Verso le regionali: dopo una settimana rovente, scacchiere politico più chiaro

Il caso Irto, l’appello di Conte, le dichiarazioni pro Occhiuto, la rottura tra Tansi e de Magistris. Si entra in una fase calda

È stata una settimana cruciale, quella appena trascorsa, rispetto alle elezioni regionali che si terranno in autunno. In una settimana sono cambiati e ricambiati gli scenari politici con conferme ed addii che disegnano in maniera più nitido lo scacchiere politico in campo.

Il “si” condizionato

La settimana scorsa si è aperta con l’intervista di Nicola Irto a L’Espresso che ha fatto seguito ad una lettera che lo stesso vicepresidente del Consiglio regionale ha inviato al segretario del Partito democratico, Enrico Letta.

Irto ha annunciato la clamorosa decisione di ritirarsi dalla corsa a causa dell’ambiguità dimostrata dal suo stesso partito, calabrese, definito come diviso in feudi. Irto ha, tra altre cose, lamentato la inesistente spinta del governo rispetto alla risoluzione dei grossi problemi calabresi, chiamando il Pd ad una assunzione di responsabilità.

La rinuncia/denuncia di Irto ha avuto il merito di innescare un dibattito che è proseguito in settimana con la venuta in Calabria del responsabile degli Enti locali, Francesco Boccia che, dal quartier generale del Pd ha raccolto il favore dei partiti e movimenti del centrosinistra ad eccezione di Articolo 1, nonostante aleggiasse sul candidato la figura dell’ex parlamentare Enzo Ciconte.

Irto ha quindi incassato l’appoggio della coalizione ma dimostra di non essere disposto ad abbassare la guardia. “La mia candidatura alla presidenza della Regione è e resta condizionata all’impegno che a livello nazionale si avrà sulla Calabria” ha continuato a dire ieri.

Conte, le alleanze e le Primarie

Ma Irto non si è limitato a dire come stanno le cose rispetto alla sua candidatura. Ai cronisti racconta di aver già chiesto a Enrico Letta di incontrare Giuseppe Conte, e di aprire il tavolo nazionale che non deve essere chiuso a una logica della tattica o di nomi.

L’alleanza tra Pd e Movimento 5 stelle sembra insomma decollare definitivamente, nonostante alcune frange pentastellate continuino a non vedere di buon occhio la candidatura di Irto e spingano per un nome proveniente dalla società civile. Ed è stato lo stesso Conte, oggi presidente del M5S, ad auspicare un “patto di ampio respiro programmatico”.

Il tavolo nazionale con Letta servirà anche a chiarire la posizione sulle Primarie. Conte nella sua nota social non le nomina mai, eppure in Calabria sono state lanciate da Dalila Nesci, che si è anche autocandidata, trovando il si convinto di Nicola Irto. Conte sa però che in una mobilitazione del genere probabilmente mancherebbero i numeri al Movimento che sta attraversando una fase abbastanza instabile, con una larga fetta di delusi pronti ad imbarcarsi in altre avventure politiche.

Bisognerà ora capire in che direzione si andrà e quanto agevolerà il percorso il tavolo nazionale.
Intanto, anche oggi Conte, in una intervista rilasciata al Corsera, non molla la presa e alla domanda se l𝗲 𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗹’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗹 𝗣𝗱 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝗳𝗮𝗹𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, risponde:

«Io non do un giudizio negativo del dialogo che stiamo coltivando col Pd e le altre forze di sinistra, su alcuni territori abbiamo già trovato delle intese e continuiamo a lavorare per estendere questi accordi in altri comuni. Come già a Napoli, stiamo lavorando insieme per costruire un solido patto anche per le regionali calabresi. La direzione di marcia quindi è chiara e la nostra identità sarà così forte che ci consentirà di dialogare anche con l’elettorato moderato».

Occhiuto in Pole

Settimana di confronti, accesi, anche nel centrodestra. Nell’ultimo incontro di martedì scorso è apparso chiaro che la partita per le regionali è subordinata alla risoluzione dei nodi riguardanti le comunali delle grandi città, su tutte Milano e Roma. In quella sede il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, ha dato una sua visione delle cose proponendo che il candidato di Milano lo scelga la Lega, quello di Roma Fdi, mentre Forza Italia indica i nomi per Bologna e le regionali in Calabria.

Non si sa ancora se le cose andranno così – almeno per le comunali – ma non può essere un caso che proprio sul finire della settimana prima Giorgia Meloni e poi Matteo Salvini, abbiano quasi ufficialmente (potrebbe esserlo già domani) dato il via libera al nome di Roberto Occhiuto, indicato da tempo da Forza Italia. Di più. Salvini, è dovuto intervenire direttamente in Calabria, frenando gli appetiti dei suoi che agli Stati generali della Lega Calabria, aveva con forza rilanciato il nome di Nino Spirlì, attuale facente funzioni alla Cittadella.

Tutti in monopattino

Anche la telenovella Tan-Dem è arrivata ad un punto cruciale. Visto l’andamento delle cose non si può dire se questa sarà l’ultima puntata, ma certo dovremo abituarci ai colpi di scena. Anche perché dopo il primo litigio tra Carlo Tansi e Luigi de Magistris, sembrava essere tornato il sereno tra i due che, al momento della presentazione dell’alleanza si erano spartite le cariche: al sindaco di napoli la candidatura alla presidenza della Regione, e all’ex numero uno della Protezione civile calabrese lo scranno più alto di Palazzo Campanella.

Proprio la settimana scorsa, il nuovo annuncio di Tansi che rompeva l’alleanza con de Magistris per tornare a correre in solitaria. Candidatura però che non sembra sicura, nel senso che lo stesso Tansi ai colleghi di LaC, si è detto pronto a fare un passo indietro se si dovesse fare un discorso più ampio, aperto ad una candidatura autorevole ma non autoritaria come quella di de Magistris.

A proposito del sindaco di Napoli, in questa settimana ha trovato il tempo per polemizzare tanto con il Pd, sugli strascichi del caso Irto, quanto con Salvini che non era stato tenero nei suoi confronti.

Insomma, gli scenari cominciano a delinearsi più chiaramente, anche se da qui ad ottobre – ci hanno insegnato i nostri politici – può succedere tutto e il contrario di tutto.