Cerimonia di chiusura della Scuola di cultura politica

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Si è concluso con la cerimonia di consegna degli attestati finali, il primo corso della Scuola di cultura politica, organizzata dall’Istituto Superiore Europeo di Studi Politici (ISESP) in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza ed Economia dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

La cerimonia, che ha visto la partecipazione di un nutrito pubblico, è stata preceduta da due interventi del direttore e del coordinatore scientifico della Scuola, il prof. Nico D’Ascola e il prof. Daniele Cananzi, sul tema “Politica come esperienza e come dimensione sociale”, nei quali sono stati messi a fuoco la specificità del fenomeno politico, il valore irrinunciabile della separazione dei poteri e il ruolo sociale che la dimensione politica è chiamata a svolgere. È seguito il saluto finale del presidente dell’Isesp, avv. Raffaele Cananzi, che ha dato appuntamento al prossimo anno accademico per il nuovo corso, le cui iscrizioni inizieranno a ottobre 2016.La cerimonia è terminata con la consegna degli attestati. Sono stati tredici i corsisti ordinari, dopo un semestre di lezioni nel quale si sono avvicendati docenti di altissimo livello che hanno contribuito ad animare un dibattito stimolante, favorendo quella formazione per una cultura politica che è al centro dell’idea e dell’attività della Scuola.

Tre sono stati i moduli didattici svolti con lezioni bisettimanali tra novembre 2015 e maggio 2016.Hanno tenuto lezione 32 docenti; sono state 9 le conferenze aperte al pubblico ed hanno partecipato al corso 32 corsisti di cui 13 corsisti ordinari  e 19 corsisti uditori. La Scuola di cultura politica ha ricevuto il patrocinio della Provincia di Reggio Calabria e dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria.

“L’ordine non è una entità irrilevante  nei contesti politici – ha dichiarato il presidente della commissione Giustizia del Senato, Nico D’Ascola nel corso del suo intervento –  ma quella entità regolativa in maniera non ambigua dei rapporti di forza che si svolgono all’interno della società.

Se questi rapporti di forza sfuggono per effetto oltretutto di formazioni legislative rispetto alle quali il cittadino non è messo nemmeno nella condizione di conoscere il limite tra il vietato e il consentito, il disordine si arricchirebbe di un dato sul quale la Corte Costituzionale è intervenuta, con quelle storiche sentenze del 1988, allorquando agendo sul principio di rilevanza dell’errore di diritto ha fissato principi fondamentali che sono regolativi di un  rapporto tra cittadino e stato e di un cittadino che non sia suddito dello stato che si ponga in un rapporto di consapevolezza in un contesto di reciprocità di rapporti di garanzia, quando ha detto che il presupposto per assumere un comportamento orientato al rispetto della legge è la conoscenza della legge o la sua conoscibilità.

La legge – ha proseguito D’Ascola –  può essere osservata e il legislatore ne può pretendere l’osservanza a condizione che lo stesso renda quantomeno conoscibili i precetti e soprattutto ponga il cittadino nella condizione di comprendere attraverso la lettura del testo, il limite tra il vietato e il consentito. Il presupposto di un atteggiamento consapevolmente orientato  all’osservanza della legge è la possibilità di osservarla.

Questa è un’affermazione complessa, ma sulla quale si regge quel rapporto, quel contratto sociale che lega il cittadino allo stato. Il potere politico è temporaneo. La politica la si deve fare non per professione, non avendo un’altra attività. E’ impensabile che chi abbia fallito in tutte le attività che ha cercato di svolgere, nei lavori che ha cercato di perseguire veda nella politica una situazione residuale, allorquando non si è dimostrato nulla. Questo è un richiamo alla società. La politica – conclude il presidente –  dovrebbe caratterizzarsi per essere investita di tale funzione soltanto per  quella quota di persone che quantomeno preliminarmente hanno dimostrato di poter dare un contributo alla società”.   “Possiamo certamente dirci soddisfatti – ha evidenziato l’avv Raffaele Cananzi –  per quanto questo primo corso della Scuola ha fatto e per quello che ha rappresentato.

L’ISESP, che ho l’onore di presiedere, continua a fornire con spirito di servizio il proprio contributo per la comunità, ora arricchito dal partnerariato con l’Università Mediterranea che anche in questa occasione ringrazio attraverso il Direttore, prof. Francesco Manganaro”. In conclusione, il prof. Daniele Cananzi ha sottolineato: “La Scuola non è attività priva di difficoltà e quello che oggi si conclude è solo un primo, ma certo importante, tratto nel cammino che ci attende. Gli obiettivi principali potranno essere valutati solo nel medio-lungo periodo ma mi sembra di poter osservare che l’iniziativa non solo è stata bene accolta nella società civile che mi auguro sempre di più si senta coinvolta, ma ha inciso anche sui corsisti nel  dibattito che si è animato e del quale sono stati protagonisti principali. La scuola è stata un luogo di formazione e di riflessione, dove il tema centrale è stata la cultura politica. Viviamo in un momento nel quale la grave crisi economica non ha ancora smesso di proiettare i suoi effetti. Il profilo economico – ha continuato Cananzi –  è solo uno dei settori problematici, non possiamo non  parlare anche di una crisi sociale, valoriale, culturale, politica. Se queste crisi che sono precedenti al sorgere dell’emergenza economica sono oggi così evidenti, è forse anche perché sono state esasperate, ma non prodotte dall’aspetto economico e da ciò che questo comporta, con un effetto generale di allontanare le classi sociali, tendenzialmente polarizzandole.

Una società polarizzata è priva di quei ceti intermedi, di quella fascia intermedia senza la quale fa sempre fatica ad articolare ed affrontare i problemi in un dibattitto pubblico costruttivo auspicabilmente. Se questa difficoltà del tempo e dello spazio la riportiamo ad un luogo specifico calabrese, l’analisi si complica ulteriormente.

Il territorio ha un nobile passato, un futuro da scrivere, ma vive un presente che non è all’altezza del suo passato e che mi auguro che non sia paradigmatico del futuro che ci attende. Avverto l’assenza di un dibattito, osservo un’economica volano per ogni società che è ingessata, strozzata intanto dal fenomeno criminale mafioso, da un sistema pubblico e privato normativo ed economico non incentivante a fare imprese, c’è una società che fatica ad attivarsi come gruppo e che vede quasi sempre azioni isolate per ragioni personali. E’ in questo scenario che la crisi della politica produce i suoi effetti. La cultura politica – ha concluso il professore –  è qualcosa che deve interessare  tutti, per essere più consapevoli, attivandosi in prima persona, pensando che qualcosa può cambiare ma solo se la parte migliore del noi sociale emerge”.