Operazione Pedigree II, in manette anche ex assessore Seby Vecchio

La 'ndrina agiva sul doppio binario Reggio-Trento

Affari e politica, e poi estorsioni e intimidazioni: ci sono tutti i capisaldi delle moderne consorterie mafiose, nell’indagine Pedigree 2 che, sull’asse Reggio-Trento, in due distinte operazioni avvenute contemporaneamente, ha portato alla luce le nuove dinamiche della potente cosca dei Serraino, già colpita duramente dalla distrettuale antimafia dello Stretto nel luglio scorso. Sono 5 gli indagati finiti agli arresti per mano della mobile di Reggio (altri 19 sono stati arrestati a Trento dal ros dei Carabinieri): tra loro il presunto nuovo reggente della cosca, Nino Serraino e Seby Vecchio, poliziotto sospeso dal servizio per motivi disciplinari e per anni politico di peso in seno al consiglio comunale della città dello Stretto.

I NUOVI BOSS

Sarebbe Antonino Serraino a reggere le redini della cosca reggina. Gli inquirenti, nel corso dell’indagine che si è avvalsa delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia considerati attendibili, lo inquadrano come “dirigente” mafioso in grado di passare da compiti più finanziari a incarichi decisamente più operativi. Figlio di Mico Serraino e nipote del “boss della montagna” Francesco, Nino avrebbe preso in mano le redini degli affari di famiglia in seguito all’arresto del fratello Alessandro, concentrandosi sugli aspetti legati alle estorsioni e alla ripartizione dei proventi illeciti. Al suo fianco, gli inquirenti indicano Francesco “lo scalzo” Russo che all’interno delle gerarchie criminali della ‘ndrina avrebbe rivestito il ruolo di capo società, in grado di intervenire anche direttamente sui problemi che via via sarebbero potuti insorgere nella cellula trentina.

IL POLIZIOTTO POLITICO

Ma a fare rumore nell’operazione coordinata dalla distrettuale dello Stretto, è certamente l’arresto di Seby Vecchio, accusato di associazione mafiosa. Consigliere di circoscrizione prima, assessore all’istruzione nella seconda giunta Scopelliti e presidente dell’assemblea di palazzo San Giorgio durante l’amministrazione Arena, il poliziotto in servizio al reparto ferroviario in Veneto – attualmente sospeso per motivi disciplinari – era finito sotto i riflettori degli investigatori già durante la prima tranche dell’indagine. I collaboratori di giustizia tratteggiano il politico come legato a doppio filo con la cosca dei Serroino a cui avrebbe fornito una totale «messa a disposizione» pluri ventennale in cambio di favori elettorali. Rapporti così stretti, sottolineano gli inquirenti, da consentire una “normalizzazione” in seguito al doppio assalto incendiario che interessò le auto dell’allora assessore della giunta Scopelliti. E che i rapporti tra Vecchio e i Sarroino fossero più che solidi lo dimostra anche la presenza dell’ex consigliere comunale reggino al funerale di quel Mico Sarroino che gli inquirenti consideravano come storico deus ex machina della famiglia criminale. In quell’occasione, sottolineano gli inquirenti, Vecchio si presentò alle esequie nonostante il questore avesse vietato la celebrazione pubblica per l’ultimo saluto al boss. Rapporti che sarebbero continuati fino a pochi giorni prima l’odierno arresto.