Indennità fine mandato, Tallini a CityNow: 'Proposta mai in conferenza dei capigruppo'

Il presidente del Consiglio regionale offre la sua versione dei fatti sostenendo che il testo è cambiato in corsa. Poi, rimprovera superficialità ai Capigruppo

Non cenna a placarsi la polemica nata dopo l’approvazione all’unanimità in Consiglio regionale delle “Modifiche alla legge regionale 31 maggio 2019, n. 13. Rideterminazione della misura degli assegni vitalizi diretti, indiretti e di reversibilità e adeguamento alla D.L. n. 174/2012″.

Dopo le incomprensibili prese di posizioni e dietrofront di diversi consiglieri, che nelle maniere più disparate hanno provato a togliersi dall’imbarazzo, con scuse trite e ritrite, scende in campo anche il presidente dell’Assemblea legislativa calabrese, Domenico Tallini che annuncia la convocazione della conferenza dei capigruppo per giovedì prossimo, 4 giugno, alle 12.

“La riunione servirà a decidere la data di convocazione del Consiglio regionale, ma soprattutto per concordare la procedura di cancellazione della norma sull’ammissione alla contribuzione volontaria e al conseguente beneficio della “indennità differita” dei Consiglieri regionali la cui elezione è stata annullata”.

Una norma, spiega il Presidente del Consiglio regionale, non è in linea con quanto stabilito nel 2019 nelle intese della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni italiane.

“La discussione in Consiglio regionale sarà l’occasione giusta per un’operazione-verità sulla materia e per fare chiarezza sull’applicazione della legge n. 13 del 2019 che ha segnato una forte e netta discontinuità con il passato”.

“Nessuna proposta in Conferenza dei capigruppo”

Fin qui la nota diffusa dall’Ufficio stampa regionale. Ma CityNow ha cercato il Presidente per chiedere lumi su quanto accaduto lo scorso 26 maggio. E Domenico Tallini non si è sottratto, offrendo al sua versione degli eventi, con la forza della carica che ricopre nell’Assemblea legislativa calabrese.

In premessa, però, Tallini ci tiene a sottolineare che non si tratta più di vitalizi. Che non esistono più dall’epoca Scopelliti, quando cioè da assessore contribuì lui stesso al loro annullamento. La differenza, oggi, è che si chiamano ‘indennità di fine mandato’.

“Ho preso atto del testo solo successivamente. Perché alla riunione dei capigruppo, dove si discute della redazione degli ordini del giorno del Consiglio regionale, non c’era nessuna proposta nel merito. Pertanto io ho soltanto, durante i lavori, preso atto che c’è un’iniziativa che riguardava un testo che modificava in alcuni aspetti il testo Regolamento e disciplina”.

Il presidente allora prova a spiegare di cosa si tratta quando si parla di indennità di fine mandato:

“L’indennità di fine mandato prevede l’erogazione di un assegno, per ogni legislatura, per ogni consigliere regionale, dopo aver versato circa 38000 euro di contributi. Un assegno medio che prevede, alla fine della legislatura, e per chi è diciamo all’età prevista dalla stessa legge, cioè 65 anni, un assegno di 600 o 700 euro. Dico così perché è una cifra ancora incerta in quanto gli uffici stanno elaborando i calcoli e ancora non sono stati in grado di dircelo esattamente. Fino ad ora, per esempio, a me hanno parlato di 600 euro. Oggi il consigliere regionale, come in tutte le altre regioni d’Italia, maturerà un assegno di fine mandato impropriamente detto vitalizio, determinato in gran parte dai versamenti che il consigliere regionale effettua per la maturazione di questa indennità. La Regione Calabria ha gli stipendi più bassi d’Italia. Siccome le indennità di fine mandato sono calcolati sulla scorta anche degli stipendi base dei consiglieri regionali, ne deriva anche che anche l’indennità di fine mandato è la più bassa d’Italia”.

