Le Iene e i Bronzi di Riace, la Calabria 'riscopre' solo tanta omertà

Un bene forse superiore ai Bronzi di Riace sarebbe quel cambio di mentalità di cui questa terra avrebbe tanto, ma tanto bisogno

Se provate a cercare su google.com “Bronzi di Riace, il primo risultato che vi apparirà sarà quello del portale Wikipedia. La pagina, ovviamente, riporta la dicitura sopracitata con in basso il sottotitolo “capolavoro”.

Si, perchè lo sono, capolavoro di terra nostra. O meglio, di terra greca e ritrovamento nostrano. Un rinvenimento, quello datato 1972, che ha dato tanto ad una città, la nostra città, e ad una regione intera. Ma che forse ancor di più avrebbe potuto dare, se solo ci fosse più amore per una città. La nostra città.

L’amarezza c’è ed è tanta. Perchè, a quasi 50 anni di distanza da quella che fu una delle scoperte più importanti per l’arte calabrese, ci sono anche ed ancora tanti dubbi.

Alcuni dei quali sono stati oggetto di inchiesta da parte di Antonino Monteleone, noto giornalista reggino, inviato del programma televisivo “Le Iene”. Il problema – o meglio, i problemi – ristagnano negli interrogativi inerenti la reale portata del ritrovamento operato, almeno ufficialmente, da Stefano Mariottini.

Si, perchè la disputa risiede su un doppio piano. In primis la reale paternità del ritrovamento. Ma, in secondo luogo, le ombre più inquietanti riguardano la sempre tanto chiacchierata, quanto assurda, assenza di alcuni elementi di ciò che, il mare, quel giorno, vide tornare alla luce.

Ciclicamente, infatti, si parla dell’esistenza, occultata, di un terzo bronzo, oltre che di un elmo e di uno scudo appartenenti a Bronzo A e Bronzo B.

Non vogliamo entrare nel merito di quanto si mormora, perchè negli anni lo ha fatto – bene o male non sta a noi giudicarlo – chi di competenza.

Ciò che, ieri sera, ha colpito la nostra attenzione è l’accoglienza riservata a Monteleone non tanto dall’intervistato Mariottini, anche comprensibilmente postosi sulla difensiva. Quanto dagli altri avventori comparsi nel servizio del giornalista reggino. Monteleone, infatti, ha avuto a che fare con persone, volendo usare un eufemismo, poco amichevoli.

Insulti, minacce e bestemmie hanno corredato larga parte di quanto andato in onda, che non fa che acuire i sospetti e far arrossire la maggioranza dei reggini e dei calabresi che questa terra la amano. Ma davvero. Perchè omertà ed ignoranza continuano a penalizzare Reggio e la Calabria intera, ancora una volta affossata prima che dai “cattivoni del nord”, dai propri stessi figli.

L’omertà nei confronti di una vicenda paradossale e assurda – nonostante ormai qui ci sia fatti il callo a vedere questo tipo di atteggiamenti – è semplicemente sconfortante. La verità, quale che sia, conta sicuramente, anche perchè si parla di beni dal valore inestimabile.

Ma, forse, un bene addirittura superiore sarebbe quel cambio di mentalità di cui questa terra avrebbe tanto, ma tanto bisogno. Fino a quando non verrà compiuto, non basteranno mille Bronzi a cambiare le vite dei reggini e dei calabresi.

Ed, allora, forse, sarebbe stato addirittura meglio lasciarli in fondo al mare.

FOLLOW ME:
on Instagram @teoocchiuto
on Twitter @teoocchiuto