Reggio, ressa al centro vaccini. Una cittadina indignata: ‘Situazione vergognosa’ – FOTO
Una nostra lettrice racconta la propria esperienza. Anziani seduti sui gradini, sorretti solo dai proprio bastoni. Situazione inaccettabile
25 Febbraio 2021 - 10:56 | Redazione

In centinaia davanti a Palazzo Campanella, fin dalle prime ore del mattino, in attesa di vedersi somministrata la prima dose di vaccino. Alcuni sono in possesso del ‘pizzino’ rilasciato dal medico con impresso il numero di chiamata da parte dell’ASP. Altri, la maggioranza evidentemente, si recano volontariamente e contro ogni regola, proprio all’ingresso della Sala Monteleone, nella speranza che l’Azienda sanitaria ospedaliera, così come già fatto, provveda a ‘prenderlo in carico’ anche senza essere passato prima dal proprio medico di base.
Tra le tante segnalazioni che stiamo ricevendo in queste ore da parte dei nostri lettori, per lo più figli di ultraottantenni alle prese con il centro vaccinale di Palazzo Campanella, pubblichiamo quella di Francesca, stanca e indignata per la disorganizzazione riscontrata in via Cardinale Portanova:
UNA CITTADINA INDIGNATA: ‘INCAPACITA’ ORGANIZZATIVA, NESSUN DISTANZIAMENTO, NESSUNA SEDIA PER L’ATTESA’
L’avvio del programma di vaccinazione a partire dai più anziani anche della nostra cittadinanza reggina, anziché far tirare un sospiro di sollievo sulla prossima uscita da questa situazione di pandemia, mi ha messo di fronte ancora una volta all’evidente incapacità organizzativa che calpesta la dignità delle persone.
Mi sono recata presso il Palazzo della Regione nel giorno e ora indicati dal medico curante per sottoporre mio padre alla vaccinazione, ma essere arrivata nel luogo e all’orario esatto mi ha messo di fronte ad una situazione sconcertante e vergognosa. Decine e decine di persone accalcate all’ingresso, tra anziani ultraottantenni e loro accompagnatori, chiedevano ragione di ore di attesa senza avere certezza di essere chiamati nella stessa giornata, contrariamente a quanto comunicato dai vari medici di base. Guardarsi attorno era veramente sconcertante e senza dignità: anziani costretti ad attendere il proprio turno stando in piedi, sorretti dai propri bastoni, o addirittura seduti sui gradini della scalinata d’ingresso. Qualcuno, evidentemente meglio informato, aveva portato con sé una sedia pieghevole da casa. Adulti che accompagnavano i propri anziani giù dalla scalinata sorreggendo i loro carrelli.
Nessun mezzo di distanziamento, nessuno: non un segno, non una transenna, non un cordone o separatore per ordinare le file di attesa. Giovani carabinieri che si sforzavano di mantenere l’ordine di una calca che, stanca e arrabbiata, chiedeva solo di capire come sarebbe stato il procedimento di chiamata.
Più di un’ora dopo l’orario che mi era stato indicato dal medico, apprendo che mio padre non sarebbe stato vaccinato in giornata, perché il numero limite di 130 era stato raggiunto dalle presenze di chi, evidentemente in maniera più informata, era rimasto fuori dall’ingresso già dalle 6 del mattino per poter consegnare il proprio modulo alle 8, appena all’apertura. E allora monta l’indignazione più della rabbia, perché una situazione del genere è inaccettabile: è mercoledì, le procedure di vaccinazione sono iniziate già da qualche giorno, e ancora non è stato preso un provvedimento per gestire questa trafila in maniera dignitosa, oltre che ordinata? Mi chiedo, e chiedo: ma è possibile che non sia stato organizzato un calendario per appuntamenti, anziché lasciare che decine di persone si ritrovassero tutte insieme a creare inevitabilmente rischiosi assembramenti? E’ possibile che non siano stati pensati dei percorsi ordinati con distanziamento? E’ possibile che non ci sia un accesso facilitato per le persone con difficoltà motorie? E’ possibile che l’attesa delle persone sia prevista fuori, all’aperto, affidandosi alla clemenza del tempo meteorologico?
