Dieci anni di parole, zero fatti e lo scontro Occhiuto-Falcomatà: il nodo infinito delle funzioni
L'operazione verità sul mancato trasferimento delle funzioni che blocca la Città Metropolitana di Reggio Calabria. Falcomatà oggi accusa Occhiuto, ma in passato...
24 Settembre 2025 - 08:05 | di Pasquale Romano

Telenovela funzioni Regione-Città Metropolitana, dieci anni di tante parole e di pochissimi fatti. Il sindaco Giuseppe Falcomatà, a più riprese, negli ultimi anni ha apertamente accusato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di non voler trasferire le funzioni alla Città Metropolitana di Reggio Calabria.
Il primo cittadino parla di “scelte politiche” che ignorano una legge dello Stato e penalizzano i servizi ai cittadini. Le sue parole sono dure e mirate al centrodestra e al presidente della Regione Calabria.
“Vorrei ricordare all’aspirante presidente – il recente attacco del sindaco Giuseppe Falcomatà – che, eludendo la norma, Occhiuto ha condannato i cittadini di Reggio Calabria a perdere decine e decine di milioni di euro, causando un danno non a Falcomatà, al centrosinistra o a Tridico, ma ad una città e ad una comunità private di risorse per servizi essenziali come i trasporti, il welfare, il turismo, il commercio.
E’ sconcertante pensare che esista, ancora oggi, chi interpreti la politica in base all’appartenenza di partito o alla spilletta che porta attaccata al bavero, infischiandosene dei bisogni reali della gente, dei territori, del diritto di una popolazione ad essere considerata e trattata alla stregua delle altre province calabresi. E’ un’offesa inconcepibile”, le parole di Falcomatà, che delle funzioni sta facendo anche il proprio cavallo di battaglia in campagna elettorale dopo averle chieste con forza negli ultimi due anni.
La lunga querelle legata alle funzioni inizia prima ancora della istituzione formale della Città Metropolitana di Reggio Calabria che – ricordiamo – parte per ultima a causa dello scioglimento del comune capoluogo. Si è cercato invano di far partire il nuovo ente già con le deleghe “in tasca”. Operazione tecnico/politica guidata ai tempi per la ex provincia dall’allora Direttore Generale Nino Minicuci e dal vice presidente Giovanni Verduci e per il comune di Reggio dal consigliere delegato Riccardo Mauro.
Il nodo reggino: la transizione mai completata
La cornice è la legge Delrio (n. 56/2014): istituisce le Città Metropolitane e ridefinisce il ruolo delle Province. Stabilisce che Regioni ed enti locali riorganizzino deleghe e competenze in base ai principi di sussidiarietà e adeguatezza. Reggio Calabria è una delle 14 Città Metropolitane italiane.
Nel 2015 la Regione Calabria avvia un percorso transitorio: le funzioni restano alla Provincia “fino all’entrata in funzione” della Città Metropolitana, con ‘impegno regionale’ a trasferire le risorse. Sulla carta è una fase breve. Nella pratica diventa lunga anni.
La richiesta di Riccardo Mauro nel 2019
“Alla stessa stregua richiediamo con forza che il Sindaco Metropolitano possa dotarsi di una Giunta: senza un esecutivo è impossibile amministrare solo con atti monocratici sindacali anche perché in questi nuovi enti, qualora la legge restasse immutata, la politica cederebbe il passo alla burocrazia a causa dell’“isolamento” del Sindaco Metropolitano.
Il legislatore -evidenziava l’allora vice sindaco Riccardo Mauro nel 2019- deve individuare specificatamente quali funzioni debbano svolgere le città metropolitane rispetto alle regioni senza lasciare il tutto ad un accordo tra enti, che nei fatti si è dimostrato talvolta impossibile da trovare.
Come si può riuscire a pianificare, specialmente con obiettivi ad ampio raggio temporale se è di fatto impedita la gestione di settori fondamentali quali trasporto pubblico locale, turismo, lavoro e cultura?Abbiamo chiesto -le parole di Riccardo Mauro – interventi economici strutturali e pluriennali soprattutto per funzioni fondamentali quali turismo, strade e scuole”.
La timeline essenziale
- 2014 – Entra in vigore la Delrio. Nascono le Città Metropolitane, tra cui Reggio Calabria.
- 2015 – La Giunta regionale approva un disegno di legge e un accordo transitorio: funzioni e risorse restano provvisoriamente alla Provincia, in attesa del riordino. Obiettivo: definire trasferimenti e coperture.
- 2015–2019 – Il riordino non si chiude. Il tema delle funzioni resta sospeso; i fondi sono scarsi. La stessa Reggio Calabria spinge su riforme e risparmi interni, ma denuncia la carenza di risorse strutturali per strade e scuole.
- gennaio 2016. Il delegato Riccardo Mauro e il vice presidente Giovanni Verduci hanno chiesto e sono stati auditi in COMMISSIONE AFFARI ISTITUZIONALI E AFFARI GENERALI nella commissione presieduta da Franco Sergio con oggetto “Primi interventi per favorire la costituzione della Città Metropolitana di Reggio Calabria”
- 2019 – Reggio Calabria ottiene dall’ANCI metropolitana il mandato a guidare una proposta di riforma della Delrio (tema della Giunta metropolitana e del rafforzamento dell’ente). Segnale politico, non risolutivo sui trasferimenti.
- 2021–2025 – Con Occhiuto alla guida della Regione, il trasferimento pieno delle deleghe non arriva. La polemica si riaccende negli ultimi mesi con scambi duri tra Falcomatà e Occhiuto.
