Caso bergamotto, i produttori pro Igp in protesta: 'Indignati per lo stop della Regione'

Igp e Dop sono entrambe due certificazioni di qualità. Ma adesso i produttori chiedono l'Igp per il frutto

Il principe degli agrumi, mai così sotto i riflettori.

La querelle tra i sostenitori del marchio Igp e i difensori della certificazione Dop non si placa e arriva a Palazzo Campanella. Questa mattina la protesta dei bergamotticoltori del Comitato spontaneo, nato proprio a difesa dell’Igp, hanno manifestato davanti al Consiglio regionale della Calabria per chiedere il riconoscimento Igp del frutto del bergamotto di Reggio Calabria, concesso dal Ministero dell’agricoltura e che segnerebbe, secondo moltissimi produttori, un punto di svolta per chi coltiva e produce l’oro verde reggino.

“Siamo indignati perchè fino al 20 febbraio la procedura dell’Igp sembrava fosse già approvata e mancava solo la lettura pubblica del disciplinare in cui si sarebbero potute riscontrare alcune opposizioni – spiega Giuseppe Falcone, rappresentante del comitato spontaneo – Durante questa riunione pubblica, indetta tra il Ministero, la Regione e il comitato promotore, tutti avrebbero potuto far valere le proprie ragioni. Improvvisamente però il 28 febbraio siamo stati informati di una riunione tutt’altro che pubblica in cui il presidente Occhiuto ha manifestato la sua preferenza al marchio Dop”.

In quell’occasione, presso la Cittadella della Regione Calabria a Catanzaro, il presidente Roberto Occhiuto avrebbe quindi dichiarato esplicitamente la sua preferenza al marchio Dop.

Ma quale la differenza tra Dop e Igp? Sono entrambe due certificazioni di qualità. Secondo la Dop (Denominazione di Origine Protetta) tutte le operazioni e le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un’area geografica delimitata e devono essere svolte nel territorio, mentre secondo l’Igp (Indicazione Geografica Protetta) almeno una fase del processo produttivo deve avvenire in una particolare area. Sulla carta dunque sembrerebbe migliore la denominazione Dop.

“Nell’approvare il disciplinare che abbiamo concordato con oltre trecento produttori, è stato deciso che tutte le fasi e le operazioni debbano essere legate al territorio. E dunque esattamente come la Dop. Perchè allora nasce lo scontro? conclude Falcone – Perchè da 15 anni chiediamo una garanzia non solo per l’essenza, come è attualmente con la Dop, ma anche per il frutto, ma attraverso l’Igp. Adesso chiediamo di indire una riunione pubblica così come era stato programmato e solo lì si deciderà quale denominazione è meglio. Siamo noi produttori a dover scegliere, anche se l’Igp di fatto è già stata approvata”.