Una storia tutta riggitana: le tre facce del Corso Garibaldi - FOTO

La rocambolesca vicenda attraverso il racconto di chi, in questi anni, ha seguito, tutti i fatti, giorno dopo giorno. "Il Corso si sarebbe potuto salvare. Un'amministrazione lungimirante potrebbe rimetterci mano..."

Tre volti in uno.

Percorrere la via principale della città vuol dire immergersi in una storia (tutta riggitana) di atti evidentemente incompiuti che hanno portato ad oggi a questo triste e amaro risultato.

Il corso Garibaldi di Reggio Calabria si presenta così, con tre distinte ‘vesti’.

Agli estremi (lato piazza De Nava e piazza Garibaldi) la ‘nuova’ pavimentazione, al centro gli altri due rivestimenti di antica data, recuperati e fortemente voluti dall’allora Soprintendenza di Reggio Calabria.

2007, L’ANNO DELLA PRIMA CAMPIONATURA

I fatti risalgono al lontano 2007 quando il Comune predisponeva il progetto sul rifacimento totale della pavimentazione (carreggiata e marciapiedi) realizzando una campionatura davanti alla Banca d’Italia.

“Si prevedeva la sostituzione della pavimentazione con un basolato lavico di modesto spessore con la continuità del piano di calpestio tra marciapiede e carreggiata – spiega l’architetto Giuseppina Vitetta, – Purtroppo in quegli anni non vi era una Soprintendenza reggina ed esisteva un’unica Soprintendenza a Cosenza competente anche su Reggio Calabria che diede un parere preliminare favorevole”.

Realizzato nel 2007, il pezzetto di pavimentazione proposto, rimane lì in bella vista, per sei lunghi anni. Nel frattempo nasce la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia.

LA SOPRINTENDENZA AVVERTE IL COMUNE

“Nel 2013 il Comune ha sottoposto alla Soprintendenza il progetto definitivo ma l’allora architetto pro tempore Roberto Banchini si oppose alla realizzazione chiedendo alcuni approfondimenti storici sulla carreggiata e sul marciapiede in quanto dalle fonti storiche si apprendeva l’esistenza del basolato lavico originario”.

Il Comune consegna così alcuni saggi fatti per accertare lo stato di conservazione del basolato storico sotto la carreggiata dichiarando che la pavimentazione originaria tuttavia era irrecuperabile. Per i dirigenti del Comune dunque la sostituzione della pavimentazione era l’unica soluzione.

L’arch. Banchini si impegnò tuttavia affinchè almeno la pavimentazione dei marciapiedi, dall’alto valore storico, fosse mantenuta. L’idea che risale al 2014 era dunque quella di mantenere i marciapiedi originali e di sostituire la pavimentazione della carreggiata con un basolato lavico di 8 cm di spessore posato a spina di pesce eliminando la differenza di quota con pavimentazione complanare.

SECONDA ‘TIRATA D’ORECCHIE’

“Con l’affidamento dei lavori, la Soprintendenza nell’autorizzazione data aveva chiesto che, prima del loro inizio venissero forniti una serie di elaborati integrativi che riguardavano i dettagli dei lavori ma il Comune non ha assolutamente tenuto conto di queste prescrizioni”.

Gli operai avviano così il cantiere ed il Corso Garibaldi continua la sua trasformazione.

RIEMERGE IL BASOLATO STORICO

“Mentre proseguivano i lavori lato Mc Donald’s si è potuto accertare che buona parte del basolato storico era in buone condizioni. Quando la Soprintendenza si rese conto che la pavimentazione di pregio esistente poteva essere recuperata, è stato chiesto al Comune di approfondire la sostenibilità del recupero del materiale ritrovato e la revisione progettuale rimodulando il progetto iniziale”.

COMUNE E SOPRINTENDENZA AI FERRI CORTI

E’ proprio in quel momento che si presenta, secondo l’arch. Vitetta, un’opposizione feroce da parte dell’allora dirigente dei lavori pubblici e dei responsabili del procedimento.