CENTRO VACCINALE A REGGIO, TRANSENNE solo ALLE 10:30 DEL MATTINO
E se fosse successo 15 giorni fa, quando il freddo gelido a cui non siamo abituati costringeva gli anziani a casa per prudenza piuttosto che esposti fuori in fila di attesa??? È possibile che, sapendo che le prime fasce ad essere vaccinate sarebbero stati i più anziani, non siano state predisposte delle panchine, dei punti di appoggio che non fossero le aiuole o i bastoni degli stessi anziani??? E’ possibile che io abbia dovuto sopportare la vista di una signora anziana piegata su se stessa e sorretta dal suo bastone, sola, mentre probabilmente qualche parente stava sostenendo il suo diritto??? E’ possibile che le transenne siano arrivate solo alle 10,30, dalle 8 del mattino, quando ormai ci veniva detto che chi non era stato chiamato poteva tornare l’indomani? E ancora, è possibile che in un ambiente aperto e su decine di persone, non ci fosse un mezzo di amplificazione, un banalissimo megafono, in considerazione anche dei limiti dell’età delle persone più grandi oltre che della confusione e del vociare, per far sentire i nomi dei pazienti? E che l’unico mezzo sia stato il vocione, forse esaurito a fine mattinata, di un membro delle forze dell’ordine?
Quello che doveva essere uno spiraglio di sollievo è stato, ancora una volta, la presa di coscienza di non essere considerati secondo la dignità di cui una persona ha diritto. E’ rabbia, è indignazione… Perché dobbiamo essere trattati così? Perché non si pensa prima a cosa richieda l’organizzazione di una procedura del genere in maniera realistica e non approssimativa?
Quando il medico mi ha comunicato che mi sarei dovuta presentare mercoledì alle 9,30 e che avrei dovuto compilare i moduli del consenso e sicuramente avrei avuto da attendere, mi ero immaginata una sala adibita ad attesa, con i posti segnati che ormai siamo abituati a vedere, una reception da cui avrei potuto ricevere i moduli da compilare e un tempo di attesa ragionevole che comunque mi avrebbe portato a cominciare a mettere in sicurezza la salute di mio padre… Mi sono illusa. Ma perché? E’ davvero roba dell’altro mondo??? Del “nord”??? No. Dovrebbe essere ciò di cui qualsiasi persona ha diritto. In nome di una dignità che non viene ahimè riconosciuta.
A servizio della comunità andrebbero posti i mezzi migliori, le risorse più curate, e invece no. Tutto questo è inaccettabile e ingiusto.
DISORGANIZZAZIONE A PALAZZO CAMPANELLA, FRANCESCA CI RITENTA
Questa mattina Francesca è tornata con il proprio papà, di buon mattino, davanti alla Sala Monteleone. Ecco cosa ci ha scritto:
“Vi continuo a scrivere perché a me, anziché il sollievo, continua a montare rabbia e indignazione. Stamattina sono qui al Palazzo della Regione alle 6 in punto per essere in fila, c’è tanto di foglio per mettersi in elenco, come si faceva 60 anni fa per gli esami universitari, come dice mio padre. Mi va bene perché sono la quinta, non mi interessa essere tra i primi ma almeno essere in giornata. Hanno attrezzato di sedie, sì, ma senza un criterio di distanziamento. E ci sono almeno 3 ultraottantenni già qui in fila con me. Ora io dico: è dignità questa, che loro, con la loro anzianità, siano costretti a esporsi all’umido e al freddo dell’alba per garantirsi un diritto, dopo averne fatta richiesta? Che dignità è? Che rabbia!! E il sole non è ancora spuntato…
