un ospedale fu causa della morte dell’allora Sindaco di Scilla,
prof. De Marco. Questo episodio indusse gii emigranti sciillesi in America a fondare il
comitato che, negli anni successivi, raccolse i fondi e, su suolo donato dal Comune di Scilla
nel 1952, costruì il primo nucleo dell’Ospedale di Scilla, inaugurato nel 1961 e -ad
imperitura memoria di ogni scillese- intitolato ai benefattori d’oltreoceano.

Da allora e per quasi cinquant’anni, la struttura ospedaliera ha fatto fronte alle emergenze sanitarie dei concittadini rimasti nel povero paese. Nella sua storia recente si è visto pian piano smantellare in quasi tutte le sue funzioni. Ultimo disastro il Piano Regionale di
Rientro che, con tempistiche e procedimenti amministrativi di cui si sono poste in risalto in passato numerose “stranezze”- ne decretò la chiusura come Ospedale relegandolo alla
funzione di “Casa Della Salute”.

Ovviamente questa fantomatica “Casa della Salute” , seppur finanziata e stanziata, non ha
mai visto la luce, e si parla di circa 50 milioni di euro già finanziati!

A tutt’aggi, l’ex Ospedale e non ancora Casa della Salute, rimane confinato in un limbo e
cannibalizzato, ad ogni occasione propizia, dalle altre strutture agonizzanti della sanità
calabrese. Smantellate di notte le sale operatorie nuove di zecca appena costruite, in “occasione” della  chiusura del Reparto di Chirurgia; attrezzature nuove di pacco di vario genere, mai utilizzate qui e “disperse” verso chissà quali più rosei lidi; personale allo stremo senza tumistica e turnover, col blocco delle assunzioni che già costruisce presagio di chiusura per altri servizi e reparti.

l LEA ( Livelli Essenziali di Assistenza ) totalmente disattesi, nonostante l’ex Ospedale di
Scilla fosse forse l’unica struttura sanitaria che, data l’elevata mole di utenza che copriva e
che copre tutt’ora, aveva il bilancio in attivo.
Lo smantellamento a cui è sottoposta questa struttura non segue nessuna logica, se non
quella apparente e pretestuosa per eliminare una struttura che funziona e la cui unica colpa, forse, è quella di aver dato e di continuare a dar fastidio a qualcuno.

Non si spiegano altrimenti, tra le tante altre problematiche:

  •  il mai provato “risparmio economico” per le casse regionali, che sarebbe stato
    conseguito con la chiusura dell’ex nosocomio scillese. Nessuno ha dimostrato, dati alla mano, che un medico e un paziente costituiscano un costo meno gravoso rispetto al passato, costretti come sono oggi ad operare ed usufìuire di strutture al limite del collasso;
  • la sempre negata possibilità di accorpare la struttura scillese con l’Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, non certo dal punto di vista fisico ma solo per lo svolgimento delle funzioni sanitarie (una proposta dì legge in tal senso, promossa dall’ex Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, giace da anni in qualche polveroso cassetto del Consiglio Regionale calabro), il che avrebbe consentito di salvaguardare senz’altro meglio in primis la salute dei pazienti nonché -aspetto di non secondaria importanza- l’efficacia del servizio sanitario svolto da medici, infemieri e operatori sanitari.

Oggi, nonostante sia ormai ridotta al lumicino rispetto alle potenzialità possedute, la
struttura continua ad essere presa d’assalto dalle persone che gravitano nel circondario, e
parliamo di un bacino di utenza di almeno 50.000 persone, poiché il presidio ospedaliero
scillese rappresentava e rappresenta l’unico punto di riferimento per tutti quei cittadini che risiedono nel territorio della Costa Viola e in parte dell’area aspromontana.

Nel novembre 2017, erano state sottoscritte nuove convenzioni regolanti i finanziamenti di
diverse Case della Salute, tra le quali quella di Scilla, nell’ambito di un Piano da € 49.315.529,20 che avrebbe dovuto assicurare interventi finalizzati a consegnare, finalmente, presidi ospedalieri in grado di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza.

In particolare, per la Casa della Salute di Scilla erano state programmate anche preliminari
attività di indagine, allo scopo di verificare le condizioni strutturali degli edifici in modo da
predisporre la più ido;nea strategia di intervento. A tal proposito, non è inutile ricordare che questo aspetto era gìà stato preso in considerazione dall’ASP reggina in sede dì valutazione costi/benefici che giustificò la decisione politica di trasformare lo “Scillesi d’America” in Casa della Salute.

Ad oggi, fine 2019, nulla è stato fatto. Anzi si sta facendo di tutto per fu chiudere gli ultimi
servizi rimasti a causa di carenza di personale, in particolar modo il Laboratorio di Analisi e
Radiologia.

Il personale va in pensione, lasciando il già critico impiego alla sopravvivenza e
ai sacrifici dei pochi rimasti e limitando artificiosamente le prestazioni sanitarie ben al di sotto della richiesta reale.

Nessuna assunzione vuol dire far funzionare malamente i servizi e, alla fine, far chiudere
tutto. Una strategia a lungo termine, diabolica e nascosta (in malo modo, a dire il vero), ma
che è stata palesemente scoperta dalla cittadinanza.

Il rischio concreto e sempre più reale è, inutile nasconderlo, un ritorno al passato, a oltre
settanta anni fa!  Da queste considerazioni è nata la petizione popolare, per evitare che questa struttura di ben 6 piani venga abbandonata in funzione delle logiche “nascoste” e redditizie di terze persone, il cui ultimo pensiero è la salute dei cittadini.

PRIORITÀ 1:

Evitare assolutamente la chiusura o i disservizi dei pochissimi reparti rimasti, assumendo subito almeno il personale necessario per una
adeguata turnistica. La mancanza di assunzioni combinata con i recenti numerosi pensionamenti, ha messo in crisi sia utenza che personale.

(Laboratorio di Analisi e Radiologia a rischio chiusura);

PRIORITÀ 2:

Portare a compimento la trasformazione in CASA DELLA SALUTE, iter già da tempo approvato formalmente, avviato e fnanziato (con circa 8 milioni di Euro), ma stranamente BLOCCATO;

PRIORITÀ 3:

Calibrare le funzioni della futura CASA DELLA SALUTE in base al bacino di utenza ( 50.000 persone), in una visione strategica unitaria, di
integrazione e/o complementarietà funzionale con le strutture operanti sul territorio della città metropolitana reggina.

Fonte: Bellantoni Giovanni Luca – Picone Francesco Rocco