Superstiti di Cutro: scampati alla morte e costretti a pagare il viaggio

8.300 euro vincolati: in caso di arrivo i trafficanti li avrebbero ricevuti tramite money transfer

Nessuna pietà. Né per i morti, tantomeno per i vivi. Gli organizzatori del trasporto di migranti dalla Turchia alle coste italiane, conclusosi in tragedia ad un centinaio di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro, non si sono fatti scrupoli a chiedere il saldo della traversata ai superstiti, infischiandosene se quelle stesse persone, nel naufragio possano avere perso i genitori, i figli, la moglie o un altro congiunto.

A fare emergere questo, ennesimo, ulteriore, particolare agghiacciante, è stato un sopravvissuto al naufragio che ha provocato 88 vittime accertate – l’ultima, un uomo di circa 30 anni è stata recuperata ieri a poche decine di metri dalla riva a Steccato – e un numero imprecisato di dispersi.

Sentito come teste nell‘incidente probatorio disposto dal tribunale dei minorenni di Catanzaro nell’inchiesta sul presunto scafista 17enne, l’uomo ha raccontato che i sopravvissuti, si sono fotografati o sono stati fotografati dai familiari – su questo la testimonianza non sarebbe stata chiara – nel Cara di Isola Capo Rizzuto e “così i trafficanti hanno saputo chi era vivo”.

Lui, per rischiare la vita, ha pagato 8.300 euro vincolati: in caso di arrivo i trafficanti li avrebbero ricevuti tramite money transfer.

Un racconto che spiega bene perché Libera abbia deciso di leggere, a Milano così come in una manifestazione organizzata davanti al Palamilone di Crotone divenuto camera ardente delle vittime, i nomi delle vittime del naufragio in occasione della giornata contro le mafie, perché anche loro sono state vittime innocenti della mafia dei trafficanti di uomini. Il superstite, Rohullah Kabiry, nella sua deposizione, ha raccontato anche altro. Gli scafisti, sin da subito, hanno manifestato l’intenzione di arrivare nella notte tra sabato e domenica 26 febbraio per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Per farlo, nonostante le proteste dei migranti, il sabato si sono fermati in mare aperto per aspettare l’oscurità.

E poi hanno preso i telefonini dei migranti all’imbarco e li hanno restituiti solo poco prima di quello che avrebbe dovuto essere lo sbarco ma attivando un disturbatore di frequenza per impedirgli di chiedere aiuto. E loro stessi, nonostante le insistenze delle persone a bordo, si sono rifiutati di allertare le autorità.

“Non li hanno voluti chiamare neanche vicino alla costa” ha detto il superstite. Poi, giunti vicino a riva hanno notato delle luci e temendo fossero le forze dell’ordine, hanno effettuato una brusca virata. La barca, colpita dalla forza delle onde, si è inclinata su un lato andando a schiantarsi violentemente con la secca sfasciandosi. Kabiry si è salvato nuotando “20-30 minuti” fino a riva, “dove c’erano i carabinieri”.

L’incidente probatorio a Catanzaro proseguirà anche nei prossimi giorni, mentre a Crotone, per gli indagati maggiorenni, potrebbe iniziare la settimana prossima. La procura crotonese sta anche valutando la catena dei soccorsi per verificare se vi siano state falle penalmente rilevanti. Al riguardo, le opposizioni in Parlamento hanno chiesto l’accesso civico alle informazioni e ai documenti amministrativi relativi al naufragio per “chiedere chiarezza” su quanto fatto dalle autorità quella notte. E per migliorare l’attività di controllo in mare, il comandante generale della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana, ha annunciato, da parte del Corpo, l’acquisizione di droni e investimenti sui sensori radar di sorveglianza costiera quale “ausilio agli operatori di sala operativa” e “supporto alle decisioni”.

Fonte: Ansa Calabria