Citynow.it incontra Olivier Langhendries, l'artista eccentrico e nobile con barba e capelli color Persia

Belga d’origine, milanese d’adozione. Dall’a

Belga d’origine, milanese d’adozione. Dall’aspetto eccentrico e nobile, con barba e capelli color rosso di Persia. Sobrio ed allo stesso tempo estroso. Olivier Langhendries è un’artista poliedrico, personaggio tv, floral designer, modello, stilista.   Con i suoi bouquet colorati ha conquistato gli italiani grazie alla partecipazione in tv a “Quelli che il calcio”.

Si può dire con certezza che Olivier non è certo alla ricerca di un’identità predefinita nei suoi progetti lavorativi, lo vedremo infatti presto anche in veste di attore, (è nel cast del prossimo film di Alessandro Genovesi “Ma che bella sorpresa!”).

Citynow.it ha incontrato l’artista del momento. Ecco chi è Olivier Langhendries.

Come nasce la passione per i fiori e le piante e come si è trasformata negli anni in lavoro a tempo pieno?

Devo dire che i fiori mi sono sempre piaciuti. Ogni sabato sin da bambino accompagnavo mia madre dalla fiorista per comprare il mazzo settimanale. La passione era talmente forte che ho iniziato già in età adolescenziale a lavorare in un negozio di fiori per farmi qualche soldo. Dopo l’esame di maturità e una collaborazione estiva nello stesso negozio, ho studiato management nel settore dei fiori. Una volta conseguita la laurea, sono stato assunto dal capo della boutique per 2 anni. Dopodiché ho studiato comunicazione e relazioni pubbliche all’università. Durante questo periodo ho comunque continuato a lavorare nel campo dei fiori per potermi mantenere. Lavoravo da un floral designer francese che ha poi avuto un notevole successo grazie alle sue composizioni per il cinema e per alcuni eventi internazionali.

Di cosa si occupa il floral designer? E come si diventa?

Il floral designer “trasporta” la natura nelle case, negli spazi destinati alle sue composizioni. Il suo scopo è di interpretare il desiderio dei clienti mettendo la sua firma. Le sue creazioni devono riflettere il suo stile, come nel caso di un fashion designer o un architetto. Certo, sono necessarie delle basi tecniche. Per il resto è tutta arte. Bisogna essere portati per l’estetica, avere il senso dei colori, delle forme e avere buon gusto nell’abbinamento dei fiori.

Ricordi il primo lavoro commissionato come floral designer?

Avevo appena 21 anni e in occasione di un concerto – la messa in si di Bach – all’opera di Ginevra. l’associazione OST -“Les amis de la Suisse Romande”- mi commissionò due grandi composizioni per ornare l’organo del teatro. Le due immense torte di garofani e di edera sono piaciute così tanto che una settimana dopo ero di nuovo nella città svizzera per decorare il palco di un teatro sul fiume per un altro concerto. Tre mesi più tardi realizzai anche la decorazione floreale del matrimonio di una giovane ginevrina sulla costa azzurra in Francia. Tutto ciò arrivò dopo due workshop che avevo condotto pochi mesi prima sul lago svizzero.Tra qualche mese ci sarà l’Expo a Milano.

A differenza di molte altre città europee Milano ha solo due grandi parchi ovvero Sempione e Porta Venezia…quanto è importante il concetto di ‘verde’ nella quotidianità delle persone? E come si può diffondere la cultura green in italia?

È vero, Milano non è una città molto verde. Quando sono arrivato in Italia ho subito avvertito la mancanza dei polmoni verdi! Bruxelles ha 19 comuni e ci sono centinaia di parchi, compreso il bosco all’interno della città, che occupa uno spazio enorme. Qui i due grandi polmoni verdi sono appunto Sempione o Porta Venezia. Basterebbe poco per rendere più green Milano. Pensiamo a quando la Fiat aveva messo le piante in centro all’interno delle 500. La natura crea un effetto ottico diverso. La gente è felice, si sente coinvolta all’interno di questo tessuto urbano creato dalla natura.

Cosa ti piace di Milano e cosa invece non sopporti?

