Messina Denaro, trovato il secondo covo. Il boss nel supercarcere dell'Aquila

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro ha già fatto la sua prima ora d'aria, si è organizzato la cella ed è molto attivo

Una stanza blindata a cui si accede dal fondo scorrevole di un armadio: è il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro, catturato a Palermo dopo 30 anni di latitanza, scoperto dai carabinieri e dal Gico della Finanza in una casa al primo piano di una palazzina di via Maggiore Toselli 34, a Campobello di Mazara. L’abitazione è di Errico Risalvato, 70 anni, assolto nel 2001 dall’accusa di mafia, ritenuto vicino al capomafia di Castelvetrano.

Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui il capomafia nasconde il suo tesoro: documenti riservati, pizzini, soldi che i magistrati cercano. Lo scopriranno i carabinieri dopo la perquisizione del bunker, che si trova a circa 300 metri dall’abitazione in vicolo San Vito.

Al secondo covo gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza sarebbero arrivati grazie all’analisi di alcuni dati catastali. Proprio lo screening su questa serie di informazioni, assieme ad un’analisi del contesto scaturita da un’attività informativa e investigativa, ha infatti consentito di localizzare il covo.

“Ho avuto un breve colloquio con Matteo Messina Denaro, è durato qualche minuto. Gli ho spiegato che è nelle mani dello Stato e gli ho detto che avrà piena assistenza medica. Lui ha ringraziato”. Così il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, parlando a Metropolis.

Il boss nel supercarcere dell’Aquila. All’interno del penitenziario di massima sicurezza, il boss mafioso Matteo Messina Denaro ha già fatto la sua prima ora d’aria, si è organizzato la cella ed è molto attivo, mostrandosi sempre sorridente con il personale che incrocia nel carcere, secondo quanto trapela da indiscrezioni che aggiungono: “Il suo sarebbe un comportamento anomalo rispetto a come si comportano di solito i detenuti al 41 bis”, mostrandosi sereno.

L’ex superlatitante è stato sottoposto questa mattina ad una lunga visita medica. Era stato visitato già ieri mattina nella infermeria del carcere “Le Costarelle” dell’Aquila dal professor Luciano Mutti, primario del reparto di oncologia a gestione universitaria dell’ospedale San Salvatore. L’incontro sarebbe durato circa un’ora.

Secondo quanto si è appreso, nonostante uno strettissimo riserbo, tutte le terapie e le procedure verranno attuate preferibilmente in carcere per ridurre al massimo gli spostamenti in ospedale che farebbero scattare misure di sicurezza molto importanti.

fonte: ansa.it