Ultramobile: per render l'idea, la 127 fantasmatica

di Enzo Bollani - Per molti anni, sono circolate i

di Enzo Bollani – Per molti anni, sono circolate immagini di una 127 reinterpretata, renderizzata, internettizzata. A proposito: il termine Internet non è altrettanto vintage? Vale ancora?

Ormai è anni ’90, come Ambra, come le schede telefoniche, come tante altre cose passate al dimenticatoio e non ancora riscoperte.
Tra poco, sarà il turno anche di questo render, da molti scambiato per ufficiale, e che di ufficiale lascia solo la certezza di quanto gli italiani, o meglio, troppi italiani, siano affetti da un analfabetismo funzionale senza ritorno, che li induce a votare quello che leggono sull’internet, spesso sul daino, o su piattaforme intitolate a persone di cui non sanno pronunciare il nome.
Sia chiaro, l’internet è l’internet; come il Sanremo è il Sanremo.

Però, qualche volta, il sollevamento popolare ha le sue ragioni, e un inaspettato senso estetico.
Perché è chiaro che la 127, come idea, come concetto e, soprattutto, per il suo stile, piaccia anche a chiunque si sia trovato nella sventura di nascere negli anni ’90, sicuramente inferiori agli anni ’80, per contenuti e per qualità.
Soltanto uno stolto può non capire la perfezione stilistica della 127, ed è capitato di imbattersi anche in questi elementi, sempre sull’internet.

Bisogna precisare che, parlando di 127, ci si riferisca alla prima serie, e non al discutibile restyling di metà carriera e ai tracolli successivi, soggetti a una rivalutazione futura che non arriverà mai, se non per le versioni Sport, e per la sola serie speciale Top.
Pare persino incredibile pensare che sia rimasta a listino fino al 1987, con Le Uno in vetta alle vendite, ma gli anni ’70 sono duri a morire e la stessa longevità toccò anche all’Autobianchi A112, rimasta nelle concessionarie, o nei piazzali, fino all’arrivo di Sabrina Salerno nelle classifiche europee.

In quest’epoca di pazzi, che parlano di stile a sproposito e passano dal render ai fatti solo su automobili che non meritano pasticci universali, sarebbe stato comunque molto meglio rilanciare una 127, anziché una Tipo che, di Tipo, ha solo il nome.
Il primo prezzo, quando si vende un prodotto premium come la 500, che peraltro è appena entrata in crisi di vendite, come è legittimo dopo 11 anni e un restyling soltanto, disorienta troppo.

Ma cosa ci si vuole aspettare, da chi ha rinunciato a mettere in vendita la Fulvia, nel 2003?
Fosse anche uscita Tre anni dopo, sarebbe stata un successo sicuro.
Invece no: alla Fiat, piace uccidere i progetti migliori, e non ascoltare i gusti del pubblico, le poche volte in cui il pubblico ha ragione.

Perché poi, alla fine della fiera e dei saloni in cui si è assenti, come Parigi, il pubblico compra quello che gli si dà.
Se si propone la fuffa, cerca il meno peggio, oppure il prezzo.
Ma mi sembra che la Renault abbia la Dacia, per il primo prezzo, e non mescoli la Clio con la Logan, nello stesso listino.

Se avessero avuto il coraggio di reinterpretare il progetto di Pio Manzù, seguendo una linea editoriale coerente con la rinascita della 500, riuscita in modo meno felice sulla 124 Spider, perché la qualità non è al top e il prezzo è super top, allora non sarebbe stato necessario cancellare la Punto, o Grande Punto, o Punto Evo, e già la confusione di nomi fa capire molto.
Purtroppo, ci si deve accontentare di un render che, qualche volta, torna alla ribalta e fa ancora credere sia vero.
Ci è cascato persino qualche giornalista.

Ne ho contati Tre, ma magari sono di più.

E mentre il processo di mitizzazione di Marchionne si è fermato, con sommo dispiacere di chi pensava di trasformarlo in una miniera d’oro, come Steve Jobs e i libri su di lui, anche la Fiat si sta fermando.
Ed è facile che diventi, essa stessa, un render.

Sempre se non si svegli qualcuno.