‘Non vogliamo più essere Amedeo ma tornare a tifare solo per la Reggina’
Amore, ma anche stanchezza e frustrazione. Basta regole e regolamenti, ripescaggi e "gufate"
27 Maggio 2025 - 09:13 | Redazione

A Reggio Calabria, da mesi, tanti tifosi si ritrovano a vivere la stessa scena: questa volta davanti a un canale YouTube, a tifare… per il TAU Altopascio. Era successo prima per l’Acireale, poi il Licata e ancora per la Scafatese. Una situazione surreale, che ricorda da vicino il celebre film con Pippo Franco, “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore”, dove il protagonista Amedeo fingeva di tifare sia Roma che Lazio pur di accontentare tutti.
A Reggio, però, non si ride.
Dopo il crollo, la ripartenza dalla Serie D, l’anno di transizione e quello appena concluso che doveva essere della vittoria e quindi il ritorno nel professionismo. Siamo stati costretti a inseguire sempre, a vivere una stagione fatta di calcoli, incastri e incroci. Non bastava più sostenere i propri colori: bisognava tifare (e spesso gufare) per squadre sconosciute e adesso sperare nei fallimenti altrui per ottenere un improbabile ripescaggio.
Una condizione umiliante, che ha trasformato tanti cuori amaranto in analisti, fiscalisti, esperti di regolamenti e di NOIF. Tutto, tranne che semplici tifosi.
La verità è che la città vuole solo tornare ad amare la propria squadra. Vuole tornare a sbagliare la formazione al bar, a discutere delle scelte del mister, a imprecare per un rigore sbagliato. Vuole tornare a perdere la voce in curva, e non litigare con i tifosi di Paternò o Favara. Con tutto il rispetto.
I reggini meritano di tornare a vivere il calcio. Non quello delle carte bollate, ma quello delle bandiere. Quello delle trasferte vissute con passione e dignità, come accaduto quest’anno, in ogni angolo di Sicilia, Calabria e Campania.
Il popolo amaranto ha dato prova di maturità e orgoglio, sostenendo la squadra anche nei momenti più difficili. Lo ha fatto senza chiedere nulla in cambio, se non rispetto.
Ora la richiesta è chiara: chi gestisce la Reggina ha il dovere di costruire una società organizzata, credibile e competitiva. Non si chiede la Serie A, ma un progetto vincente. Una squadra forte già da luglio, capace di arrivare in testa al campionato senza dover sperare nei fallimenti altrui.
Il calcio, quello vero, è gioia, passione, sofferenza sul campo. Non può ridursi a un incrocio di combinazioni o a un’ansia da scadenze federali. Il 6 giugno e il 18 luglio diranno molto, ma i tifosi sanno già cosa vogliono: tornare ad essere soltanto quello che sono sempre stati. Tifosi della Reggina. Solo della Reggina. E basta con gli Amedeo.
R. M., un tifoso