Coronavirus, migranti San Ferdinando rifiutano aiuti, Spirlì: “Addolorato, ma è inaccettabile la violenza”

Il vice presidente della giunta aveva creato una catena di solidarietà per allestire una cucina da campo alla tendopoli

“Sono sconcertato, addolorato e intristito. È inaccettabile che i migranti rifiutino il cibo con la violenza, mentre migliaia di calabresi, che noi stiamo comunque aiutando, non hanno nemmeno un euro per entrare nei supermercati. In meno di 12 ore avevamo creato una catena di solidarietà con la Protezione Civile Regionale, i Comuni, la Caritas, le aziende e i privati”.

Così l’assessore e vicepresidente della giunta regionale, Nino Spirlì, che ricorda come l’altro ieri si era provato ad allestire una cucina da campo in grado di fornire mille pasti caldi al giorno per soddisfare, non solo le esigenze degli occupanti della tendopoli, ma di quelli sparsi su tutto il comprensorio della Piana.

“Purtroppo – continua Spirlì – i migranti non hanno gradito. Gli operatori della Protezione Civile Regionale e i volontari non hanno avuto neanche il tempo di allestire la cucina. Con i mezzi carichi di viveri, pronti per essere cucinati, sono stati costretti ad abbandonare la tendopoli su invito della Polizia di Stato, che non avrebbe potuto fermare i disordini”.

Spirlì riferisce anche di aver già sentito il Prefetto di Reggio Calabria, con il quale ha condiviso il rammarico per quanto accaduto.

“Non accetto che un solo migrante abbandoni il campo o si sposti senza rispettare le regole che – ancora il vice presidente della giunta – tutti indistintamente siamo tenuti ad osservare. Loro non sono esenti. Avevamo privilegiato la situazione dei migranti della Piana per evitare disordini e strumentalizzazioni, per consentire loro una vita quantomeno umana, ma non è stato possibile. Il sindaco Andrea Tripodi mi è testimone. Sconcertato, tanto quanto me. Nonostante la sua appartenenza politica sia lontana anni luce dalla mia, oggi condividiamo la stessa tristezza e la medesima amarezza. È vergognoso che la gente muoia di fame e loro rifiutino il cibo. Non è questo il modo di rispondere ad un’offerta umanitaria”.