Aspromonte in cenere, Martino: 'Abbiamo perso aree indescrivibili, le faremo visitare per non dimenticare'

Gli incendi che hanno colpito l'Aspromonte hanno sterminato numerose specie rare di animali. L'analisi del naturalista Giuseppe Martino

C’è un aspetto che in pochi hanno evidenziato a seguito del dramma incendi boschivi in Aspromonte.

Presi dall’emergenza e dai toni accesi di istituzioni, imprenditori agricoli, nuove e vecchie gestioni dell’Ente Parco, Prefettura ed esponenti politici, in una sorta di ‘tutti contro tutti’ al fine di scansare le responsabilità dal dramma incendi, nessuno (o quasi) ha sottolineato quanto la natura abbia perso in termini di flora e fauna.

Incendi in Aspromonte, impatto ambientale devastante

La vegetazione spontanea e le specie animali nel territorio aspromontano sono fondamentali per il benessere dell’intero eco sistema. Lo sa bene Giuseppe Martino, naturalista e guida ufficiale del Parco. Lo incontriamo ai piedi dell’Aspromonte, con alle spalle un pezzo di montagna in cenere, per fare una prima analisi dell’impatto ambientale dopo il disastro incendi:

“L’impatto ambientale, a seguito degli incendi all’interno del Parco Nazionale d’Aspromonte è stato davvero devastante. Sono state colpite le aree forestali integre che non sono state mai gestite interamente dall’uomo”.

Acatti e Afreni, addio ai titani d’Aspromonte?

In particolare i pini e le querce delle zone di Acatti e Afreni sono andati totalmente distrutti.

“Queste due aree rappresentano un habitat di sopravvivenza fondamentale per molte specie di animali e piante. Alcune specie di animali inoltre rientrano in determinate direttive europee che ne sottolineano l’importanza dal punto di vista naturalistico proprio dell’ambiente circostante tipico dell’Aspromonte e la loro perdita rappresenta per molte specie un colpo drastico per la sopravvivenza”.

Giuseppe Martino spiega cosa esattamente è andato perduto a causa degli incendi e in che modo la natura adesso riprenderà i suoi spazi.

“La tipologia vegetazionale più colpita in assoluto è stato il bosco di conifere, in particolare il bosco di pino Calabro sempre nella zona di Acatti e Afreni. Non esiste nessun tipo di bosco simile nel Mediterraneo con quel tipo di caratteristiche. Sempre queste aree rappresentavano un habitat per molte specie come ad esempio il picchio nero (uno dei picchi più grandi e rari in Europa) e l’astore (grande rapace delle aree forestali)”.

Aspromonte, culla della biodiversità

Gli incendi hanno coinvolto tantissimi altri animali, non solo della macro fauna.

“Pensiamo ai micro mammiferi che rappresentano la base ecologica della rete trofica così come gli insetti. Moltissime specie rare sono state distrutte. La storia della fauna e della flora aspromontana risale a circa 100 mila anni fa con la glaciazione che ha portato numerose specie di animali proprio a rifugiarsi in Aspromonte da quelle condizioni climatiche estreme. Terminata la fase dei ghiacci, molte specie di animali si sono ridistribuite colonizzando l’Europa. Ecco quindi il ruolo importante dell’Aspromonte che grazie alle sue foreste rappresenta un rifugio antropocentrico anche per il futuro”.

La rinascita dell’Aspromonte passa dalle azioni dell’uomo

La natura adesso si riprenderà i suoi spazi, gradualmente e con tempi molto lunghi.

“E’ bene non interferire in alcune aree ben precise con i normali processi di resilienza della natura. In altre aree invece come quella di Roccaforte è bene intervenire per risollevare le sorti delle aziende che hanno perso tutto e anche perchè quei tipi di boschi sono stati gestiti dall’uomo nel recente passato”.

Con la devastazione dei boschi e delle zone più ancestrali dell’Aspromonte anche le guide ufficiali del Parco d’Aspromonte hanno subito danni notevoli.

“In primis non dimentichiamo il danno economico che hanno subito molte aziende. Ma anche la fruizione ecoturistica e naturalistica del Parco ha subito un danno e anche noi guide ufficiali abbiamo subito ‘perdite’. Alcune zone non sono più fruibili e abbiamo avuto escursioni annullate e disdette da parte di vari gruppi di turisti. Sarà necessario, adesso, non disturbare e rispettare le aree evitando di entrare a contatto con fauna e flora. Dobbiamo lavorare per riprendere in mano l’Aspromonte a tutti i livelli. Dobbiamo soprattutto cercare di non dimenticare anche portando, tra qualche tempo e nei giusti modi, le persone proprio nei punti più colpiti”.