Confesercenti Reggio, Aloisio scrive al Presidente Conte: "La Calabria ha bisogno dello Stato"

"Sei governi, compreso quello da Lei presieduto ma la situazione della Calabria, e più in generale del Meridione, è di gran lunga peggiorata". Ecco la lettera di Confesercenti Reggio Calabria al Presidente Conte

“Vi anticipo che ho intenzione di far svolgere un Cdm in Calabria, perche’ la Calabria e’ una delle Regioni del Sud piu’ abbandonate a se stesse e il Cdm avra’ un valore simbolico ma anche operativo”.

Sono state queste le parole del Premier Conte all’incontro con gli studenti alla Luiss nelle conversazioni su “Europa e futuro”.

La risposta dei calabresi non si fa attendere. All’indomani delle affermazioni del Presidente del Consiglio, arriva una lettera del Presidente Confesercenti Reggio Calabria: Claudio Aloisio.

LA LETTERA

“Egregio Presidente del Consiglio,

ho letto la notizia della sua intenzione di organizzare un Consiglio dei Ministri in Calabria.

Non posso che rallegrarmi per un’iniziativa come questa, altamente simbolica ma che sarà anche, a suo dire, operativa. Una terra come la nostra ha bisogno di sentire la vicinanza dello Stato. Ha bisogno di non sentirsi abbandonata a se stessa, cosa che fino ad oggi è nei fatti.

Però, Presidente Conte, pur apprezzando sinceramente il gesto, mi consenta di essere un po’ diffidente sui reali risultati che tale evento potrà ottenere. Vede, noi siamo abituati ad avere ciclicamente l’attenzione dei Governi Nazionali, un’attenzione, sono sicuro, sempre sincera e colma di buone intenzioni.

Correva l’anno 2010 quando l’allora Premier Berlusconi organizzò un CdM a Reggio Calabria per gli stessi motivi. Troppe emergenze economiche, sociali e “ambientali” in un territorio depresso, fanalino di coda dell’Italia e dell’Europa.

Da allora sono passati nove anni e sei governi compreso quello da Lei presieduto. Purtroppo, la situazione della Calabria, e più in generale del Meridione, è di gran lunga peggiorata.

La nostra Regione ha bisogno di gesti simbolici, è vero. Ma ancor di più ha bisogno di interventi strutturali, di investimenti, di un sostegno concreto all’asfittica economia che a stento continua a sostenere, eroicamente oserei dire, una battaglia impari con quelle del resto della nostra nazione stretta com’è dalla pervasiva presenza della più potente organizzazione criminale del mondo, da una cronica mancanza di infrastrutture, da una tassazione tra le più alte d’Italia (a Reggio la più alta), dall’assenza di sevizi efficaci ed efficienti.

Il nostro è un territorio pieno di potenzialità, signor Presidente del Consiglio, che aspetta dopo decenni di mancate promesse, carenza di progettualità, assenza di visione strategica, di poter ottenere finalmente una chance reale, non l’ennesima delusione.

Un territorio che anela a divenire una risorsa che possa contribuire allo sviluppo dell’Italia e non a continuare ad esserne la palla al piede. Il problema è che le politiche sostenute dal Suo Governo o, quantomeno, da una parte di esso, sembrano andare verso una direzione diversa rispetto quella che dovrebbe consentire a territori depressi e arretrati come il nostro di potersi sviluppare.

Il regionalismo differenziato, ad esempio, ne è una dimostrazione. Ove si approvassero gli accordi tra le Regioni interessate e lo Stato, si aprirebbe un “Vaso di Pandora” che, senza voler entrare nei dettagli tecnici che Lei ben conosce, allargherebbe intollerabilmente la forbice tra il Nord e il Sud della nostra nazione rendendo più ricchi i già floridi territori del nord e, ancor più poveri, i territori meridionali.

Signor Presidente del Consiglio, noi la aspettiamo con la fiducia che si deve a chi oggi rappresenta tutti gli italiani.

Aspettiamo che nel Consiglio dei Ministri che presiederà in Calabria si parli:

  • del prolungamento dell’alta velocità;
  • raddoppio della linea ferrata;
  • miglioramento della viabilità;
  • della valorizzazione del Porto di Gioia Tauro facendolo entrare nell’ambito dell’accordo sulla Nuova Via della Seta;
  • del sostegno reale e concreto alle imprese tramite, ad esempio, la realizzazione di Zone Franche Urbane estese e adeguatamente finanziate.

Aspettiamo che si parli di strategie chiare e univoche che possano, finalmente, contribuire a far risalire la china ad una parte dell’Italia che in questo momento lo è solo nominalmente.

Se ciò non avverrà, il rischio è quello di deludere ulteriormente e definitivamente le aspettative di una comunità che, ad oggi, è stata derubata di una delle cose più preziose: la speranza del futuro”.