Tuffo nel passato dei Bronzi: un'app svela come erano in origine - FOTO

L'ambizioso progetto, che potrebbe cambiare il modo di percepire l'arte, nasce dalla mente dei prof. Castrizio e Villari, in collaborazione con il MArRC e l'Università di Messina

Una narrazione che non smette mai di stupire, fitta di mistero e di storia non ancora ben definita. Come i pezzi di un puzzle che non aspettano altro che trovare il loro posto, così i Bronzi di Riace quasi 50 anni dopo il loro ritrovamento continuano ad affascinare e ad attrarre. Sono tante, infatti, le domande che gli amanti dell’arte di tutto il mondo si pongono sulle famose statue emerse dal mare della provincia di Reggio Calabria. Quesiti che, oggi, trovano in parte risposta grazie ad un’app che permette di vedere come erano in origine i due guerrieri.

Com’erano in origine i Bronzi di Riace

App Bronzi 3d 3

Senza dubbio magnifici, ancor di più di quanto lo sono oggi, secoli dopo la loro creazione. Anni di restauro hanno permesso di avere dei Bronzi in ottimo stato ma, di certo, nulla a che vedere con il capolavoro originario. Secondo quanto riportato dagli studiosi, i guerrieri A e B erano dotati di elmi, lance e scudi.

Ed è così, come in foto, che possono apparire agli occhi dei visitatori del Museo Archeologico di Reggio Calabria, nel loro colore originario grazie ad un’app a loro dedicata.

I Bronzi, lo ricordiamo, sono stati modellati e fusi in un laboratorio dell’antica Grecia e giunti ai giorni nostri grazie al ritrovamento nel mare di Riace, avvenuto nel 1972. Grazie alla tecnologia, nata dalla mente di due docenti dell’Università di Messina, le statue vengono ricostruite fedelmente per consentire una divulgazione, a livello internazionale, degli sviluppi del mistero che ruota ancora attorno a loro.

Un’app in 3D

App Bronzi 3d 2

Grazie alla tecnologia 3D dell’app sarà possibile inquadrare con lo smartphone i due guerrieri e dotarli di quegli oggetti che si presume avessero al momento del naufragio sulla costa jonica calabrese.

Ad avere l’idea sono stati due docenti dell’Università di Messina, il reggino Daniele Castrizio, professore di numismatica e tra i massimi esperti dei Bronzi e del collega Massimo Villari, ordinario di informatica e grande appassionato di storia dell’arte. I due esperti hanno trovato il sostegno del Rettore, Salvatore Cuzzocrea, ma anche quello del direttore del Museo Archeologico Carmelo Malacrino. Il progetto, nei giorni scorsi, era stato anche presentato alla Ministra Messa, in visita nella città dello Stretto.

La nuovissima app dei Bronzi ha visto, anche, l’interesse di Unomattina, storico programma di Rai 1 che, qualche giorno fa, ha presentato la tecnologia che permette di  “vedere” com’erano in origine i Bronzi di Riace.

Secondo i creatori di tratta di “un progetto ambizioso che potrebbe estendersi ad altre opere d’arte”.

Castrizio: “Andiamo avanti con l’archeologia e la rendiamo più accessibile al pubblico”

App Bronzi Castrizio

A raccontare questa incredibile novità, è stato il prof. Castrizio, da sempre in prima fila quando si tratta dei Bronzi.

“La fusione del bronzo, come sappiamo, risale alla metà del V secolo. Originariamente, come è visibile attraverso l’app, i Bronzi avevano un color oro. È da qui che siamo partiti con la nostra ricerca. Le statue avevano già i colori. Basta osservare i denti in argento, le labbra e i capezzoli rossi, gli occhi di calcite, l’iride in pasta di vetro e, persino il caruncolo lacrimale rosa. E a questo punto ci siamo domandati perché creare una colorazione così costosa? Per farli diventare “biondi”.

I Bronzi sono ricoperti da una patina di zolfo, un sistema che veniva utilizzato per scurire le statue. Grazie ad un artigiano di Reggio siamo riusciti a prelevare dei campioni in modo tale da definire esattamente il colore. Con questo sistema, che include la visione di scudo, lancia ed elmo, abbiamo cercato di inventare un sistema che permetta a chi visita il museo di vedere com’erano in origine la statua A e la statua B. Un tentativo di andare avanti nel mondo dell’archeologia e, allo stesso tempo, di renderla più accessibile al pubblico”.

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Falcomatà: “Un tuffo nella bellezza classica”

App Bronzi 3d

Anche il sindaco Falcomatà ha espresso grande soddisfazione per l’iniziativa che coinvolge l’intera città di Reggio Calabria.

“La bellezza dei Bronzi di Riace riprende vita nel progetto promosso dagli studenti dell’Università di Messina, coordinati dal nostro brillante storico Prof. Daniele Castrizio e da Massimo Villari. Un’app guiderà i visitatori del Museo Archeologico di Reggio Calabria, riproducendo le fattezze originarie dei Bronzi. Un tuffo nella bellezza classica che rende davvero giustizia a due opere d’arte che il mondo intero ci invidia e che dobbiamo saper valorizzare e raccontare per come meritano”.