Sconfitta centrodestra, Bombino: 'Inqualificabile composizione, manipolo di ciarlatani'

Il professore parla di una disfatta annunciata e dell'autoassoluzione di Cannizzaro

“Giustificare la tragica caduta del centrodestra reggino con le fragilità sintattiche e le incertezze dialettiche del candidato Minicuci è assai mistificatorio.

Come pure, sbagliato e ingiusto è attribuire l’imbarazzante sconfitta alla “impura” provenienza geografica del burocrate, o alla sua presunta appartenenza alla Lega.

Invero, il centrodestra aveva determinato le precondizioni per l’annunciata disfatta molto tempo prima: quando, cioè, la scena politica reggina, per quella formazione, era stata occupata da tre personaggi. Il primo, un esuberante giovane, assurto, per autoproclamazione, all’improbabile ruolo di leader, reso agibile per le altrui sfortune; il secondo, un ecumenico predicatore, un pastore orante “unto del Signore” ed esperto in “risonanze magnetiche nucleari celesti”; la terza, su cui non posso dire, perché ho finito le figure allegoriche.

Completano l’inqualificabile composizione dello pseudo-centrodestra, in seconda e terza fila, un manipolo di ciarlatani e saltimbanchi.

Negli ultimi due anni, questo “squadrone” ha polverizzato qualsiasi attività politica in Città ed ha mortificato il dibattito inter-partitico, a causa del sopravanzamento di personalismi e deliri di grandezza.

Di tal che, questa “illuminata” formazione, si è caratterizzata, tra l’altro, per aver sistematicamente rinviato sine die la riunione inter-partitica finalizzata all’individuazione del candidato Sindaco, il cui tavolo, più volte promesso e annunciato, non è mai stato convocato.

La litigiosità, gli individualismi e la colpevole incapacità dei referenti locali di indicare un candidato Sindaco credibile, autorevole, capace e condiviso, hanno causato il trasferimento della discussione a Roma, con la conseguente definitiva esclusione di Reggio dalle scelte che l’avrebbero riguardata.

Si evince, pertanto, come la designazione del Dott. Antonino Minicuci sia, in realtà, l’esito di una manifesta inconcludenza del centrodestra locale, conclamata ed acuita dall’assenza di un vero leader. Al misfatto, per onorare la cronaca, vi ha partecipato anche qualche giornalista, che, con creatività pressoché quotidiana, presa la penna in mano, ha di molti centimetri allungato la statura dei nani del centrodestra reggino per farli divenire dei giganti, cui ha attribuito incredibili manovre, fantastici piani politici e imminenti conquiste.

Il resto lo conoscete, ed è storia.

Ma le prodezze non erano ancora finite. Rimaneva altro tempo per completare l’opera!

E così è stato!

Consegnata, ormai, a Roma la scelta del candidato, i “campioni” del centrodestra reggino hanno anche studiato in che modo procurare ulteriori danni.

Difatti, ufficializzata nella capitale la candidatura, il “mastro di ballo” ha inventato le più feroci ingiurie contro il Dottor Minicuci, reo di essere uno “straniero”, nordico occupatore delle terre della Magna Grecia. E tanto si è insistito con quelle maldicenze che Falcomatà, facendole proprie, le ha utilizzate per comporre il registro retorico confluito nel manifesto antileghista con cui ha condotto la campagna elettorale.

Nel frattempo, la spensierata banda del centrodestra si apprestava ad interpretare un’esilarante commedia in due atti, durata circa un mese: nel primo, con grandi proteste, si minacciava il ritiro dalla competizione per l’irricevibile designazione; poi, a pochi giorni dalla chiusura delle liste, rimessasi all’ordine dopo la severa riprensione del Cavaliere B., finiva per accompagnare e sostenere, con composta ubbidienza, il candidato “alieno” che aveva creato.

Pensate quali menti raffinate popolano il centrodestra a Reggio.

Certo, il Dott. Minicuci non ha aiutato! Ma egli non è stato altro se non l’elemento terminale di un percorso rovinosamente deviato da chi s’era troppo dedicato ai giri di tarantella e alle celebrazioni di improbabili omelie.

Che si dovesse responsabilmente e da lungo tempo lavorare alla individuazione del candidato a sindaco, sarebbe dovuta essere la priorità irrinunciabile di qualsiasi dirigente di partito, atteso che la inadeguata Amministrazione Falcomatà, già dai primi giorni dall’insediamento, si era già mostrata incapace ed impreparata per governare Reggio.

In conferenza stampa, Cannizzaro formulata la sentenza di autoassoluzione, ha rimarcato, da un lato, la debolezza degli alleati, dall’altro il muscolare risultato del suo partito. Tuttavia, al di là dei funambolici equilibrismi, resta in campo a lui, al papà Ripepi e a Minasi la responsabilità per quanto non hanno voluto e saputo fare prima, pur essendovi tutto il tempo per operare e per agire. A Cannizzaro, ad ogni modo, viene riconosciuta la passione e l’entusiasmo, la dedizione e l’impegno con cui ha tentato di “correggere” una traiettoria ormai invincibilmente deformata, forse motivato dall’esigenza di ottenere, comunque, un risultato personale.

Io penso, per concludere questa prima analisi, che il centrodestra sia ormai morto, che occorra officiarne il funerale ed elaborarne la scomparsa.

Non esiste in politica un credito illimitato. E chi fa politica è sottoposto a tali alterne fortune. L’opera ricomincia ogni giorno, tutti i giorni, e giorno per giorno sarà giudicata.
Per ora, io credo, ci si conceda una riflessione.

Ma è importante, adesso, non offrire ai personalismi una nuova vittima da mietere.

Di Meloni e Salvini dirò presto”.

Lo ha scritto, in un post su Facebook, Giuseppe Bombino.