"Sud, il grande assente alle trattative di Governo": le parole di Furlan a Reggio Calabria

"Gli uomini e le donne del sud aspettano da troppo tempo di non essere ignorati. Quel tempo è oggi". Le parole di Annamaria Furlan a Reggio Calabria

“Ve lo voglio dire dal profondo del cuore. Grazie per questa bellissima manifestazione, grazie agli uomini e alle donne del sud e grazie ai tanti amici e compagni che, da tutto il paese, oggi, sono qua con noi. Lo avevamo promesso, non ci fermeremo sino a quando non saremo ascoltati e oggi siamo qui, per mantenere quella promessa e per dire ancora una volta che l’Italia è una sola”.

Comincia così il lungo discorso di Annamaria Furlan, Segretario generale della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori.

Dopo i grandi eventi di Roma e Bologna e le tante iniziative in giro per il paese, la manifestazione dei sindacati sbarca a Reggio Calabria.

“Ci siamo voluti dare appuntamento in questa città bellissima – spiega Furlan – piena di storia, anche di storia sindacale. Luogo simbolo di un sud che fatica, ma ha una grande voglia di riscatto. Lo abbiamo fatto per ribadire chiaro e forte, proprio da qui, che non si può più rimandare un radicale cambio di rotta delle politiche sul mezzogiorno”.

“I nostri ragazzi, le donne, gli uomini del sud attendono da troppo tempo. Non è un problema di oggi, la questione meridionale ha accompagnato le vicende dello stato unitario sin dai suoi albori”. 

La soluzione migliore però non è di certo quella di vivere nel passato, Furlan afferma infatti:

“Noi viviamo oggi, e oggi anzichè essere la priorità assoluta, il sud continua ad essere ignorato. Ognuno di noi è chiamato a fare i conti con questa situazione. La cruda realtà è che il sud nel progetto del Governo continua ad essere il grande assente, un fantasma”. 

LA CRISI

Che il paese intero fatichi a riprendersi dalla crisi non è di certo una novità, ma questa cristi quanto è costata al sud?

“Con la crisi italiana, il ritardo del mezzogiorno è aumentato ed è proprio in questa parte di penisola che le difficoltà italiane sono amplificate. Non servono nemmeno dati e statistiche, per notarlo bastano occhi e cuore per sentire le ferite aperte del sud. Poco lavoro e sottopagato, bassa crescita, disparità di genere, dispersione scolastica, mancanza di legalità, le piaghe di questa terra sembrano non finire mai”.

Annamaria Furlan non può non soffermarsi, durante il suo discorso, sul problema delle morti sul lavoro. E così, al cospetto di una gremita piazza, ricorda Agostino Filando, operaio morto ieri sul lavoro in un incidente al Porto di Gioia Tauro.

“Non si può morire a 42 anni in un incidente sul lavoro. Quante famiglie hanno visto i loro cari uscire la mattina e non tornare mai più? Ad Agostino Filandro è dedicata questa giornata di lotta, affinchè tragedie come questa non avvengano più”.

Furlan prosegue il suo discorso parlando dell’importanza di proteggere e preservare il sud d’Italia:

“Occuparsi del Sud non è solamente un dovere, una questione di solidarietà, è una necessità. E’ interesse di tutto il paese. Come si fa a non capire che siamo tutti sulla stessa barca? Che comprimere il potere d’acquisto di chi vive al sud comporta una pressione economica estenuante anche a nord? Sappiamo che avremo bisogno dell’Europa unita, democratica, solidale per reggere la sfida degli anni a venire. E poi ci arrendiamo alla logica delle due Italie? A chi sostiene che per partire basta sganciare i vagoni di coda. Tutto questo è pura follia. Avanzeremo o arretreremo, ma lo faremo insieme. L’Italia crescerà davvero solamente se lo farà il Sud. Il nostro paese è uno e indivisibile, come recita la nostra Costituzione. 

La politica deve uscire dall’oblio, dalle campagne di circostanza, sono troppo impegnati con i selfie per occuparsi del paese. Il mezzogiorno non ha bisogno di interventi sporadici, ma di un progetto serio che tenga insieme il suo sviluppo e quello dell’Italia, perchè sono indissolubilmente legati. 

Il mezzogiorno non ha bisogno di paternalismo, ma di infrastrutture, di legalità e di lavoro. Bisogna cambiare strategia, anzi bisogna darsela una strategia vera in questo paese. Non può essere ne quella delle due Italie, ne quella di gonfiare il debito per ingaggiare battaglie con l’Europa. Smettiamola di cercare capi espiatori per non affrontare i problemi che continuiamo ad accumulare”.