“Il Comune si è opposto affermando che non era possibile modificare i lavori in corso d’opera e che c’era già un appalto in corso. A nostro avviso invece, nell’ambito dei beni culturali, se in corso d’opera intervengono condizioni non previste nella fase progettuale, è possibile modificare il progetto per adeguarlo alle esigenze di tutela”.

In quel periodo c’erano i commissari prefettizi che evidentemente non hanno avuto la giusta sensibilità recependo le opportune indicazioni. Mentre i commissari sottovalutavano l’importanza della questione i lavori andavano avanti nella totale ignoranza rispetto alle indicazioni della Soprintendenza, fino a quando:

“Avevamo imposto una serie di indicazioni che vennero ignorate dal Comune – continua l’arch. Giuseppina Vitetta – e dall’impresa appaltante che ha sbagliato l’approccio”.

Secondo la Soprintendenza il Comune, nelle persone dell’allora amministrazione, aveva tutti gli strumenti per approfondire la storia del materiale rinvenuto ed avere contezza del pregio della pavimentazione valutando l’opportunità di recuperarla.

AMARO IN BOCCA

“Il corso Garibaldi si sarebbe potuto salvare così come è avvenuto nel tratto centrale. Là dove invece è stata posata la nuova pavimentazione, (lato piazza De Nava e piazza Garibaldi) su una soletta rigida in cemento armato, il passaggio si sta già deteriorando”.

Partono segnalazioni, denunce ed esposti alla Procura da parte della Soprintendenza durante l’esecuzione dei lavori.

“Nessuno aveva ottemperato alle prescrizioni relative alle modalità di smontaggio e conservazione imposte dalla Soprintendenza”.

Il dialogo tra Soprintendenza e Comune si spezza definitivamente ed il Comune riferisce come il basolato recuperato non era comunque sufficiente a coprire tutti i tratti da rifare senza però quantificare il materiale stesso.

“Non si è mai capita la quantità del materiale recuperato e quanto di esso sia in buone condizioni e se riutilizzabile. Tale accertamento sarebbe stato utile per comprendere se conveniva una rimodulazione del progetto ed analizzarne i costi”.

FALCOMATA’ E LA ‘GUIDA ALL’USO’

Una vicenda non affatto semplice fino a quando non subentra l’amministrazione Falcomatà.

“Ci fu un’altra sensibilità rispetto alla precedente gestione tuttavia non riuscimmo a salvare parte del Corso – conclude l’arch. Vitetta – Siamo davanti a una situazione paradossale. Ed oggi abbiamo salvato buona parte della carreggiata, guarda caso, proprio davanti a Palazzo San Giorgio. Un’amministrazione lungimirante potrebbe oggi recuperare e rimettere mano alla via principale”.

Alla luce di questa ‘pessima’ esperienza la Soprintendenza ha vincolato tutte le pavimentazioni entro il perimetro del piano ‘De Nava‘ fornendo inoltre il Comune un ‘Manuale per la conservazione e il restauro‘ che identifica le varie tipologie di pavimentazione ad oggi rinvenute descrivendo le varie modalità di intervento in caso di riparazioni.

“La mentalità è senza dubbio cambiata. Anche nella posa della fibra ottica il Comune sta rispettando tutte le nostre prescrizioni”.

DESTINO SEGNATO?

Chissà che i tre volti attuali non si possano ricongiungere un domani in un’unica vera rappresentazione degna di una delle più belle città del sud Italia che ha necessità di esprimere la propria unità e coerenza anche nella forma e nella rappresentazione della propria via principale.

Un’amministrazione illuminata e lungimirante potrebbe decidere di rimettere mano al Corso Garibaldi riaprendo i depositi di via Calamizzi e sostituendo tutti i tratti originali.

“Nulla è stato perduto. In zona stadio si trovano tutti gli altri ‘pezzi storici’ del Corso. Un’amministrazione sensibile alle istanze di tutela del patrimonio reggino potrebbe decidere di metterci mano…”

Questa la lunga storia (tutta riggitana) del Corso Garibaldi che spiega il perchè dei suoi tre diversi tratti di carreggiata. Una tipica storia all’italiana che ha condizionato le sorti della via principale della città di Reggio Calabria.