Consiglio comunale, Pazzano replica a Falcomatà: ‘Il sindaco, se pretende di insegnare qualcosa, prima studi’

Non si è fatta attendere la risposta piccata del già candidato a sindaco alle affermazioni di aula del primo cittadino

“Il Sindaco, se pretende di insegnare qualcosa, prima studi”.

Non ci va per il sottile Saverio Pazzano nella replica alle parole rivoltegli dal sindaco Giuseppe Falcomatà nel corso dell’intervento di chiusura dei “preliminari” del Consiglio comunale di ieri. Preliminari ricchi, in cui si è tentato di discutere di tutto e di più, in un calderone di rimostranze e denunce che hanno impegnato il primo cittadino per quasi mezz’ora in una lunga riflessione per provare a mettere ordine alle tante cose dette e a fornire una risposta alle doglianze dei consiglieri.

Saverio Pazzano ha scelto la via dello “sciopero” per rendere in maniera plastica la propria amarezza soprattutto per la vicenda degli assistenti educativi che, da quasi sei mesi, sono in attesa dello stipendio. Uno sciopero che si è concretizzato con l’abbandono dell’aula. Non prima però, di aver passato in rassegna alcune tematiche calde che sono all’ordine del giorno del dibattito politico e culturale della città. Ma oggi è tempo di repliche e l’incipit dell’intervento affidato al web la dice lunga su quello che sarà il tenore della risposta al primo cittadino:

“Ieri, in Consiglio Comunale, me assente, – scrive oggi in un post Pazzano – il Sindaco ha rivolto su di me alcune parole. Butto giù le risposte che gli avrei dato se fossi rimasto in aula”.

La replica piccata

In primo luogo Pazzano cita una frase del sindaco – “Non conoscevo l’esistenza dello sciopero da parte delle istituzioni, soprattutto in un momento in cui si deve invece esercitare, a maggior ragione se si è rappresentanti della minoranza, il proprio ruolo di consiglieri comunali” ha detto Falcomatà – rispondendo per le rime:

“Non ne avevo dubbi, l’esistenza dello sciopero, e il suo valore esplicito e implicito, possono conoscerli solo coloro che vengono dal mondo del lavoro”.

La seconda frase pronunciata dal sindaco e a cui Pazzano ha inteso replicare, sarebbe per lo stesso consigliere di opposizione una errata interpretazione di quanto da lui detto, o meglio, non detto.

“È gravissimo quello che è stato detto, la richiesta di uno Stato etico – è stato l’affondo del sindaco – una cosa fuori dal mondo, parlare di Stato etico quando le persone hanno perso la vita per la conquista di uno Stato di diritto”.

“Io questo ‘Stato etico’ non l’ho mai detto” rimarca Pazzano che si appella al videoaudio del proprio intervento registrato in aula e pubblico.

“Questo dà la cifra del personaggio, che, privo di argomenti reali deve lambiccarsi a inventare concetti mai espressi. Il Sindaco si aggrappa e fraintende un altro discorso, che non ha nulla a che vedere con gli assistenti educativi. Ma si sa, quando si deve attraversare una discussione senza possederne i contenuti, bisogna mischiare le cose… come gli studenti che balbettano davanti a un esame mal preparato. Per completezza: si parlava di Piazza De Nava e del suo restyling e io dai miei appunti citavo Tomaso Montanari: la forma dello Stato, la forma dell’etica si riconosce nei luoghi pubblici. Il testo di riferimento è a pag. 9 di T. Montanari, “Le pietre e il popolo: restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane”. Il Sindaco, se pretende di insegnare qualcosa, prima studi”.

Luci della ribalta

Ma non finisce qui. Falcomatà ha messo in relazione le rimostranze e l’iniziativa, tutta, di Pazzano con la necessità di doversi mettere in evidenza in vista delle prossime elezioni regionali:

“[…] è evidente – ha detto il sindaco – l’idea della ricerca di una continua ribalta all’interno del civico consesso cittadino probabilmente in vista della speranza di approdo ad altri lidi di altra natura istituzionale nell’ambito delle imminenti elezioni regionali”.

Anche su questo Pazzano non ci sta:

“Sulle altre argomentazioni parla la mia storia, il mio curriculum precedente a questa nuova forma di attività politica. Ma, anche questo, può capirlo solo chi ha una storia e un curriculum prima dell’ingresso in politica. ‘Se mai qualcuno capirà sarà senz’altro un altro come me’, cantava Rino Gaetano. E aveva ragione. Siamo in tantissime le persone libere a capirci l’una con l’altra. A fare gruppo, un corpo unico per i diritti e la Costituzione. Siamo un popolo in fermento, senza padroni. E ci dispiace per gli altri”.