'Eravamo felici e non ce ne siamo mai accorti': il messaggio di una studentessa

Coronavirus e scuola. Dall’Istituto Gemelli Careri di Oppido Mamertina il bel messaggio di una studentessa.

Potremmo riassumere così, in modo semplicistico il senso di questa notizia, potremmo parlare di storie di ordinaria clausura, di cronache dal fronte, di momento surreale, di condizione di disorientamento e di tante altre cose utilizzando una lunga sequela di luoghi comuni e di frasi fatte utili all’occorrenza ed ormai inflazionate dai social, dalla Tv e da qualsiasi mezzo di comunicazione divenuto compagno delle nostre giornate.

Potremmo abbandonarci allo scoramento, alla rassegnazione, al dubbio, ma in queste lunghe settimane di isolamento, in questo frangente narcolettico per il corpo e spesso anche per la mente ci piace invece parlare di segnali di speranza che giungono di pari passo alle notizie funeste, bilanciando stati d’animo, contrapponendo alle lacrime i sorrisi, restituendo il giusto spirito per andare avanti in uno dei frangenti certamente più difficili della nostra storia recente.

A voler guardare un bicchiere mezzo pieno, sono tanti i segnali che accendono la luce e molti di questi arrivano dal mondo della scuola, realtà che per sua naturale mission, più di molte altre sta subendo un contraccolpo durissimo segnato da uno stop evidentemente non solo fisico, e nel frattempo, nel marasma della didattica a distanza praticata a singhiozzo grazie allo stoicismo di docenti riscopertisi in questa fase, eroi per caso, nella confusione su un prossimo futuro che si stenta ad intravedere, tra ipotesi più o meno fantasiose sui prossimi esami di maturità e sulla chiusura dell’anno, insomma su questo sfondo scolastico stile Pearl Harbor si incrociano storie, si alternano sentimenti, si vivono emozioni che diventano sentire comune, le storie degli studenti e quelle dei Prof. Arrivano segnali di speranza dalle scuole calabresi, lo fanno attraverso la voce degli studenti che ognuno a modo proprio cercano di far sentire una presenza, accendendo i riflettori sul valore della condivisione.

Tanti messaggi, belli, densi di significato, che offrono dell’Istituzione scolastica e del mondo degli adolescenti uno spaccato nuovo che salta i confini della didattica realizzando la necessità di mantenere vivo un contatto, nell’attesa che tutto riparta, nell’attesa di potersi riabbracciare. Tra i tantissimi messaggi che si susseguono ogni giorno, abbiamo voluto scegliere quello della giovane Sonia Foti, sedicenne del liceo scientifico “Gemelli Careri” di Oppido Mamertina. Come tanti suoi coetanei la giovane della Piana di Gioia Tauro ha deciso di comunicare a modo suo i sentimenti con cui vive questo particolare momento. Abbiamo voluto scegliere questo messaggio perché abbiamo ritenuto che nell’idea di questa ragazza si palesi l’attuale ruolo della scuola in un frangente così assurdo.

È un messaggio che va oltre le consuete parole quello di Sonia, perché mette in luce un aspetto fondamentale, quello legato al rapporto tra studente e docente. Ha bisogno di una mano di aiuto la giovane Sonia, per tradurre in pratica i suoi pensieri e le sue parole, quelle incise in un audio messaggio da fare arrivare in modo originale e non banale ai compagni ed a quanti vorranno cogliere e condividere. Chiede aiuto al suo prof. di Arte Sonia, e così nasce una sinergia di intenti, quella che dall’aula virtuale di un Istituto Superiore si trasferisce via etere al resto del mondo.

A raccogliere la richiesta di Sonia è il Prof. Pietro Adorato, giovane disegnatore della “Magmanimation”, realtà emergente nel mondo dell’animazione del sud Italia, un piccolo studios e laboratorio che prpogetta animazioni di taglio anche didattico e divulgativo per il sociale. Si mette al lavoro il Prof. che realizza un piccolo cortometraggio traducendo in animazione il messaggio della studentessa. Il video va sui social e come era facile attendersi in pochissimo tempo diventa virale.

È contaminante il lavoro del Prof. e della giovane, lancia tanti segnali, ci restituisce il volto bello di una scuola che ci piace immaginare viva, dinamica e capace di cogliere le esigenze, una scuola in cui la didattica è solo una faccia della medaglia. Musica, parole e immagini ci regalano più di un semplice lavoro multimediale, perché volendo guardare oltre, ci parlano di empatia, di rapporto tra docente e alunno, ci parlano di un metaforico legame che mai come in questo frangente si percepisce necessario per trovare il coraggio di guardare oltre.

Parole semplici sulle quali scorrono le immagini, quei disegni concepiti dalla fantasia e dalla creatività del Prof a dare anima e volto alla voce di una giovane studentessa calabrese di provincia:

Eravamo felici e non ce ne siamo mai accorti”… “Mi mancano i miei nonni” … “Mi manca ridere insieme agli amici” … “Mi manca la scuola, non avrei mai pensato di dirlo” Parole semplici, sentimenti comuni agli adolescenti di oggi ma soprattutto, oltre alle parole ed alla musica c’è un’idea forte, necessaria, da utilizzare come filo conduttore per una classe docente che mai come in questo momento potrebbe riscoprire un nuovo modo di concepire una missione. “Educare – ci dice Pietro Adorato che abbiamo raggiunto telefonicamente – è un concetto assai ampio che va certamente oltre la didattica, è una missione e come per tutte le missioni, nei momenti di emergenza se ne riscopre la necessità, il valore, l’importanza.

“L’idea di avere contribuito a lanciare un messaggio di speranza, collaborando con una giovane alunna, offrendole una sponda non solo ideale, mi riempie di gioia perché in questo momento rappresenta forse l’unico approccio possibile per fare sentire una presenza, per ribadire che la scuola c’è e non abbandona i ragazzi, per rimarcare quanto, più che in video lezioni o percorsi più o meno sperimentali, una parte sostanziale del senso dell’Istituzione scolastica, vada ricercata nel rapporto umano tra insegnante ed alunno”.