Ricerca e Cibersecurity, con Francesco Buccafurri si premia l'Ateneo e la città

Il professore ordinario di Ingegneria informatica è stato nominato nella commissione nazionale. Domani riunione di insediamento. Ecco di cosa si occuperà

Il Ministero dell’istruzione Università e ricerca quest’anno si è mosso in anticipo. Ha contattato direttamente gli esperti che faranno parte della nuova Commissione nazionale per la definizione del Programma nazionale per la Ricerca 2021-2027, assicurandosi il contributo del professore Francesco Buccafurri, sulla linea di ricerca “Cibersecurity”.

L’ordinario di Ingegneria informatica presso il Dipartimento Diies dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, qualche giorno fa ha ricevuto la telefonata del Miur che proponeva allo stesso la partecipazione nel team che predisporrà il terreno per le politiche di ricerca nazionali. Un incarico a titolo gratuito che rappresenta un’altra tappa fondamentale del percorso professionale del professore Buccafurri. Certo, non uno qualunque. Il suo curriculum parla chiaro. Forse meno per chi non mastica la materia. Ma è certamente uno spot per la nostra città e la sua università, per la nostra provincia e per la Calabria intera. Nell’anno in cui una scienziata del calibro si Sandra Savaglio è nominata alla guida dell’assessorato regionale all’istruzione. È insomma un prodotto locale di quelli a chilometro zero, con il marchio dop. D’altra parte la sua formazione è tutta calabrese, fino alla Laurea conseguita all’Università della Calabria, dove ha conseguito la corona d’alloro nel 1991 in Ingegneria informatica.  Perché poi, l’ambizione, e la sete di conoscenza, lo ha portato all’esperienza austriaca in quel di Vienna. Nel 1996 è stato infatti visiting searcher presso l’Information System Department dell’Università Politecnica di Vienna, dove ha lavorato in collaborazione con il gruppo di Database ed Intelligenza Artificiale (in particolare con il Prof. Georg Gottlo e il Prof. Thomas Eiter). Oggi, come accennato, è ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, delle Infrastrutture e dell’Energia Sostenibile. Le sue attività di ricerca si inquadrano nel contesto delle Basi di Dati e della Rappresentazione della Conoscenza. Autore di qualcosa come 170 pubblicazioni  in riviste scientifiche di primo livello e Proceeding di Conferenze Internazionali.

Un riconoscimento personale che valorizza il gruppo

La chiamata del Ministero non arriva quindi per “grazia ricevuta”. Ma è frutto del lavoro, certamente personale, ma anche – ci tiene a sottolinearlo il prof – del lavoro di squadra messo in atto in Ateneo.

“Possiamo dire che sul tema cybersecurity il mio gruppo nell’ambito del dipartimento Diies ha svolto un ottimo lavoro, migliorando il proprio posizionamento, già di tutto rilievo. Immagino che la nomina, nascendo in ambito nazionale, sia anche un riconoscimento di questo lavoro”.

Il messaggio del professore Buccafurri è chiaro, ed è rivolto innanzitutto ai reggini:

“La posizione di prestigio personale acquisita con questa nomina è una buona notizia oltre che personale anche per la nostra Università e per l’intero territorio. Il messaggio è che le eccellenze, e quindi non solo quelle legate al campo accademico o della formazione, si possono trovare anche nella nostra città. Basti pensare che la squadra #Mediterranehack, formata dagli studenti del #DIIES che stanno partecipando al percorso di formazione #cyberchallenge.IT, ha ottenuto il 44° posto nel mondo – 5° in Italia – su quasi 2000 partecipanti, nell’ultima competizione #CaptureTheFlag #Houseplant #CTF2020. Esiste insomma sulla materia un riferimento locale e il nostro compito è quello di farlo crescere, senza cercare altrove. Il mio messaggio è rivolto ai nostri giovani che, molto spesso, per una errata prassi nelle scuole e per convinzione dei genitori, non si rende conto che può trovare l’eccellenza senza doversi spostare dalla propria terra. I nostri laureati non hanno alcuna difficoltà a confrontarsi ovunque e ad inserirsi nel mondo del lavoro”.

L’orgoglio e la soddisfazione del prof traspare dalle parole al miele che ha per il gruppo del Diies e per gli ex studenti.

“A marzo – ricorda – abbiamo avuto nelle sessioni di laurea on line 12 miei tesisti. Dieci di questi avevano fatto stage in aziende e imprese a Milano, e oggi sono già assunti. Anzi, alcuni hanno dovuto interrompere lo stage, perché chiamati a lavorare immediatamente. Insomma la domanda di esperti nell’ambito della cibersecurity è fortissima”.

D’altra parte la Cybersecurity – spiega Buccafurri – è un tema importante e ormai all’ordine del giorno per il sistema paese, perché la sicurezza nazionale passa attraverso concetti di difesa del territorio fisico, ma anche dello spazio cyber.

Oggi il Dipartimento Diies e il gruppo di ricerca che fa capo al prof fa parte del Laboratorio nazionale di cibersecurity del CINI (Consorzio interuniversitario nazionale per informatica) e Buccafurri fa parte del Comitato di gestione dello stesso Laboratorio.

La Commissione e il Programma nazionale

Ma non c’è tempo per il professore Buccafurri di “perdersi” in festeggiamenti. Anche perché già domani (30 aprile) dovrà presentarsi – ovviamente on line – alla riunione d’insediamento. Insieme a lui – “ci conosciamo tutti” commenta – altri quattro docenti provenienti dalle università di Lucca, Catania, Bologna e Salerno. Il loro compito, come detto è quello di contribuire a stilare una parte del Programma nazionale – quello relativo alla cibersicurezza – tassativamente entro il 30 giugno. A quella data gli esperti consegneranno un documento suscettibile di consultazione, che deve essere consegnato in forma definitiva entro il 30 dicembre.

 “Il documento finale servirà quindi ad indicare gli ambiti in cui erogare i fondi pubblici per la ricerca in Italia. I fondi sono erogati attraverso dei bandi, contrariamente a quanto si faceva fino a dieci anni fa, quando esisteva in Italia la cosiddetta “ricerca di base” che veniva concessa un po’ a tutti a tutti. Ora si ottiene su base competitiva attraverso la valutazione dei progetti da parte di esperti internazionali. Solo dopo si procede al finanziamento”.

Il Programma nazionale per la ricerca è il documento che orienta la politica di ricerca in Italia. Esso individua priorità, obiettivi e azioni volte a sostenere la coerenza, l’efficienza e l’efficacia del sistema nazionale della ricerca e contiene linee di indirizzo a livello nazionale. In tal modo garantisce coerenza alle attività di ricerca; evita ridondanze e sprechi causati da una progettazione non coordinata; fornisce un piano temporale, finanziario e progettuale, a tutti gli attori pubblici; evita la dispersione di risorse in troppe direzioni e le concentra invece nelle aree di maggiore interesse, pur garantendo il necessario supporto alla ricerca di base, libera e imprescindibile.

I bandi li fanno il Ministero, l’Unione europea e le Regioni. E proprio in questi casi si terrà conto del Piano nazionale della ricerca che produrrà la Commissione. La Commissione è composta da 160 docenti e abbraccia l’intero scibile della ricerca che è suddivisa in vari ambiti tra cui clima, cultura umanistica, informatica e industria, salute, sicurezza per sistemi sociali.