Virgilio Ilari al convegno dell’Università della Calabria parla di Aldo Moro ed Intelligence
18 Maggio 2017 - 15:45 | di Eva Curatola
“La statua di Moro con in tasca “L’Unità” esprime una lettura parziale del ventennio moroteo”. Lo ha sostenuto Virgilio Ilari, dell’Università “Cattolica” di Milano in occasione del convegno “Aldo Moro e l’intelligence. Il senso dello Stato e la responsabilità del potere”, promosso a Rende dal Centro di Documentazione Scientifica sull’Intelligence dell’Università della Calabria. Dopo i saluti del Rettore Gino CRISCI e del Direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione Roberto Guarasci e l’introduzione del Direttore del Master in Intelligence Mario Caligiuri e diverse relazioni tra le quali quelle di Ciriaco De Mita e Luigi Zanda, e di storici, quali Vera Capperucci della Luiss di Roma e Francesco Maria Biscione dell’Archivio “Flamigni”, è intervenuto anche Virgilio Ilari che ha così
argomentato: “La statua di Aldo Moro con in tasca “l’Unità” racchiude il giudizio consolidato sulla sua figura storica: lo statista illuminato che avrebbe voluto traghettare l’Italia dalle tenebre clerico-fasciste alla luce salvifica della Sinistra, e che ne fu impedito dal complotto anticomunista italo-americano”. Ilari ha spiegato
questa sua affermazione ricordando che “Questo giudizio resiste e resisterà alla critica storica, perché si inserisce all’interno di una interpretazione storica che si basa sulla discriminazione etico-politica del nemico interno e della visione di una guerra civile permanente che ha reso di fatto impossibile la tutela degli interessi nazionali”. Ilari
invece ha invitato ad “allargare lo sguardo al contesto internazionale del ventennio moroteo (1959-1978) perché in questo modo si potrà constatare una storia del tutto opposta, in cui la guerra civile congelata dalla guerra fredda si era tradotta in una effettiva unità nazionale, che conciliava atlantismo e indipendenza”. “Il giudizio sulla Prima Repubblica come “democrazia incompiuta” e “sovranità limitata” – sostiene Ilari – dimentica la cooperazione tra il governo e il PCI (dall’Ostpolitik di Mattei, alla sconfitta del terrorismo al riarmo atlantico del 1973-1980), l’appoggio americano al centrosinistra e allo strappo del PCI in funzione antisovietica, alle prove di indipendenza nei confronti dei nostri partner a tutela degli interessi nazionali (Iraq e Iran 1953, Suez 1956, cooperazione italo-sovietica 1962-70, rivoluzione libica 1969, Yom Kippur 1973, Sigonella 1985) che stridono con gli interventi “imposti” in Serbia (1998) e in Libia (2011) e le sanzioni alla Russia (2014)”. Ilari ha quindi proseguito dicendo che “La storia delle relazioni internazionali della politica estera getta infatti una luce profondamente diversa sul ventennio moroteo e su quelli che vengono definiti i “misteri d’Italia””. Infatti, lo storico ha ricordato che “Aldo Moro fu Presidente del Consiglio o Ministro degli esteri quasi ininterrottamente dal 1963 al 1976. Fu anche ll’Autorità Nazionale per la Sicurezza
nell’epoca della “distensione”, della guerra del Vietnam, del conflitto arabo-israeliano e della crisi energetica”. “Il suo ruolo nella politica internazionale – ha concluso Ilari – non può essere limitato ad aspetti specifici come il cosiddetto “lodo Moro” e la genesi del Trattato di Osimo, mentre la sua conoscenza dell’intelligence nazionale e atlantica fu al massimo livello”.