Cara, maledetta, 106

La 106 è tornata a sanguinare. Troppe vite spezzate, troppe famiglie distrutte. È ora di dire basta, a denti stretti, fra le lacrime, per cessare questa mattanza

È martedi. È l’1:39 del mattino. La stanchezza c’è. La voglia di dormire anche. Ma il sonno no, non arriva. Perchè, scorrendo, in quello che ormai è un diffusissimo rito, i vari social network prima di chiudere gli occhi, ho visto ancora il sangue scorrere sul ferale asfalto della SS 106. Ancora vite strappate via, ancora vite accompagnate all’uscita dal freddo cemento di una delle strade più mortifere d’Italia.

La cronaca, sabato notte, ha infatti raccontato nuovamente di vittime mietute dalla statale della morte. Abbiamo usato, in verità, un plurale maiestatis, perché soltanto una delle persone coinvolte ha perso fisicamente la vita. Spezzando, però, per sempre anche tutte quelle di coloro che questa perdita non l’accetteranno. Coloro per i quali la rassegnazione non arriverà mai. Coloro ai quali non si può e non si potrà restituire ciò che il fato e la SS 106 hanno tolto, in un fulgido, terribile, attimo, della sera più nera. A loro va il nostro pensiero, il nostro cordoglio, il nostro abbraccio più sentito.

Tutto ciò, però, continua a rappresentare una tetra normalità della vita dei reggini prima e di tutti i calabresi poi. La 106 era e resta una strada ad altissimo tasso di rischio. Servono gli interventi, che consentirebbero all’unico tracciante jonico calabrese di cessare la mattanza in atto da anni ed anni. Servono aggiustamenti importanti. Serve dare dignità e sicurezza alla Calabria ed ai suoi abitanti, così come lo si è fatto con il tratto lucano-pugliese. E, forse, serve un fronte comune, ma davvero comunque, che consenta lavori importanti, veloci ed immediati.

Per evitare nuove stragi. Nuove lacrime. Nuove famiglie irrimediabilmente dilaniate.

Cara 106, però, in attesa che ciò avvenga, ti chiediamo una tregua. Ti chiediamo di smetterla di portarci via un amico. O una sorella. O un padre. O una nonna. O un collega. O un finanche un semplice conoscente.

Cara, maledetta, 106, ti chiediamo di smetterla di mutilare vite. Di smetterla di cancellare silenziosamente ma inesorabilmente affetti che aspettiamo a casa, invano.

Cara 106, smettila di privare del ritorno una madre o un figlio di compiere il proprio ritorno a casa.

Cara, maledetta, 106, questo ti chiediamo.
Anche, un pò, per farti scusare, in minima parte, delle vite, dei sogni, delle storie che hai distrutto. E del dolore che hai causato.

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