Essendo piccola, Milano è un città internazionale con una buona qualità di vita. Sembra un villaggio, lontano del caos delle grandi città come Roma. Poi da un punto geografico, mi permette di raggiungere qualsiasi destinazione europea in un tempo breve e quello è un vantaggio per la mia professione di modello.La cosa che invece non mi piace è la folla che si riversa in centro durante il weekend!

Parliamo di moda. Come sei diventato modello?

Ho intrapreso la mia carriera di modello all’età di 6 anni quando ho sostituito mio fratello maggiore sul set di un servizio fotografico. I vestiti erano troppo piccoli per lui e mi hanno chiesto se potevo indossarli io. Da allora ho frequentato gli studi fotografici fino all’età di dodici anni. Poi una lunga pausa fino ai 25 anni, quando sono stato notato alla sfilata di un amico alla scuola di Moda La Cambre di Bruxelles e sono entrato in un’agenzia.Quale consiglio daresti ad un giovane che vuole intraprendere la tua carriera?Non pensare che la carriera di modello possa essere un mestiere per tutta la vita da fare a tempo pieno. Bisogna fare un secondo lavoro o avere altri progetti lavorativi per poter vivere.

Hai presentato tempo fa la tua prima collezione di abbigliamento e accessori primavera/estate 2015.Parlami del tuo nuovo lavoro…

In realtà da bambino sognavo anche di occuparmi di moda! Volevo diventare un fashion designer. Purtroppo non ho avuto la possibilità di intraprendere gli studi legati ad essa e ho dovuto abbandonare questo sogno. Poi l’inverno scorso il desiderio di creare degli abiti si è manifestato di nuovo. È così che è nata l’idea di creare una piccola collezione di t-shirt. Volevo dei modelli basic unisex sobri in cui fosse comunque presente la mia passione per i fiori e da indossare in qualsiasi momento della giornata. Ho iniziato con l’aiuto di un amico grafico a disegnare le stampe e la capsule collection OLSS15 è stata presentata nel mese di luglio. La collezione, 100% Made in Italy, è costituita da una linea di maglie e di felpe uomo/donna a manica lunga e corta. Include anche degli accessori: uno zaino, una borsa shopper, una borsa tracolla e dei cappellini con visiera. Tutti i capi sono firmati da una O di metallo che rappresenta l’iniziale del mio nome.

E’ vero che per lavorare a New York dovresti tagliare barba e capelli?

È una delle spiegazioni che mi ha dato l’agenzia newyorkese quando sono andato negli Stati Uniti l’anno scorso. Sono troppo speciale, particolare e i clienti americani sono conservatori. Avrei dovuto cancellare quello che mi distingue dagli altri e secondo me sarebbe stato un peccato. Quindi per ora ho accantonato l’idea.

Come nasce la collaborazione con ‘Quelli che il calcio?

Ho fatto due provini durante l’estate dello scorso anno. La produzione della Rai cercava dei personaggi per la prima stagione da conduttore di Nicola Savino. Durante la mia intervista è venuto fuori il mio percorso nel mondo dei fiori. Dopo tre settimane ho iniziato a partecipare al programma e rapidamente sono diventato un personaggio fisso del cast.Ogni domenica preparavo delle composizioni per gli ospiti presenti in studio. Ho avuto inoltre la possibilità di fare qualche collegamento in esterna in occasione di alcuni eventi importanti o di qualche iniziativa speciale. Conservo un bel ricordo di questa esperienza.Pregi e difetti di Olivier? Sono preciso e perfezionista. Sono due tratti del mio carrattere che possono essere visti alle volte come un pregio e alle volte come un difetto.Fiori…piante…moda….e…Cucina. Ho dei piatti forti: la tarte tatin e il coniglio alla birra con le prugne.

Progetti per il futuro? 

Sto lavorando su un progetto per la tv ma non posso dire nulla per il momento! Sei mai stato in Calabria?Ho trascorso 3 giorni a Roseto Capo Spulico la scorsa estate. Avevo fatto una sosta per salutare degli amici di Matera, prima di continuare il mio viaggio in Puglia. Ho conosciuto i loro amici calabresi di cui non capivo tutto perché parlavano in dialetto! Nonostante questo mi sono trovato bene. Mi hanno fatto assaggiare i piatti locali e insegnato a giocare a Burraco. Un soggiorno bello, ma breve. Tornerò sicuramente per farmi un’idea più precisa della Calabria.