Tommaso Labate a CityNow: "Con 'I rassegnati' racconto una generazione senza certezze"

di Pasquale Romano - Dalle guerre senza vincitori

di Pasquale Romano – Dalle guerre senza vincitori nè vinti, all’assenza delle guerre stesse. In testa alle classifiche nazionali delle vendite di libri c’è ‘I rassegnati’, opera prima del calabrese Tommaso Labate, giornalista de ‘Il Corriere della Sera’ e La7. 

Labate, in passato già ospite di Citynow, racconta di una generazione che non sa più ‘qual è la direzione’, per dirla alla Celentano. O forse non l’ha mai saputo, ingannata da grandi speranze presto volate via. I quarantanni di oggi vagano per la vita, con le mani in tasca e l’aria di chi è consapevole di aver sbagliato ma non ricorda quando e perchè.

‘I rassegnati’ è già arrivato alla seconda edizione, un successo che affonda le radici nella capacità di parlare faccia a faccia con una generazione, riuscendo nel contempo ad attirare l’attenzione di giovani e meno giovani: “Un libro è più forte della tua volontà. Ero sempre scettico quando sentivo parlare colleghi che paragonavano la scrittura di un libro ad un figlio, invece ho capito che è vero. Non saprei dire quali motivi si celano dietro questo successo, forse che chiunque ci si può ritrovare”, spiega il giornalista calabrese.

Il rigore calciato alle stelle da Baggio ai mondiali del ’94 rappresenta forse la metafora ideale, è un ‘tradimento inaspettato’ a mandare in fumo sogni e aspettative. Ma chi sono i rassegnati e come lo sono diventati? “Faccio una piccola premessa, io non voglio appiccicare l’etichetta di rassegnati ad una intera generazione, mi limito -evidenzia Labate- a raccontare di un sentimento che ha colpito molti di quelli nati, come me, negli anni ’70. L’assenza di una chiara e definita identità generazionale è probabilmente uno dei motivi principali”.

Come la pallina da tennis che in ‘Match Point’  rimane sospesa in modo beffardo sopra la rete, tra le due metà del campo, è la fortuna ad aver ispirato in Tommaso Labate l’idea che sta alla base de ‘I rassegnati‘. “Io stesso ne sono una prova vivente. Credo che la fortuna sia stata il valore aggiunto del mio sogno, realizzato, di diventare un giornalista. E se penso ai giovani di oggi dico che non è giusto, loro hanno molte meno possibilità di emergere rispetto al passato”.

Anagraficamente Labate appartiene alla categoria dei rassegnati, e non solo per questo motivo ne avverte di rimbalzo sofferenze e disillusioni. “Anche io ho le mie ansie e timori, un sistema di certezze che scricchiola. Mi chiedo spesso ‘se capita questo a me, cosa succede a chi ha molto meno?’. Siamo la prima generazione che in massa non riesce a realizzare i propri sogni”.

I rassegnati paiono come la prima generazione ‘sospesa’ tra la vergogna di essere ancora figli di e la paura di non volerne fare. E’ un cortocircuito dovuto soprattutto alle difficoltà lavorative o un mezzo alibi che nasconde motivazioni più profonde? “I problemi legati al lavoro sono senza dubbio un tassello importante. Consideriamo normale guadagnare poco, c’è una clamorosa mancanza di uguaglianza alla base. I nostri genitori hanno abusato di alcune certezze, e ora condividono con noi queste difficoltà. Molti pensavano che solo il loro figlio era il coglione di turno, invece evidentemente non è così”.

I rassegnati e i sogni. E’ una generazione più priva o privata di un qualcosa da sognare e afferrare? Labate non ha dubbi: “Ne sono più privati. La gente sogna ancora, ma pensiamo sia talmente incredibile che ci accontentiamo di tenerli per noi. Nel libro dico che non abbiamo fondamentalmente chi pensa a noi”, una sorta di buco nero che ha inghiottito il futuro lasciando brandelli di un presente poco incoraggiante.

Impegnato da settimane nella presentazione del libro da nord a sud, Tommaso Labate non ha fatto mancare la sua Marina di Gioiosa tra le tappe del percorso. “E’ stata un’emozione fortissima, la presentazione più sentita di tutte. Vedere la sala principale del Palazzo Municipale stracolma, con gente costretta a rimanere fuori, mi ha dato l’ennesima conferma che quella è e resterà per sempre casa mia. Non pensavo ad una tale manifestazione d’affetto,  in un paese raccontato in modo ingiusto come sonnolente quel risveglio di centinaia di persone mi ha confortato”.

Calabresi più rassegnati delle media (perchè storicamente alle prese con difficoltà e problemi) o meno perché oramai ‘vaccinati’ a un sentimento di rassegnazione? “Credo sia un sentimento che unifichi in modo indistinto tutta l’Italia. Sono rimasto sorpreso ad apprendere che è la Lombardia a perdere numericamente più giovani, e non una regione del sud. L’angoscia è collettiva e ha provocato un fenomeno strano, per cui i giovani del sud vanno in fuga al nord, e quelli del nord vanno all’estero”.

Dopo il successo de ‘I rassegnati’ ci sarà una seconda opera letteraria? Il giornalista calabrese non si sbilancia e sorride: “Vedremo, tutto è possibile. Sino a qualche tempo non avrei mai pensato di scrivere il primo…”.

LEGGI ANCHE – Talenti Reggini, Tommaso Labate: ”Da sempre e per sempre calabrese”