Coronavirus, donne meno colpite. Il dott. Tromba: 'Merito degli estrogeni'

"È ancora tutto in fase di studio, ma le donne potrebbero essere più forti grazie ai lori ormoni". Le parole dell'endocrinologo

Il  dottore Domenico Tromba, endocrinologo, consigliere dell’Ordine dei medici di Reggio Calabria, membro CDA unime e segretario AME Calabria, è intervenuto sull’emergenza sanitaria legata al covid-19, sulla necessaria prevenzione e sulle difficoltà della sanità calabrese.

“È  ormai noto  che il covid -19 colpisca più  gli anziani rispetto i giovani  e ancor meno i bambini. Questo, si è  ipotizzato, sia dovuto al  fatto che gli anziani presentano spesso altre patologie che favoriscono un abbassamento delle difese immunitarie.

Recentemente, l’ISS ha confermato, mediante un’indagine sui positivi e sui deceduti, che il covid -19 colpisce più il sesso maschile con un rapporto di 7 a 3. In base agli studi eseguiti  finora, si pensa sia dovuto alla produzione  di estrogeni da parte della donna, che costruiscono delle resistenze naturali contro il covid 19.

Infatti,  riducendosi la produzione di estrogeni nella donna in menopausa il rapporto si va modificando. Anche se tutto, è  ancora in una fase di studio si è notato come muoiono più gli uomini 2,8% rispetto alle donne 1,7%”.

Oltre i dati statici, l’endocrinologo tiene a ricordare che l’emergenza sanitaria deve spingere tutti alla massima responsabilità per evitare il contagio.

“In questo momento – prosegue il dottore Tromba – la prevenzione è  l’unica arma a nostra disposizione. Oltre ai dispositivi che sono un bene  essenziale per garantire la sicurezza a chi  si sta spendendo per aiutare i cittadini  in questa grande emergenza e alle regole da seguire,  nella situazione di precarietà di posti in cui ci troviamo  in Calabria farei i tamponi a tutti,  per mettere in  quarantena i positivi  asintomatici che altrimenti saranno sempre un pericolo. Comunque, la  prevenzione più  importante  che possiamo fare  è di rimanere tutti a casa”. 

Il covid-19 ha diffuso molta paura anche nella nostra regione.

“Ci troviamo in un contesto di assoluta emergenza sanitaria -ha affermato Tromba- a misurarci per la prima volta nella nostra vita con una pandemia globale. Il popolo è confuso, bombardato da molte informazioni, forse troppe, a volte false, spesso contrastanti, che non fanno altro che fomentare il senso di insicurezza ed il panico. Da qui scatta la paura, sentimento autoconservativo, che degenera in panico, che dà luogo a comportamenti  orientati solo ed esclusivamente all’autoconservazione. Io personalmente ho paura, ma proprio questa paura ci deve dare la forza  per combattere e vincere questa importante battaglia”.

SANITÀ IN CALABRIA

“La sanità calabrese purtroppo è  molto lontana dal modello  lombardo, nonostante tutti gli sforzi compiuti, già oggi é in affanno  per questo fenomeno nuovo che è il covid- 19. Tutto questo secondo me  è  dovuto sia ai cronici ritardi storici, culturali e sociali della nostra terra e sia ad una classe politica che negli anni, della sanità  ne ha fatto sempre scempio, utilizzandola solo come substrato di voti e facendo si che i nostri cervelli  se ne andassero via.

Tutto questo ci ha portato oggi ad essere completamente impreparati per questa pandemia ed ad avere un numero così esiguo di letti da dover anche pensare in eventuale emergenza a chi dover curare e chi no e in base a quale criterio, potrebbe essere l’età, eventualità  questa,  già discussa durante l’emergenza in Lombardia (sospensione per pandemia  art.32 della costituzione).

Personalmente io prendo le distanze  su questo tipo di opportunità; non mi sembra il caso di creare nelle persone  già  angosciate  di suo  altre insicurezze e cioè  non sapere se potranno essere curate e che dovranno decidere gli anestesisti. Un conto è  la cura delle malattie sulla quale i medici  devono essere sovrani, un conto è  la distribuzione  nella società  delle opportunità  di cura.

Chissà  -ha evidenziato Tromba- se a livello nazionale non si possa pensare a far ritornare la gestione della sanita’ a livello centrale,  quindi a livello nazionale,  estromettendo le Regioni ed eliminando così una sanità di serie A e una di serie B, perché io credo che la Sanità  debba tutelare il bene collettivo e cioè  la salute di tutti”.

LAUREE ABILITANTI

Sull’eliminazione dell’esame di abilitazione ai neolaureati in medicina e una loro utilizzazione in un sistema sanitario deficitario, il dottore ha concluso:

“Ben venga  la laurea abilitante, come del resto lo sono la maggior parte delle lauree, e per cui noi come Ordine dei Medici e come Federazione Nazionale  tanto abbiamo lottato, però, credo  prima di mandare allo sbaraglio giovani laureati senza esperienza, si possono assumere i 40.000 medici presenti in Italia non occupati o sottoccupati”.