Dante Alighieri, Morabito (La Cosa Pubblica): 'Le bugie di Brunetti e Versace'

"La scelta di portare la Dante Alighieri alla canna del gas è politica ed è stata adottata con l’arrivo a Palazzo Foti di Giuseppe Falcomatà"

Per l’Associazione “La Cosa Pubblica”, il coordinatore, Stefano Morabito si dice decisamente contrario rispetto alla lettera inviata dai sindaci f.f. Brunetti e Versace in relazione al futuro dell’Università Dante Alighieri.

“La lettera di Versace e Brunetti al Ministero e ai membri del Consorzio promotore della Dante Alighieri rivela, finalmente, le reali intenzioni politiche di Comune e Città Metropolitana riguardo al destino dell’unica Università per stranieri del Sud Italia: forzare con ogni mezzo la cessione a soggetti privati.

Si tratta di una posizione politica che, sebbene a nostro avviso grave e profondamente sbagliata, sarebbe legittima, se non si fondasse su una serie di evidenti falsità, come si evince dalla lettera dei sindaci f.f.”.

 

“I due, infatti, lamentano la mancanza di comunicazioni ufficiali agli enti di Piazza Italia e la mancata verbalizzazione delle modifiche intervenute a seguito del cambio di denominazione dell’allora Comitato reggino Dante Alighieri, oggi “Associazione Dante Alighieri di Reggio Calabria”, nell’ormai lontano 2019.

Ebbene, la falsità dell’affermazione si desume proprio dai due verbali del CdA del 9 e 20 dicembre 2019 che gli stessi Versace e Brunetti citano nella lettera: le modifiche sono state votate anche dai rappresentanti di Comune e Città Metropolitana che siedono in quel Consiglio d’Amministrazione. Falso, quindi, che gli Enti non sapessero nulla di decisioni che loro stessi hanno assunto assieme agli altri componenti.

Ancora più falso, ed è una falsità reiterata da parte di Versace, è affermare che la Città Metropolitana “ha proseguito quanto già fatto negli ultimi anni dalla Provincia” in termini di finanziamento ordinario della Dante Alighieri.

Come attesta, infatti, un documento firmato dal dirigente della Città Metropolitana Vincenzo Cuzzola, distribuito alla stampa nel febbraio 2023 proprio da Versace, “l’ultima quota di contributo annuale versata risale all’annualità 2015”. Di fronte ai dati forniti dall’Ente che lui stesso presiede, a poco possono servire i puerili tentativi di Versace di spacciare come contributo ordinario il pagamento di Master, servizi richiesti dalla Città Metropolitana e destinati a coprire le maggiori spese da essi derivanti”.

 

Irritante è, infine, che Brunetti e Versace affermino che la Dante “non può sopravvivere e funzionare con gli esigui contribuiti economici, diretti o indiretti, degli Enti pubblici soci”, dato che l’Università, fino a quando quei fondi sono stati corrisposti, non solo si è sostenuta, ma è cresciuta ottenendo importanti riconoscimenti. Anche negli ultimi anni, nonostante la forte contrazione del finanziamento regionale e l’interruzione completa delle erogazioni di Comune e Città Metropolitana, è riuscita a garantire le sue attività fino ad oggi, grazie al sacrificio di personale docente ed amministrativo.

“La questione vera è, invece, perché Comune e Città Metropolitana abbiano deciso di interrompere l’erogazione dei fondi. Per ragioni di spazio non toccheremo l’argomento del piano di rientro del Comune come causa delle mancate erogazioni, peraltro ribattibile in ogni suo punto.

La Città Metropolitana, però, a differenza del Municipio, è sempre stata in attivo: la scelta di portare la Dante Alighieri alla canna del gas, dunque, è politica ed è stata adottata proprio con l’arrivo a Palazzo Foti di Giuseppe Falcomatà, il terzo personaggio finora mancante all’appello, dante causa dei facenti funzioni. Le conclusioni della lettera firmata dai suoi sostituti, porterebbero a pensare che il grave atteggiamento mantenuto dai due Enti sia una strategia per costringere la comunità universitaria, obtorto collo, ad accettare la svendita ai privati.

 

“Ancor più grave è che questo atteggiamento persista e si intensifichi dopo che la Dante Alighieri e la Mediterranea hanno formalmente deciso di federarsi, potenziando così il sistema universitario pubblico della nostra città e dell’intera regione. Versace e Brunetti, che pure si erano dichiarati favorevoli, non hanno fatto nulla perché alle loro intenzioni corrispondessero le azioni: pagare anche parte del dovuto alla Dante affinché la prospettiva della federazione si incamminasse su binari sicuri. Al contrario, continuano pervicacemente a privare l’Università dei contributi dovuti.

Non si aspettavano, forse, che la comunità universitaria mostrasse la resilienza che sta mostrando e, visto che la Dante Alighieri è ancora in piedi nonostante loro, si sono prodotti in questo ultimo, scomposto tentativo di ostacolare il percorso verso la federazione con la Mediterranea che manterrebbe e potenzierebbe la formazione e la ricerca universitaria nella nostra città, a vantaggio di interessi privati.

La storia ci insegna che la nostra provincia ha già pagato il suo “contributo” ai privati del settore formazione prima con Don Stilo e poi con i tanti enti privati finiti al centro di inchieste. È ora di dire basta a queste logiche e ai loro sponsor dentro e fuori dalle Istituzioni”, conclude Morabito.

Morabito Stefano