Lino Cangemi, un alpinista calabrese sulla vetta nepalese Himlung Himal

Originario di Gioia Tauro, Lino Cangemi è pronto ad affrontare una nuova sfida, quella dei 7.126 metri

Una passione infinita per il verticale himalayano e la viva curiosità di conoscere e assaporare ogni centimetro dei sentieri che raccontano il nostro pianeta.

Nato nel 1975, Lino inizia il corteggiamento con la montagna grazie all’Alpinista polacco Sylwester Legut che lo forgia nelle bellissime Dolomiti. Dopo un periodo di trekking e vie ferrate – tra le tante ricordiamo “I Magnifici 4”, la “Pisetta”, la “Tabaretta” e la “Tomaselli” – inizia il mondo del verticale con le risalite del Monte Bianco, Monte Rosa, Gran Paradiso, Cervino, Gran Sasso che lo segnano positivamente.

Dopo aver attraversato in solitaria il Borneo Indonesiano è stato a capo di spedizioni che lo hanno visto attraversare il deserto Giordano, in Perù è partito dal Canyon del Colca fino ad arrivare a Machu Picchu, arrivato in cima al Kilimanjaro dalla Lemosho Route e tanto altro. Arriva finalmente il tempo dei verticali in Nepal, meta sognata da tutti gli alpinisti e luogo che ospita sua maestà l’Everest, la montagna più alta del mondo con i suoi 8.848 metri. Fino a quel momento la vetta più alta conquistata è stata il Kilimanjaro con i suoi 5.895 metri, a seguire si decide di approcciarsi alla catena himalayana con la risalita dei 6.476 metri del Mera Peak che conquista nel 2017.

Nel 2018 ritorna in Nepal per scalare i 7.134 metri del Tilicho Peak, ma le condizioni meteo avverse bloccano la spedizione al Campo 2 (6.850 mt) per 48 ore.

Nello stesso anno la Amazing Nepal Journey di Kathmandu gli riconosce il titolo di himalaysta consegnandogli la prestigiosa onorificenza. Il 3 Aprile 2020 sarà la volta dell’Himlung Himal, vetta di 7.126 metri situata nella splendida e remota valle di Naar e Phu nella Regione del Manaslu. La spedizione sarà composta da Lino e la polacca Agnieszka Rogos per poi unirsi ormai al team storico nepalese di Pancha Rai.

Per la prima volta la Regione Calabria ha dato l’autorizzazione di apporre il Logo Istituzionale ad un atleta, come vive questo riconoscimento?

“Prima di tutto ringranzio il Governatore Oliverio che ha autorizzato il tutto, ovviamente per me sarà un onore portare il logo della mia amata Calabria in giro per le vette himalayane”.

Questa spedizione, come quella sul Tilicho Peak, prevede anche il record calabrese di salita, ci pensi a questa possibilità?

“Non ho mai badato al record e mai lo farò, io scalo per pura passione e con l’orgoglio di portare il nome della Calabria in alto e potermi dedicare qualche minuto e perdermi nel panorama”.

Parte nuovamente con Agnieszka Rogos, possiamo considerarvi una coppia verticale?

“Mi sono trovato bene con Agnieszka, tra noi c’è un buon feeling, e questo è necessario in una spedizione. Sono sicuro anche che questa intesa si rafforzerà permettendoci di fare una gran bella prestazione,anzi stiamo già pensando alla prossima (ride)”.

Nel mondo dell’alpinismo calabrese lei è considerato il più esperto, questo titolo pesa?

“Mi lusinga essere considerato un bravo alpinista, ma sono certo che nella nostra terra ci sono tanti alpinisti bravi quanto me e poi, mi permetta, non si scala per essere i migliori ma per alimentare una passione che brucia dentro e che ti fa sentire immensamente libero”.

Mi dica il sogno alpinistico nel cassetto

“Sicuramente quello di scalare la nona montagna più alta della terra, il Nanga Parbat. Non ho mai nascosto che provo “amore” per la Montagna Nuda, e sarà questo sincero sentimento un giorno a portarmi da lei”.

Si sta già preparando per la spedizione sull’ Himlung Himal?

“Oltre agli allenamenti di rito, stiamo studiando attraverso le immagini satellitari ogni centimetro di quella che probabilmente sarà la nostra via di risalita per decidere, in seguito, quanti campi allestire oltre al campo base. Qualche giorno ancora e tutto sarà minuziosamente pronto”.

Quale sua frase la identifica di più?

“Ogni tanto mi chiedono quale, secondo me, sia la strada per arrivare in cima. Io con un sorriso dico che non ci sono strade, non esistono facili parole per spiegare cosa bisogna fare per arrivare dove si desidera. L’unica cosa che dobbiamo sapere è dove desideriamo realmente andare e quanto siamo disposti a sacrificare per farlo”.

Sappiamo che sta per pubblicare il suo primo libro-racconto “Oltre La Vetta”, ci dice qualcosa in merito?

“Preciso che non sono uno scrittore, ma ho sentito la necessità di mettere nero su bianco la mia movimentata vita in un racconto intitolato “Oltre La Vetta”. In queste pagine racconto la passione, la forza, la fragilità, la testardaggine e i sogni di un uomo cosciente di quanto sia difficile sopravvivere alla bufera e non poter vivere senza”.

Cosa si sente di dire a chi si vuole avvicinare alla montagna?

“L’unica cosa che mi sento di dire è di perdersi nella bellezza che la natura ci offre senza mai mancargli di rispetto. La montagna va vissuta con sincerità disarmante, solo così possiamo dire di vivere ogni centimetro verso la vetta”.

In bocca al lupo.

“Viva il lupo”.