Le responsabilità politiche: destra e sinistra
Falcomatà oggi accusa il centrodestra. Ma il blocco, in realtà, nasce prima. Nel periodo della Giunta Oliverio (centrosinistra) la Regione infatti aveva gli strumenti per chiudere il riordino. Non lo ha fatto, nonostante riunioni tecniche, audizioni e documenti prodotti con il coinvolgimento della Provincia e del Comune metropolitano (all’epoca con il vicesindaco Riccardo Mauro in prima linea). La fase “provvisoria” si è così cronicizzata.
Il consiglio comunale nel 2015 aveva licenziato all’unanimità una mozione che impegnava il Sindaco Falcomatà “di istituire insieme al Governatore della Calabria Mario Oliverio una Conferenza permanente Regione – Città Metropolitana”.
Come diceva Riccardo Mauro allora, proponente della mozione, “Una Conferenza permanente interamente dedicata alla Città Metropolitana faciliterebbe il passaggio delle deleghe e consentirebbe una puntuale verifica delle diverse situazioni da affrontare, definendo le linee programmatiche per il governo del territorio. Di fronte a queste esigenze abbiamo la necessità assoluta ed immediata di facilitare questo percorso”.
La mozione però è rimasta lettera morta da un punto di vista operativo. Nonostante l’incredibile e rarissimo allineamento politico (tutto a timbro centrosinistra) Comune/Città Metropolitana/Governo nazionale e gli innumerevoli incontri tecnici e politici l’allora governo regionale guidato da Mario Oliverio non aveva inteso rilasciare le deleghe richieste. Il duro, continuo e roboante urlo di dolore del sindaco Falcomatà di questi anni, con i richiami a ‘scippi’, ‘furti inconcepibili’ e ‘offese sconcertanti’ all’epoca risultava di gran lunga meno assordante.
L’impossibilità di dialogare con Oliverio e con la Regione che negava le funzioni nonostante gli innumerevoli incontri, aveva portato Falcomatà a chiedere al Governo nazionale di inserire anche Reggio Calabria tra le città con il compito di proporre la riforma della legge Delrio.
Falcomatà dichiarava all’epoca: “La Città Metropolitana reggina esce rafforzata, imponendosi sul palcoscenico nazionale”. Il sindaco chiedeva una spinta decisiva per garantire “autonomia assoluta e una chiara differenziazione delle funzioni oggi in capo alle Regioni”.
Le conseguenze sul territorio
- Governo dell’ente: senza deleghe piene e risorse correlate, la Città Metropolitana fatica a pianificare in autonomia trasporti, lavoro, turismo e cultura. Il dibattito nazionale evidenzia proprio questa fragilità del modello Delrio se le Regioni non chiudono i trasferimenti.
- Risorse: i trasferimenti statali e regionali sono stati discontinui e ridotti rispetto al fabbisogno storico di strade ed edilizia scolastica. Gli enti locali lamentano coperture inadeguate e fondi a sportello.
Cosa serve per chiudere la partita
- Atto regionale chiaro: un provvedimento che completi il trasferimento delle funzioni con cronoprogramma, personale, dotazione finanziaria e patrimoniale.
- Accordo operativo Regione–Città Metropolitana: tavolo permanente con report trimestrali e rendicontazione pubblica.
- Revisione puntuale della Delrio: più poteri esecutivi (Giunta metropolitana) e regole certe su risorse e responsabilità, come proposto quando Reggio venne incaricata dall’ANCI di coordinare la riforma.
Gli attacchi di Falcomatà accendono i riflettori su un ritardo che in realtà dura da un decennio. Occhiuto rivendica le sue scelte e contesta la narrazione del Comune. I fatti dicono che il trasferimento integrale delle deleghe e relative funzioni non è stato completato né con la Regione di centrosinistra né con quella di centrodestra. Serve una decisione netta, con tempi certi e fondi stabili.
“Ho affidato la questione delle deleghe alla mia ex vicepresidente, Giusi Princi, che ha lavorato molto su questo tema. Prima di diventare eurodeputata, aveva quasi portato a termine l’opera. La delega è poi passata all’assessora Caracciolo e, insieme, abbiamo scritto una lettera al Consiglio Regionale, già 7-8 mesi fa, per avviare il percorso che riguarda la Città Metropolitana, così come anche le altre province della regione”, ha spiegato Occhiuto ai microfoni di CityNow nel corso di Live Break.
Non ho alcun problema a trasferirle, ma sono più tranquillo se le do a una Città Metropolitana che sia in grado di esercitarle”, ha dichiarato, facendo riferimento, ad esempio, alla gestione dell’aeroporto dello Stretto Tito Minniti. “Se lo avessi dato alla Città Metropolitana, secondo voi sarebbe cresciuto con queste percentuali?”, ha domandato Occhiuto, restituendo la punzecchiatura al sindaco Falcomatà.
Ai reggini poco interessa delle diatribe politiche tra il sindaco Falcomatà e il presidente Roberto Occhiuto, interessa decisamente di più che l’infinita telenovela legata alle funzioni conosca la sua ultima e definitiva puntata. Nei fatti (che contano sempre più delle parole), in questo decennio nè il centrosinistra prima nè il centrodestra poi hanno dato vita al trasferimento.
Che sia Roberto Occhiuto o Pasquale Tridico a spuntarla alle urne e diventare il prossimo presidente della Regione Calabria, l’impegno deve essere lo stesso.
Chiaro, preciso e univoco: la promessa, con tanto di deadline improrogabile, di trasferire finalmente le funzioni alla Città Metropolitana di Reggio Calabria.
