Coronavirus e lavoro, il consulente Chirico: "Iniziative del governo lodevoli ma complicate"

A tu per tu con chi deve smaltire le pratiche dei bonus e degli ammortizzatori sociali: "Serviva strumento nuovo e univoco"

“Il periodo più intenso della mia lunga esperienza di lavoro. Ci è arrivato un carico di lavoro e di responsabilità non indifferente. Io e la categoria siamo stati chiamati in causa per gestire le non semplici pratiche previste e a dare – anche in relazione a chi doveva stare sui luoghi di lavoro – quelle indicazioni necessarie a garantire che il lavoro venisse svolto per quanto possibile in sicurezza”.

Anche per i Consulenti del lavoro, la vita è difficile ai tempi del coronavirus. E proprio sul mondo del lavoro e sui provvedimenti che il Governo ha messo in campo per sostenere le attività produttive e i professionisti del nostro Paese, si è cercato di fare chiarezza con Domenico Chirico nel corso della consueta diretta di CityNow.it condotta dall’editore Davide Nucera.


Un viaggio a 360 gradi nelle misure che a partire dallo smart working stanno segnando la vita lavorativa, e non, di moltissimi italiani. Tutte le aziende che hanno attivato lo smart working dovevano fare semplicemente una segnalazione sul portale del Ministero del Lavoro indicando il periodo, e rilasciare una informativa sia al lavoratore che al Ministero. Questo è il vero esempio di semplificazione.

A giudizio del consulente Domenico Chirico le misure messe in campo dal Governo sono lodevoli ma come al solito farraginose:

“Sicuramente il Governo ha dimostrato tanta buona volontà mettendo in campo tantissime iniziative, anche se alcune potevano essere più robuste nel supporto alle imprese e ai lavoratori. A mio avviso, bene il bonus baby sitting, o aumentare l’indennizzo per i congedi genitoriali, o anche il supporto a chi deve assistere familiari con handicap. Iniziative lodevoli. Quello che doveva essere fatto in maniera diversa e più semplice riguarda gli ammortizzatori sociali. Storicamente sono serviti ad aiutare lavoratori ed imprese in stato di crisi, concepiti quindi secondo questo tipo di esigenza. In Italia succede poi che ci troviamo difronte ad emergenza assolutamente straordinaria, e quindi gestirla con ammortizzatori sociali ordinari è stato un errore. Farlo con strumenti straordinari avrebbe consentito di applicare quella semplificazione che invochiamo tutti ma che chi ci governa guarda con insofferenza. Il tempo e il lavoro che abbiamo dovuto impiegare sarà tempo che pagheranno i lavoratori che si vedranno riconosciuti gli indennizzi con qualche settimana di ritardo“.

Ristobottega

I dubbi e le perplessità nascono per Chirico dalla platea così vasta di ammortizzatori sociali previsti: dalla cassa integrazione ordinaria, al Fondo di integrazione salariale (per le aziende commerciali con più di 5 dipendenti che versano contributo fis) alle Casse integrazioni in deroga (per le aziende che non versano contributo di integrazione salariale) e che sono gestite dalla Regione; fino al Fondo Artigiani, che però versano già la loro quota. Insomma una platea non univoca che raccoglie queste grandi categorie di lavoratori e li divide per settore di appartenenza.

Da qui la difficoltà nel fornire risposte adeguate.

“Chi si occupa di queste attività sa bene la complessità di questi adempimenti. I lavoratori chiamano in studio o si rivolgono ai datori di lavoro, e siamo in difficoltà perché dovremmo spiegare ai lavoratori che quella data del 15 aprile probabilmente non si rispetterà. E’ stata una data indicata con troppa fretta. Sono talmente tante le pratiche e i lavoratori da indennizzare che probabilmente passerà almeno un mesetto prima di vedere una platea importante di indennizzati. Le procedure per essere snelle dovevano essere nuove, per pagare tutti e in tempi brevi. Ci sarà invece un progressivo ritardo”

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Chirico promuove anche l’intenzione del governo di premiare con 600 euro i lavoratori autonomi.

