Comunali Reggio, la denuncia di una cittadina: 'Trionfa l'ignoranza e la cattiveria'

La vicenda vede coinvolta una signora disabile e malata di cancro. Il racconto della figlia

Una lettrice ha scritto alla nostra redazione segnalando una triste vicenda avvenuta proprio in questi giorni di elezioni. Di seguito il racconto.

La lettera

“Vorrei segnalare una triste vicenda che ha avuto luogo il 20 settembre 2020 a Reggio Calabria, che vede coinvolta mia madre, disabile e malata di cancro.

Quella mattina si è recata alla nostra sede di voto presso la scuola elementare di Santa Caterina, accompagnata da me e mio padre. Purtroppo, per accedere alla struttura era necessario percorrere una rampa di scale, sebbene si vedesse che all’interno era presente un congegno atto al trasporto di persone con difficoltà motorie. Vista la situazione mio padre è entrato nel seggio a chiedere informazioni. Dopo poco è uscita la presidente del seggio, dicendo che la scuola ha una parte adibita all’ingresso dei disabili, ma vi si poteva accedere solo attraverso un cancello del quale non erano state loro fornite le chiavi. Quindi hanno ben pensato che fosse il caso di far votare mia madre in piazza, davanti a tutti.

Abbastanza indignata, ho deciso di fotografare la scena prima che le portassero le carte per il voto, ma una delle scrutatrici mi ha intimato di cancellare le foto altrimenti mi avrebbe denunciata per violazione della privacy, sebbene avessi solo intenzione di documentare la scena, entrare in possesso di una prova dell’accaduto. Nel frattempo mia madre ha potuto finalmente votare, sempre in mezzo alla piazza, dove la brava gente del quartiere si è sentita in diritto di commentare la vicenda con frasi come “perché la signora non è rimasta a casa?” o “perché è venuta a votare? non sanno che i disabili devono votare a casa?” mortificandola ulteriormente. Poi, la scrutatrice è tornata alla carica ripetendo di cancellare le foto e costringendomi a mostrarle il telefono mentre venivano eliminate, o mi avrebbe denunciato e avrebbe chiamato la polizia, sebbene la persona non fosse chiaramente riconoscibile negli scatti.

Mia madre aveva ricevuto abbastanza umiliazioni per la giornata e le volevo evitare altre situazioni sgradevoli, così ho acconsentito alla violazione della mia privacy, permettendo alla signorina di vedere il telefono e controllarmi mentre cancellavo gli scatti. Mi ha autorizzata a conservarne solo due in cui non comparivano volti. Quando anche io e mio padre siamo entrati per votare, sono poi riuscita a trovare due tutori della legge: uno guardava il computer e l’altro passeggiava nei corridoi; evidentemente troppo impegnati per accorgersi di quanto appena accaduto lì fuori.

Mia madre è una paziente oncologica da cinque anni, e da maggio di quest’anno è costretta in sedia a rotelle. Il suo unico desiderio è continuare a condurre una vita dignitosa e normale per quanto la sua malattia glielo permetta, e in questo caso si è vista negata questa possibilità e ostacolata nell’esercitare un suo diritto imprescindibile. E a coronare il tutto, i commenti inappropriati della gente ignorante che, evidentemente, non intende perdere un solo secondo per immedesimarsi in una persona che soffre.

Non mi sembra corretto che una persona che già combatte tutti i giorni per andare avanti e superare una grave malattia debba subire tutto questo. Per quanto mia madre sia una persona forte che ha affrontato sempre tutte le avversità a testa alta, in questa situazione, per la prima volta, l’hanno fatta sentire veramente handicappata, qualcosa che semplicemente si vorrebbe ignorare, gradevole da gestire e sopportate alla vista.

Qualcuno si è interessato per qualche istante per capire se in qualche modo si potesse risolvere la situazione in maniera dignitosa e a norma di legge, ma come sempre ha trionfato l’ignoranza e il disinteresse del comune o chi per loro e la cattiveria squallida della gente della piazza, le frecciatine idiote su una persona che evidentemente per loro ancora non stava soffrendo abbastanza, e se tutto questo si è verificato è solo perchè, non si pensa abbastanza a chi è più debole, a chi ha bisogno, si vive in un mondo freddo ed egoista in cui se la cosa non ti tocca in prima persona non vale la pena fermarsi un momento e riflettere, l’importante è lanciare lì un commento completamente a caso.

Mi auguro che questa gente, in un modo o nel altro prima o poi avrà l’opportunità di capire cosa significa provare empatia per gli altri.

Francesca Maria Scimone