Il pasticcio dell’indennità di fine mandato, quando la pezza è peggiore del buco…

Imbarazzanti prese di posizione di alcuni consiglieri regionali sulla vicenda vitalizi che ammettono di non sapere cosa votano

Ci risiamo. I consiglieri regionali calabresi sono ri-balzati agli onori della cronaca per una prova di compattezza con pochi altri precedenti. Si sono stretti tutti insieme, come un unico blocco, quasi come una casta che deve difendere gli interessi dei ‘pochi’ eletti. Hanno votato all’unisono un provvedimento – “Modifiche alla legge regionale 31 maggio 2019, n. 13. Rideterminazione della misura degli assegni vitalizi diretti, indiretti e di reversibilità e adeguamento alla D.L. n. 174/2012″ – senza neanche scomodarsi più di tanto.

Per il relatore, Giuseppe Graziano, addirittura, non era il caso di spendere più di 4 parole: “Si illustra da sé” ha risposto all’invito del presidente dell’Assemblea Domenico Tallini di illustrare la ‘modifica’. Il presidente, quasi con fare stupito ha domandato “Si illustra da sé?”, e Graziano ha farfugliato qualcosa del tipo “… facciamo un coordinamento formale poi, presidente”. E poi via alla veloce votazione, mentre il collega di partito del relatore, Nicola Paris abbandonava contrariato l’aula. Nessun intervento, nessuna richiesta di chiarimento. In meno di due minuti la modifica è stata approvata.

D’altra parte i consiglieri ragionali venivano da un dibattito estenuante sulle Linee programmatiche di governo presentato all’aula dalla presidente Jole Santelli. Interventi biblici, si sono succeduti nell’arco della seduta, su un programma di governo (racchiuso in 60 pagine) che per stessa ammissione della Presidente si può ritenere alla stregua di un ‘cantiere aperto’. Un programma, insomma, dettato anche dall’andamento della pandemia in atto, che ha realmente cambiato le carte in tavola. Insomma lo scenario è cambiato molto dalla campagna elettorale di dicembre scorso, anche se i termini “trasparenza”, “legalità”, “efficienza” non passano mai di moda tra gli addetti ai lavori.

Ed è proprio questo, quello che indigna l’opinione pubblica. Il fatto di aver trovato il tempo di votare una norma, quantomeno, inopportuna – tradendo al tempo stesso tutte quelle formule legalitarie e di trasparenza che si sentono ripetere ormai da anni in campagna elettorale – ma non il tempo per discuterla e spiegarla ai calabresi. Il fatto di aver impiegato meno di due minuti, poi, quasi a voler far passare inosservata la ‘modifica’, senza un dibattito e senza un contrario, ‘illustra da sé’ la cartolina che ci ha regalato Palazzo Campanella.

L’imbarazzo e le “scuse”

In realtà, oggi, l’imbarazzo è palpabile. Tanto nei cittadini elettori che stancamente condannano l’episodio, quanto nei consiglieri regionali che non ci pensano proprio ad offrire un commento alla vicenda. Bocche cucite e spirito di squadra. Perché, forse, il fatto è che il provvedimento è rivolto a tutti e nessuno in particolare. È una ulteriore garanzia, o privilegio, fate un po’ voi, ad una classe ben precisa, quella della politica, quella del consigliere regionale che è stato e che sarà, e non appartiene a questo o quel partito, o schieramento. I consiglieri di oggi, insomma, non sono peggiori dei loro colleghi di ieri che, per intenderci, hanno votato la legge regionale 31 maggio 2019, n. 13. Ed è forse per questo che la motivazione, diciamo, universale, diventa un alibi per tutti i consiglieri.

Chi oggi dice di essere stato addirittura ingannato, di aver firmato qualcosa che nella sostanza era diversa; chi parla di “chiaro errore” e annuncia proposte di legge per annullare la norma, chi parla di storia personale, non fa altro che provare a mettere una pezza che risulta peggiore del buco.

È difficile digerire frasi di questo tipo, anche perché i cittadini votano i consiglieri instaurando un rapporto di fiducia, che non si può risolvere balbettando che non ci si è accorti di quello che si stava votando. L’epoca del “a mia insaputa” è superata, è negli archivi. Ma qualcuno continua a tirarla fuori. Forse, a sua insaputa…