Martino: Addio alla Reggina? Tante inesattezze, mezze verità, cattiverie. Vi dico tutto’


Una storia che sembrava destinata a durare per lungo tempo, interrotta dopo sole due stagioni a dispetto di un contratto pluriennale. Torna a parlare a distanza di tanto tempo l’ex Dg della Reggina Gabriele Martino, ospite della trasmissione Talk Sport in onda su Radio Antenna Febea: “Il calcio è nel caos più totale. Due leghe diverse con un girone di serie B e tre di C che hanno avviato i loro campionati senza un calendario definitivo e quindi senza conoscerne le squadre che vi parteciperanno fino alla fine.

Si continua a capire poco perché i ricorsi non finiscono mai e le sentenze si accavallano l’una sull’altra. A mio avviso si farebbe bene a continuare su 19 squadre in serie B, ma siamo di fronte a richieste di ripescaggio prima accettate, poi bocciate, adesso probabilmente riaperte. Una storia infinita.

In futuro ci sarà un serie A composta da 18 squadre, una nuova lega chiamata B1 e due gironi di B2 con 20 squadre per un totale di circa 80 squadre. Questo è quanto può accadere alla luce di quello che è stato ufficializzato riguardo l’inserimento della terza Coppa Europea, quindi rivisitazione dei campionati compreso quello italiano.

Quello attuale è un sistema che non regge più, va rifondato totalmente e questi sono gli indirizzi per farlo. C’è un crollo del tasso tecnico soprattutto nelle categorie inferiori perché oggi tanti miei colleghi, in virtù della crisi economica, cercano prospetti che possano portare minutaggio a scapito della qualità, bisogna riportare il calcio a quello di un tempo sotto questo aspetto. Lo spettacolo è in fase calante, la gente non va più allo stadio anche per questo motivo.

I presidenti in serie C non fanno più i presidenti, ma gli imprenditori, con l’idea di spendere il meno possibile. Ma nel calcio non si deve spendere tanto per, piuttosto investire per programmarne futuro e progetti.

Mi sarebbe piaciuto non toccare l’argomento Reggina e del perché io sia stato mandato via, ma non mi sottraggo alle tue domande. Da un anno e mezzo non faccio dichiarazioni pubbliche e sono state dette tante cattiverie gratuite, inesattezze, mezze verità.

Con l’attuale società si era iniziato un percorso partendo dai dilettanti, da fare insieme e con la scadenza naturale del mio contratto professionistico nel giugno del 2019. Ci si è fermati al giugno del 2017 con un comunicato fatto dalla società sul quale ci sarebbe da discutere. Ad un certo punto non coincidevano programmi, ambizioni, progetti rispetto agli obiettivi raggiungere fino alla fine del mio mandato. La risoluzione è stata consensuale solo dal punto di vista formale, la verità è che la società non aveva più fiducia nell’attuazione del mio programma, facendo di tutto affinché arrivassero altri al mio posto. Anche su questo aspetto ci sarebbe da discutere, ma lasciamo perdere.

Ad un certo punto sembrava che la società volesse percorrere un pareggio di bilancio ed il sottoscritto puntasse a disperdere energie economiche. Tutte le aziende del mondo e quindi anche quelle di calcio, puntano alla parità di bilancio, ma quasi tutte le società fanno comunque fatica se non sanno creare le plusvalenze che, quando sono andato via io dicevano (qualcuno che per fortuna è andato via) non contassero, quanto invece i minutaggi, adesso pare si sia tornati al mio ragionamento sulla patrimonializzazione dei calciatori.

Le eventuali perdite che fanno a capo di una società calcistica, devono essere recuperate sulla valorizzazione di quei calciatori che sei stato bravo a scoprire. Eravamo stati “fortunati” a creare una squadra con elementi validi in dieci giorni, vista la data di ripescaggio. Giocatori in grado di garantirci la categoria, che soprattutto nel girone di ritorno avevano fatto cose importanti e creato una empatia emozionante con i tifosi. Porcino, De Francesco e Bianchimano oggi giocano in serie B, quindi tante cose brutte non erano state fatte. La mia idea era quella di tenere i punti di forza ed eliminare quelli deboli, l’anno dopo il mio allontanamento è stato fatto l’esatto contrario. Con Bianchimano si erano create delle condizioni ideali per i preliminari contrattuali e quindi farlo diventare un giocatore nostro. Io Bianchimano non lo avrei venduto in quel momento, quando credi nella forza di un calciatore, insisti fino a quando non raggiungi una valutazione consona. Se punti invece a qualcosa di importante e ambizioso i giocatori forti non li vendi e quello era il mio intento, almeno per un’altra stagione.

Una delle cattiverie è quella che per un lungo periodo circolava in città è che il sottoscritto abbia inciso sul mancato rinnovo di Porcino e De Francesco. Cattiverie assolute di chi non conosce l’onestà di Gabriele Martino, il suo attaccamento ai colori amaranto che nasce dagli anni sessanta, nel momento in cui ho indossato da calciatore per la prima volta quella maglia. Quando lo si doveva fare, e parlo di quei rinnovi, non sono stati fatti e non certo per una mia decisione.

Trapani-Reggina? C’è da rimproverare il nostro tecnico Cevoli per qualche bugia detta in estate quando affermava che la sua squadra se la sarebbe giocata con tutti, visto che a Trapani non si è giocato affatto. Battute a parte, nonostante le due squadre giochino nello stesso campionato, il valore è decisamente diverso. La Urbs non ha fatto una gran figura. In questo girone ci sono organici veramente scarsi, compreso quello che domani verrà al Granillo, domani secondo me sarà vittoria facile. Ci sono, però, almeno sette-otto squadre più forti di quella amaranto.

Un mio ritorno alla Reggina? Intanto è bene precisare come ho già detto che la separazione non è stata consensuale, se non nelle formalità. Quanto al futuro io ho un legame fortissimo con questi colori, il territorio, l’ambiente, le istituzioni, ma è giusto che siano altri a portare avanti il lavoro con la speranza che si raggiungano risultati concreti in un futuro non troppo lontano. Sicuro per questa città e per i colori amaranto ci siamo sempre”.

 

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