Comunali Reggio, ritorno all'ovile: scontata la mossa di Cannizzaro

Se c’è qualcuno che ne esce indebolito, non è solo Cannizzaro, ma anche il candidato Minicuci

Francesco Cannizzaro è tornato a casa.

E già il fatto di dover dare quella che ha assunto tutti i contorni di una vera notizia la dice lunga sulla strategia seguita dal deputato reggino in queste settimane di passione vissute dal centrodestra.

Se sarà stata una strategia vincente, lo diranno le urne. Ma intanto qualche riflessione va fatta. Perché se c’è qualcuno che ne esce indebolito da questa vicenda, non è solo Cannizzaro stesso, ma anche il candidato sindaco Antonino Minicuci.

Qui non si discute la bontà delle argomentazioni che hanno spinto il parlamentare reggino sull’Aventino rispetto alla logica nazionale della scelta del candidato. Quanto piuttosto il silenzio e l’apparente immobilismo che si è voluto comunicare all’esterno. Agli elettori. A quel popolo di centrodestra che, almeno in parte, a questo punto, è rimasto deluso da un finale oggettivamente già scritto.

Battere i pugni sui tavoli romani, screditare per dritto o rovescio il candidato a sindaco parlando di identità reggina, bollandolo come un burocrate non utile alla causa di Reggio, non è farina di quella dialettica giornalistica che – per dirla con il deputato – si dilettava in ricostruzioni appassionate, ma ciò che è avvenuto.

Ciò che una certa area del centrodestra ha voluto che la stampa sapesse.

La partita che ha giocato Francesco Cannizzaro non è stata insomma solo sul terreno di gioco della città. O almeno non lo è stato dal momento in cui gli accordi nazionali hanno dato alla Lega la responsabilità di scegliere il candidato a sindaco.

La questione sollevata sul “metodo” con cui si è arrivati alla nomina di Minicuci, lo dimostra. Perché Salvini non doveva “condividere” la scelta, e certamente neanche imporla. Ma decisamente non poteva e non doveva lasciare agli altri compagni di coalizione di decidere al suo posto. D’altra parte aveva già rinunciato alla Puglia…

Mettere in discussione la validità degli accordi nazionali – siano essi giudicati giusti o sbagliati – è stata una mossa audace e pericolosa.

Cannizzaro sembra essersi fatto travolgere dalla voglia non di vincere, ma di stravincere. Soprattutto all’indomani del trionfo delle regionali, frutto di una strategia votata all’unità della coalizione. E non a caso nel post della sua pagina facebook con cui rompe il silenzio, sottolinea l’amicizia con la presidente della Regione che “porterà certamente un contributo importante e una sinergia indispensabile”.

Coalizione, però, che è arrivata lacerata all’appuntamento delle comunali.

Il suo atteggiamento, insieme a quello dei suoi fedelissimi – come dimenticare, tra gli altri, gli uscenti di Palazzo San Giorgio che mentre scrivevano “non ci ricandidiamo con Minicuci” stampavano i santini con il simbolo di Forza Italia – ha provocato anche la reazione di Silvio Berlusconi.

“Pronti alla sfida quindi, per rispetto supremo al Presidente Silvio Berlusconi”, scrive oggi Cannizzaro, tradendo in qualche modo il successivo “senza se e senza ma” a sostegno di Minicuci.

Il suo principale obiettivo, oggi, è certamente quello di fare risultato con la lista di Forza Italia, che lui stesso battezza come “lista più forte della coalizione”.

Sarebbe la naturale conclusione del suo percorso.