Calabria zona rossa, la rabbia dei centri estetici: 'Scelta ingiusta e immotivata'

Tra le attività di servizi alla persona consentite nella "Zona rossa" sono stati esclusi i centri estetici. L'appello di Confartigianato al Governo

All’indomani del Dpcm che ha fatto abbassare la serranda dei centri estetici, Confartigianato Estetisti di Reggio Calabria vuol fare sentire la sua voce. L’allegato 24 del Decreto 4 novembre 2020, che elenca le attività di servizi alla persona consentite nella zone rosse, non include proprio loro: i centri estetici.

“Chiusura, un provvedimento penalizzante”

“Si tratta – dichiara Confartigianato Estetisti–di un provvedimento gravemente penalizzante nei confronti delle imprese del settore che sin dalla riapertura del 18 maggio hanno applicato con la massima diligenza le linee guida approvate dalla Conferenza delle Regioni, intensificando le già rigide misure previste sul piano igienico-sanitario, e si sono riorganizzate per garantire la massima tutela degli imprenditori, dei loro collaboratori e dei clienti. Chiediamo di leggere e conoscere le motivazioni che hanno portato il Governo a questa decisione: parrucchieri aperti perché?, attività di estetica chiuse perché?. E magari potremmo condividere. Ma senza spiegazioni, no!”.

L’ombra dell’abusivismo

Reduci da un periodo di chiusura prolungata che ha costretto molte aziende ad abbassare per sempre le saracinesche, i centri estetici di Confartigianato hanno riaccolto la propria clientela offrendo quella sicurezza che durante il lockdown primaverile è stata messa a rischio dal dilagante fenomeno degli operatori abusivi.

Nella nota inviata alla stampa locale, la Presidente Baiolini ha spiegato:

“La chiusura delle attività imposta con DPCM dell’11 marzo 2020, aveva già provocato, oltre all’evidente danno economico per le imprese del settore, un disagio crescente tra i cittadini, privati della possibilità di fruire di quei servizi di cura della persona utili al mantenimento dello stato di benessere psico-fisico al quale tanta importanza viene attribuita dalla comunità scientifica.

Questa situazione aveva provocato una prevedibile impennata dell’offerta di prestazioni da parte di operatori che già esercitavano l’attività in forma abusiva, in assenza delle prescrizioni di legge sia sul piano formativo che igienico-sanitario e che, in quel frangente, hanno rappresentato ancor più di sempre un serio rischio per la salute dei cittadini, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola“.

Un appello al Governo

L’appello di Confartigianato Estetisti al Governo è quindi quello di sanare velocemente questa pericolosa criticità autorizzando – così come previsto per i saloni di acconciatura – lo svolgimento dell’attività di estetica anche nelle zone definite “rosse”, a tutela della salute dei cittadini e dell’economia del settore e dello stesso Paese.