Coronavirus, querelle Falcomatà-Santelli? No grazie...non ce n'era bisogno

Perché dal clima di concordia istituzionale e di unità sociale, dobbiamo tornare ad occuparci delle polemiche?

Diciamoci la verità, abbiamo bisogno di tante cose.

Di posti di terapia intensiva, di tamponi, di mascherine e guanti. Di certezze, di fiducia e di speranza. Ma non abbiamo certo bisogno di polemiche.

Ci eravamo anche abituati ad apprezzare questo o quel politico per l’impegno che stava mostrando nell’affrontare l’emergenza in corso. La presidente della Regione, Jole Santelli, per la determinazione che ha mostrato nei momenti più caldi di questa crisi sanitaria, e il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che sta interpretando il proprio ruolo istituzionale come il buon padre di famiglia, informando la città e facendosi garante della sua tenuta, sociale e sanitaria.

Ci siamo addirittura innamorati nuovamente del nostro Grande Ospedale Metropolitano. Gli incoraggiamenti, i complimenti, la gratitudine per chi ci opera tra mille difficoltà, ormai non si contano. Quello che sta succedendo ci ha dato la dimostrazione plastica che il fango e i veleni che hanno contraddistinto la storia recente del nosocomio cittadino sono dimenticati. Eppure gli eroi di oggi, sono gli stessi medici che ieri venivano agperché dal clima di concordia istituzionale e di unità sociale, dobbiamo tornare ad occuparci delle polemiche?grediti, verbalmente e, a volte, fisicamente.

Quindi, la domanda che nasce spontanea è:

Botta e risposta

L’ultimo capitolo della polemica – innescata dalla Regione con l’annuncio della sospensione del bollettino del Gom per andare verso una univoca comunicazione regionale – è oggi rappresentata dal botta e risposta tra la Santelli e Falcomatà sulla questione dei 75 posti di terapia intensiva finanziati dalla Banca d’Italia.
Diciamocelo chiaro, la domanda di Falcomatà era pertinente, ma si fonda su un articolo di stampa. La risposta della Santelli è stata in qualche modo evasiva (almeno lo è per il primo cittadino) e inutilmente sarcastica.

“Sono stato definito dalla Santelli Masaniello. Tutti voi ben sapete che Masaniello è un personaggio storico napoletano, passato alla storia per essersi ribellato ai soprusi di chi governava. Anche oggi è colui che fa gli interessi del popolo, colui che fa capire che c’è un popolo, una città, una comunità che non si rassegna a decisioni calate dall’alto. Per me è un complimento. Io sono Masaniello. Grazie Jole”.

Questo l’inciso che Falcomatà ha deciso di dedicare alla polemica inutile che nulla dà e nulla toglie alla questione.

“Sono stato definito Masaniello – ha continuato il sindaco – solo perché in maniera innocente ho chiesto come sono distribuiti i 75 posti di terapia intensiva finanziati dalla Banca d’Italia. Non volendo fare polemica, ci mancherebbe altro in questa fase, lo abbiamo chiesto perché non abbiamo voluto credere che i posti sarebbero stati tutti per Catanzaro. La Regione dice che sarà fatto un intervento sugli hub regionali. Bene era questo che volevamo sentirci dire. Ma vogliamo sapere come sono distribuiti. Per un semplice motivo, e non è campanilismo: 75 posti in più significa avere la possibilità di respirare e di programmare con meno apprensione quello che è il futuro della sanità regionale. Io credo che debbano sicuramente essere distribuiti equamente fra tutte quelle realtà che hanno necessità di trovarsi preparati difronte alle emergenze”.

Insomma, l’altra domanda è: ma visto che sono due autorevoli esponenti politico-istituzionali, impegnati nella stessa trincea, non potevano sentirsi per le vie brevi e chiarire la questione? Perché questa spettacolarizzazione della vicenda? A chi giova?

Tornare alla normalità

È questo quello a cui dobbiamo aspirare. In tutti i sensi. E la politica, insieme alle sue inutili polemiche, deve tornare ad occuparsi dell’emergenza senza sottrarre tempo e forze alla causa, e perché no, anche ai cittadini che attendono anche trepidanti notizie su ciò che ci circonda.

“Sembra quasi che stiamo mollando – ha detto il sindaco – convinti di aver vinto la partita”. E la risposta se l’è data da solo ricordando il mitico Boskov: “Ma partita finisce quando arbitro fischia”.

Allora rimboccatevi le maniche, rimbocchiamoci le maniche, che dobbiamo tornare alla normalità. E lì si che ci sarà spazio per le polemiche, che ahinoi torneranno a fare ombra alle performance di voi politici.