Al liceo Campanella il 2° incontro su "Intelligence e cittadinanza attiva"

Lunedì 12 febbraio 2018, a partire dalle ore 10.0

Lunedì 12 febbraio 2018, a partire dalle ore 10.00, presso l’Aula Magna del Liceo Classico Tommaso Campanella, si terrà il secondo incontro del corso su Intelligence e Cittadinanza attiva, propedeutico alla partecipazione degli studenti interessati, nell’ambito dell’ Alternanza scuola-lavoro, alle attività laboratoriali promosse dal Centro di Documentazione Scientifica sull’Intelligence dell’Università della Calabria.

Terrà una relazione sul tema “Intelligence e magistratura” il Dr. Roberto Di Palma (Sostituto Procuratore DDA di Reggio Calabria).

Perché affidare a dei liceali – e in particolare a studenti del Classico – così impegnative occasioni di riflessione sull’Intelligence? Nell’epoca delle crescenti minacce informatiche e del terrorismo che opera in rete, la “società del controllo” è già realtà e la sorveglianza è ampiamente diffusa e distribuita: computer, telecamere, software per il riconoscimento facciale, banche dati che memorizzano dati sensibili. Tra pochi anni – per citare Caligiuri (Direttore del Master in Intelligence – UniCal) – i dispositivi virtuali saranno quattro volte superiori rispetto alla popolazione mondiale. Dunque l’intelligence non è già più materia esclusiva dei Servizi segreti di Stato e il concetto stesso di sicurezza nazionale esige un maggiore e diverso dialogo con la società civile.

C’è bisogno di  data scientist  capaci di coniugare saperi scientifici e conoscenze umanistiche per interpretare efficacemente le informazioni che assumono sempre più le dimensioni di Big Data. L’operatore di Intelligence, l’esperto di Big Data, sarà, pertanto, una delle figure più richieste nel futuro mondo del lavoro: un po’ informatico, un po’ statistico, un po’ economista, esperto di marketing e appassionato di comunicazione, ma soprattutto “un ermeneuta” – per dirla con Antiseri – “perché quando entra in contatto con la notizia scritta, prima ancora di essere un analista, è un interprete e, in quanto tale, entra in rapporto con un testo che parla di cose, al quale si avvicina non come una tabula rasa, bensì con la sua pre-comprensione, cioè con i suoi pregiudizi, le sue pre-supposizioni e le sue attese, come ci ha insegnato Gadamer”. Ora, sappiamo bene – per citare Gramellini – che “chi impara a districarsi fra Tacito e Platone assimila una tecnica che potrà applicare a qualunque ramo del sapere e della vita.  Latino e greco sono codici a chiave, che si aprono soltanto con il ragionamento e un’organizzazione strutturata del pensiero. Insegnano a chiedersi il perché delle cose.”