Vitalizi in Calabria, ecco perchè Tallini non poteva non sapere

Perchè chi oggi si dice estraneo, chi di essere stato ingannato, sbaglia non una, ma due o tre volte...

Non è nostro costume mettere in dubbio la veridicità delle affermazioni di chicchessia, almeno fino a prova contraria.

Ma la vicenda legata alle “Modifiche alla legge regionale 31 maggio 2019, n. 13. Rideterminazione della misura degli assegni vitalizi diretti, indiretti e di reversibilità e adeguamento alla D.L. n. 174/2012” sembra stia sfuggendo di mano un po’ a tutti.

Tra distinguo e prese di posizione incomprensibili da parte di chi ha votato il provvedimento, la vicenda sta assumendo dei toni grotteschi.

Basti leggere anche le ultime dichiarazioni che un imbarazzato Domenico Tallini, Presidente del Consiglio regionale, ha rilasciato in esclusiva a CityNow.

Il Presidente infatti sostiene di aver letto il testo solo successivamente al voto.

Un voto che ha impegnato l’aula per poco meno di due minuti, ottenendo l’unanimità dei presenti. E tuttavia in uno dei passaggi finali dell’intervista dice di ricordare che la “sottolineatura ‘che non si applica ai consiglieri decaduti’ c’era, io l’avevo visto, poi è sparito”.

Insomma delle due l’una.

O non aveva letto il testo precedentemente, mettendo ai voti una proposta ‘sconosciuta’, inserita all’ordine del giorno all’ultimo minuto da almeno due terzi dei consiglieri, oppure sapeva benissimo cosa stava mettendo in votazione, che è al momento l’ipotesi più accreditata, e vedremo anche il perchè.

Tralasciando il diverso uso della parola “vitalizio”, oggi sostituito dai termini “indennità di fine mandato” c’è un fatto che andrebbe approfondito, proprio da parte del presidente Tallini.

Infatti la proposta di cui nessuno sembra aver avuto contezza – ma che ha clamorosamente trovato l’unanimità al momento del voto – non è una proposta caduta dal cielo. Tallini sostiene sostanzialmente che una “manina oscura” abbia modificato il testo originario, quindi stravolgendolo. Ed in ogni caso che la proposta non è stata discussa ed approfondita in Conferenza dei Capigruppo.

Una verità parziale…

Il fatto è che la benedetta “modifica” che si voleva apportare alla Legge regionale n°13 del 30 maggio 2019, la conoscevano già tutti. Se è vero che la “modifica” non è stata posta all’ordine del giorno del Consiglio dello scorso 26 maggio, è altrettanto vero che, evidentemente per la sua ‘importanza’ era stata posta al 4° punto all’ordine del giorno del Consiglio del 27 aprile scorso. Quello, per intenderci, che ha approvato il Bilancio e la Legge di stabilità. Al punto quattro della convocazione ufficiale così è scritto: “Proposta di legge n. 5/11^, di iniziativa del Consigliere regionale Tallini, recante: “Interventi di manutenzione normativa sulle leggi regionali 19/2002, 14/2014, 9/2018, 13/2019, 32/1996, 43/2016, 24/2013 e 6/2019”. Tallini, essendo la prima seduta del Consiglio dell’era Santelli, doveva ancora essere eletto presidente dell’Assemblea.
Come si può notare tra le varie leggi è presente anche la n° 13/2019. Che, quindi, era inserita in una più ampia proposta di legge, articolata in undici pagine con tanto di relazione finanziaria a supporto. A pagina 3, la spiegazione della modifica:

“La modifica si rende necessaria atteso che la Regione Calabria ha previsto, in contrasto con quanto previsto in sede di Conferenza Stato – Regioni, al comma 2, dell’art. 16, che in caso di rinuncia all’ “indennità differita”, il consigliere regionale non ha diritto sia al trattamento di reversibilità che all’indennità di fine mandato. Tale scelta appare giuridicamente illegittima e pertanto va modificata in quanto l’indennità differita e l’indennità di fine mandato sono distinte e separate e non complementari l’una con l’altra. Per entrambe si prevedono aliquote a carico dei consiglieri regionali differenti e cumulabili nel caso in cui si opti per entrambe. Ed ancora, si propone la modifica all’art 7 comma 4 è discriminante nei confronti dei consiglieri che portino a termine il mandato rispetto alla scadenza della legislatura e anche nei confronti dei consiglieri che non portano a termine il mandato ma per ragioni diverse dall’annullamento dell’elezione; trattasi sempre, infatti, di situazioni accomunate dall’aver comunque espletato il proprio ufficio quale Consigliere regionale, quantunque per un periodo di tempo più o meno ampio ma comunque effettivo”.

Vogliamo entrare nel merito della modifica? Facciamolo pure.

Scorrendo il documento “Interventi di manutenzione normativa”, a pagina 9 si specifica:
1. La legge regionale 31 maggio 2019, n. 13 (Rideterminazione della misura degli assegni vitalizi diretti, indiretti e di reversibilità e adeguamento al d.l. n. 174/2012) è così modificata:
a) il secondo periodo del comma 4 dell’articolo 7 è abrogato;
b) al comma 2 dell’articolo 16 le parole: “e fine mandato” sono soppresse.
Ora riportiamo gli articoli della Legge 13/2019 che sono stati modificati:

Il comma 4 dell’art. 7 è il seguente: “Il consigliere regionale, anche nei casi di sostituzione temporanea di altro consigliere, può versare le quote di contribuzione per il tempo occorrente al completamento del quinquennio relativo alla legislatura. Non è ammesso alla contribuzione volontaria il consigliere regionale la cui elezione sia stata annullata”.
Il comma 2 dell’art. 16 invece: “In caso di rinuncia all’indennità a carattere differito non trovano applicazione le disposizioni in materia di reversibilità e fine mandato”.

Lo schiaffo ai calabresi

Insomma, dalla lettura puntuale degli atti (siamo giornalisti e non consiglieri regionali) si può capire lo spirito delle modifiche che si continua goffamente a respingere dopo averle votate.
Tutto questo, per dire che chi oggi si dice estraneo, chi di essere stato ingannato, sbaglia non una, ma due o tre volte. Intanto perché si è pensato di inserire la votazione al termine di una seduta lunga ed estenunate, proprio quando l’attenzione, anche degli utenti, viene scemando.

Poi, le scuse accampate fino ad ora da questo o quel consigliere, e non solo, dimostrano che i nostri eletti non fanno esattamente il lavoro che gli elettori si aspettano da loro. D’altra parte se non si leggono i documenti la colpa non è dei calabresi.

Infine, la retromarcia annunciata. Un atto, con tanto di pomposa annunciazione, che ha il sapore della beffa.