Ma cosa è successo allora sul finire della scorsa seduta? Tallini parla di errori e confusione “al punto tale da essere considerata, quella sì, una cosa illegittima o addirittura una norma che poteva generare anche contenziosi”. E poi continua:

“Qualcuno dice si tratti di un refuso o di una norma scritta male: hanno legato la questione della scelta di aderire al contributivo e quindi ad avere diritto all’indennità di fine mandato con un’altra questione che riguarda il Tfr. In tutte le regioni d’Italia il Tfr è sganciato dalla scelta sull’indennità, perché un consigliere regionale che rinuncia, da una parte, all’indennità di fine mandato e quindi non è obbligato a versare i contributi, deve automaticamente rinunciare al Tfr, e non vedo che c’entra il Tfr. E questa è una incongruenza che si stava cercando di correggere con questa legge. Cosa è successo allora? Che all’interno di questa norma è stata eliminata una questione che riguarda i consiglieri regionali dichiarati decaduti (es. caso di lite tra candidati che si contendono un posto in Consiglio). Il ‘decaduto’ poteva anche pretendere, pagando in riscatto i famosi 38 mila euro, di avere l’indennità di fine mandato. Il problema sta tutto in questo. Allora quanti sono questi casi: potrebbero essere due o tre in vent’anni… in ogni caso se il consigliere, mettiamo caso fa due anni e mezzo di legislatura, se la legge è vigente, può decidere di versare la parte restante dei contributi per avere l’indennità di fine mandato o in caso contrario chiedere che gli vengano restituiti dalla Regione i contributi già versati”.

Tallini restituisce quindi al mittente le accuse di inciuci o sotterfugi:

“Io penso che questa cosa è stata strumentalizzata oltre ogni misura. Se la norma è incostituzionale, come qualcuno sostiene, la norma sarebbe stata annullata, e quindi non ci sarebbe stato alcun sotterfugio”.

Così il presidente implicitamente parla di una sorta di blitz in aula, in quanto la questione non sarebbe mai entrata in discussione in Conferenza dei capigruppo:

“La norma è stata inserita a firma di tutti i capigruppo. Un testo che a norma del Regolamento mi è stato chiesto di inserirlo all’ordine del giorno e di discuterlo. Io mi sono limitato a fare esattamente quello che dice il regolamento. E il regolamento dice che se i due terzi dei consiglieri vogliono inserire un argomento all’ordine del giorno, possono farlo e possono discuterlo come vogliono. Se avessi voluto portare questa proposta in Consiglio, l’avremmo discussa alla conferenza dei capigruppo, l’avremmo approfondita meglio, l’avremmo fatta valutare meglio e per questa parte che ha fatto gridare allo scandalo, sicuramente gli uffici legislativi ci avrebbero suggerito non solo sul piano politico l’inopportunità di portare questa cosa in aula, ma probabilmente ci avrebbero suggerito anche un fatto di legittimità, visto che si mette in discussione un principio, che io condivido, che se uno è dichiarato decaduto, da quel momento non può accampare i titoli o i risultati raggiunti attraverso una elezione che viene annullata per ottenere poi l’indennità di fine mandato”.

Infine, il presidente Tallini conferma l’intenzione di procedere all’annullamento della modifica dello scandalo:

“Mi preoccuperò di proporre la modifica, per eliminare e ripristinare il testo iniziale, perché in quel testo questa sottolineatura ‘che non si applica ai consiglieri decaduti’ c’era, io l’avevo visto, poi è sparito. Diciamo che c’è stata una certa superficialità da parte dei Capigruppo che hanno sottoscritto la proposta, magari qualcuno aveva visto il vecchio testo, sottovalutando … è comunque una cosa di una irrilevanza assoluta ma che assume una grande rilevanza in un momento come questo in cui con la crisi ogni cosa viene strumentalizzata e ognuno di noi avrebbe dovuto stare attento anche a questi aspetti della vicenda”.