25 aprile 1945, ‘staffette’ e fiori per i partigiani. Fu la rinascita della libertà di stampa

Draghi all'Altare della Patria poi la cerimonia al Quirinale. Fu un uomo calabrese tra i primi dare notizia della 'Liberazione'

25 Aprile

Un fiore per i partigiani da deporre in contemporanea nelle strade delle città italiane davanti alle targhe dedicate ad antifascisti, come anche una “staffetta della Liberazione” con una diretta sulla pagina Facebook dell’ANPI in cui si susseguiranno collegamenti esterni, letture, musica, incontri, presentazioni di libri e testimonianze partigiane.

E’ un 25 aprile senza i tradizionali cortei quello che si celebra oggi.

Anche quest’anno, per la seconda volta, le celebrazioni per la Festa della Liberazione saranno inevitabilmente condizionate dalla pandemia. L’Anpi ha organizzato due iniziative nazionali nel “pieno rispetto delle norme anti-Covid”.

“In questo modo il 25 aprile il Paese si ritroverà riunito intorno a quella straordinaria stagione di lotta per la libertà e la democrazia” sottolinea l’Anpi spiegando: “Un fiore che diverrà una luce accesa sul sacrificio di tante donne e uomini da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione”.

I PRINCIPALI APPUNTAMENTI

Accanto alle celebrazioni istituzionali, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che si recherà prima all’altare della patria e il presidente del consiglio Mario Draghi andrà al Museo della Liberazione di via Tasso a Roma, ci saranno comunque alcuni presidi. A Milano alle 15 è stato promosso dal Comitato Permanente Antifascista un presidio in piazza Castello mentre il Museo Nazionale della Resistenza apre online.

La vigilia è stata anche segnata da episodi matrice neofascista: svastiche e croci celtiche sono apparse sui muri di Marsala, nell’avellinese è apparsa la scritta Dux su un murales dedicato alla senatrice a vita ed ex deportata Liliana Segre mentre a Genova su alcune bandiere dell’Anpi sono state vergate delle svastiche.

25 APRILE, LA RINASCITA DELLA LIBERTA’ DI STAMPA

Libertà Di Stampa

La liberazione dell’Italia, primo passo verso la democrazia, ha permesso di pervenire, dopo decenni di divulgazione della propaganda di regime e di censure contrastate solo dalla stampa clandestina, all’affermazione dei principi di base dell’informazione che verranno poi sanciti nel corpo dell’art. 21 della Costituzione.

A ricordarlo giornalistitalia.it che apre con un bell’articolo di Licordari in cui spiega come

“la stampa clandestina ha recitato anch’essa un ruolo importante nella lotta per la liberazione e spesso, così com’è avvenuto per i partigiani, gli scritti rispondevano a un “nome di battaglia”.

Diversi quotidiani e periodici che ripresero dopo il 25 aprile il rango di organo di informazione alla luce del sole venivano pubblicati in clandestinità, con scarsità di mezzi e materiali, spesso stampati con un ciclostile e poche gocce d’inchiostro.

Tra i primi a dare la notizia che tutto era finito (o quasi, perché ci furono gli strascichi anche negli anni seguenti, come sappiamo) fu Raf Vallone, che in seguito divenne uno degli attori italiani più affermati del cinema neorealista, del teatro e della televisione.

L’edizione straordinaria de “l’Unità” di Torino con la notizia della liberazione dal nazifascismo la fece uscire lui, che era responsabile delle pagine culturali, condividendola con Davide Lajolo, che della testata era il redattore capo. Vallone era uomo del sud, calabrese nativo di Tropea, figlio di emigranti ante guerra, laureato in filosofia e poi in giurisprudenza, che veniva dalla scuola di Luigi Einaudi e Leone Ginzburg.

Era stato anche calciatore, nella prima squadra del Torino, vincendo anche una Coppa Italia nel 1935.