Ospedale di Scilla abbandonato, la lettera di un cittadino: "I reggini non meritano cure?"

"La Costituzione garantisce a tutti i cittadini il diritto alla salute, ma non ai reggini e in genere ai calabresi". Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino

Riceviamo e pubblichiamo la nota di una lettrice riguardante l’Ospedale di Scilla. La lettera è destinata all’attenzione:

della Commissione Straordinaria del  Comune di Scilla, Commissione Straordinaria dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, Commissari ad Acta  – Dipartimento: Tutela della Salute, Politiche Sanitarie della Regione Calabria, Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Reggio Calabria.

Di seguito il testo integrale.

LA LETTERA

“Ritengo doveroso esporre alle Autorità pubbliche preposte  quanto accaduto nel primo pomeriggio di ieri, tanto incredibile quanto purtroppo vero. Non si tratta di lamentele per quanto a me occorso ma di una denunzia nella speranza che chi ne ha la responsabilità si metta una mano sulla coscienza.

A seguito di prenotazione effettuata telefonicamente tramite  il Centro Unico di Prenotazioni dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria mi reco, data e ora stabilita, nella struttura dell’ex Ospedale di Scilla indicatami dalla operatrice. Arrivo, con la mia amica che mi ha accompagnata in auto, alle 14:35 circa con ben 25’ di anticipo. All’ingresso dell’attuale Casa della Salute di Scilla, che una volta era il glorioso “Ospedale Scillesi d’America”, non trovo alcuno nell’androne né tantomeno agli sportelli dove una volta c’era il centralino e dove avrei dovuto presentare la mia richiesta di prestazione prima di recarmi dallo specialista.

Tende verdi impenetrabili oscuravano dall’interno tutti i vetri, e sullo sportello cui mi dovevo rivolgere c’era stampato anche l’orario, in buona sostanza alle 14:30 dal lunedì al giovedì ci sarebbe dovuto essere un operatore a sbrigare le pratiche di rito prima di effettuare la prestazione sanitaria. Armate di pazienza ci separiamo e percorriamo a destra e a sinistra i lunghi e vuoti corridoi per cercare un’anima che ci desse qualche informazione.

Ogni tanto entrava qualcuno che andava non si sa dove o usciva qualcun altro con borse come se avesse visitato un ricoverato,tutto in una atmosfera quasi di segreto inconfessabile. Da una porticina spunta finalmente il medico radiologo che con molta gentilezza ci dice che dobbiamo attendere l’arrivo dell’operatore per poter fare la radiografia dopo l’espletamento della registrazione.

Nel frattempo era arrivato un altro paziente che ha avuto la stessa risposta perché la prassi era assolutamente quella. La mia amica cerca su Google il numero di un centralino telefonico dell’Ospedale di Scilla per chiedere notizie dell’addetto allo sportello: risponde una voce gentile che sentendo si trattava dell’Ospedale di Scilla dice che risponde da Melito e quindi non può dare informazioni su Scilla. E allora perché è stato collegato l’Ospedale di Scilla al centralino di Melito? Comunque otteniamo il numero di telefono diretto dello sportello ticket di Scilla con il risultato di sentirlo suonare dietro la tendina verde senza alcuna risposta.

Ovviamente non c’era l’addetto o altri che potesse dare informazioni sull’apertura o  meno e quindi sui tempi di attesa.

I minuti trascorrevano e dell’operatore nessuna traccia. Alle 15:20 non essendo arrivato nessuno allo sportello il radiologo, con molta comprensione e un po’ di disagio, si è offerto di eseguire le radiografie prendendosi la responsabilità di occuparsi lui stesso delle registrazioni all’arrivo dell’addetto. Il sanitario, dignitoso e disponibile, cui va la nostra ammirazione, era da solo a svolgere tutte le fasi della prestazione, compresa la consegna dei referti dei giorni precedenti. Lasciamo l’ospedale alle 15:35 e lo sportello sempre in tendina verde impenetrabile.

Mi chiedo se è giusto che un Ospedale che ha avuto per decenni fior di primari e reparti efficienti, che serve tra l’altro, una vastissima fetta di popolazione che nel periodo estivo cresce a dismisura, possa essere, qualunque sia la sua nuova destinazione peraltro rimasta sulla carta, lasciato in un abbandono totale contando sulla serietà professionale dei pochi medici che per continuare a servire la popolazione sono costretti a lavorare in condizioni poco consone al loro ruolo. Dignità che dovrebbe essere pretesa a gran voce dall’Ordine professionale.

Mi chiedo se ai Commissari al Comune, che si trova a poche decine di metri, sia arrivata qualche notizia delle condizioni in cui si trova la struttura e se, essendo emanazione della Prefettura e quindi dello Stato abbiano esposto tale situazione ai loro vertici. E lo stesso mi chiedo nei riguardi degli altri Commissari ASP e regione.

Mi chiedo se esiste un organico, seppure ridotto, che risponda a qualcuno e garantisca, almeno in orari e giorni stabiliti, una funzionalità decente dei servizi presenti e il decoroso lavoro dei sanitari. Mi chiedo anche se i responsabili della sanità ad ogni livello siano a conoscenza del totale abbandono e degrado della struttura che appare incustodita e accessibile da chiunque e da più parti laddove sembra che vi siano anche pazienti ricoverati o comunque degenti in altri piani e reparti che non si capisce quali possano essere vista la mancanza di adeguate indicazioni informative.

Fa veramente piangere il cuore vedere che l’Ospedale Scillesi d’America che era un gioiello della Sanità si è trasformato in un’indecorosa seppure utile e insostituibile postazione per la diagnosi e le prime cure che sono un diritto che la Costituzione garantisce a tutti i cittadini!Ma non ai reggini e in genere ai calabresi”.

Fonte: Teresa Libri (Socio cofondatore Associazione Risveglio Ideale)