“Questo indennizzo come concetto di base è legato allo svolgimento di un’attività autonoma che sia tutelata dall’Inps con il versamento dei contributi obbligatori. Il problema è stato l’intasamento del portale Inps che ha fatto apparire come una chimera l’indennizzo”.

Menzione d’onore invece per due categorie, ai giornalisti e consulenti del lavoro, “perché in tempi brevissimi una buona parte dei giornalisti sono stati indennizzati: 8500 sono le domande accolte e 3000 hanno ricevuto l’indennizzo. Un esempio virtuoso. Che fa capire che quando ci si mette con volontà e semplificazione si possono raggiungere gli obiettivi”.

Da bocciare invece la poca chiarezza sul “click day” che costringe a rincorrere un bottone per ottenere 600 euro, insieme all’idea di rimanere fuori dal provvedimento:

“I soldi devono andare non a chi è più veloce ma a chi lo merita. Purtroppo il sistema della rete italiana non è dei più efficaci ed è un’altra problematica. Tuttavia la richiesta si può ancora fare. La procedura è semplificata: il contribuente si registra sul portale Inps, le informazioni sono abbastanza chiare. Nella stragrande maggioranza dei casi si è presenti nell’anagrafica dell’istituto di previdenza. E la procedura si rivela abbastanza semplice”.

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Scettico sulla possibilità di un rinnovo del bonus per Chirico “quello di cui hanno bisogno le imprese italiane è certamente più importante e non un indennizzo”. la mente va alla procedura tedesca molto più veloce e diretta con l’accredito sui conti correnti dei soldi, e non certo 600 euro.

Ma come funziona la Cassa integrazione?

L’ammortizzatore sociale interviene o quando c’è o una sospensione dell’attività lavorativa, in gergo una cassa a zero ore, o quando c’è una riduzione della prestazione lavorativa. La Cig va a compensare le ore di lavoro che non sono state effettuate e l’istituto eroga al lavoratore a copertura delle ore non lavorate. In genere si dice che copre l’80% della retribuzione persa: l’esperienza ci porta a dover spiegare che non è quasi mai così, perché l’indennizzo prevede dei massimali sia mensili che orari, quindi sia sulla base della retribuzione del lavoratore che sulla base delle ore che non vengono prestate molto spesso il massimale viene raggiunto e l’indennizzo può andare da 5,50 a 6,80 l’ora“.

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Altro argomento caldo è la contorta sospensione dei tributi prevista dalle misure in vigore con i diversi Dpcm:

“C’è stato un incrocio tra il Cura Italia e il decreto Liquidità. Nel primo caso c’è stata una liquidazione per una platea di contribuenti che veniva classificata sulla base dei volumi del 2019 (inferiori o superiori a 2 milioni di euro): per alcuni si è trattato di uno spostamento di pochi giorni, per altri, quelli più penalizzati come il settore alberghiero, è stata prevista una deroga ben diversa. Il decreto Liquidità ha spostato la scadenza da maggio a giugno. Il requisito di base ci porta a guardare il calo dei ricavi nel periodo marzo/aprile – occorre che fatturato sia sceso del 33% rispetto allo stesso periodo del 2019-. Cosa molto probabile. Ma è chiaro che occorre fare questo tipo di verifica e poi arriveremo a giugno con le attività che hanno ripreso con la sorpresa di dover pagare a giugno quello che non è stato pagato in quei mesi”.


Cosa non ha funzionato?

“Con grosso rammarico – ha concluso Domenico Chirico – ho notato che quello che poteva essere una soluzione, cioè la convenzione tra Ministero del Lavoro e Abi, prevedendo l’anticipazione dell’indennizzo in attesa che l’Inps liquidasse le prestazioni, non è mai decollata“.