Enrico Montesano a CityNow: "Un messaggio ai giovani? Staccatevi dallo schermo e venite a teatro"

Il maestro Enrico Montesano parla ai giovani reggini: "Andate a teatro! Siate meno social e più sociali!"

Ha fatto cose straordinarie nel mondo del cinema, dello spettacolo e del teatro.

Bastano pochi minuti per comprendere che di fronte si ha un pezzo di storia, idolo indiscusso che incanta ancora e che rimane, nonostante gli oltre 40 anni di carriera, ancora stregato davanti alla vita, sempre con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di vivere. Ha conquistato milioni di italiani e fatto ridere diverse generazioni. Pantalone di tuta nero ‘Champion’, felpa abbinata, sneakers, calzettone di spugna bianco, berretta di lana grigia e gambe a cavalcioni.

Si presenta così Enrico Montesano, alla viglia dello spettacolo, in programma al teatro ‘Francesco Cilea sabato 2 e domenica 3 marzo. Dopo “Rugantino” e “Il Marchese del Grillo, l’artista romano ha voluto portare sulle scene, a chiusura della trilogia dei più popolari personaggi romani “Il Conte Tacchia”.

Lo attendiamo all’interno dei nuovi ed eleganti ambienti dell’hotel Torrione di Reggio Calabria. Nell’attesa, prima del suo arrivo, scopriamo che sotto la storica struttura si celano alcuni antichi ‘torrioni’ che hanno caratterizzato la via del centro reggino. Ma è arrivato il maestro. Approfondiremo in un secondo momento.

Enrico Montesano si concede alla stampa come solo i grandi artisti sanno fare. Disponibile, educato, sempre col sorriso. Gli ordini dell’ufficio stampa sono ‘uno alla volta’. Montesano vuole interloquire con ogni singolo giornalista, senza fretta e in totale armonia. Ed eccoci davanti al grande interprete di (uno tra tutti?) ‘Febbre da Cavallo’.

“Come descriverei il ‘Conte Tacchia’ alle nuove generazioni? Bella domanda. Direi di staccare gli occhi da computer e tablet e venire a teatro. Il teatro esiste da secoli e continuerà ad emozionare anche con l’avvento delle nuove tecnologie. Il teatro non si può surrogare. Tutti vediamo il cinema a casa ma il teatro ‘nun se po’ vedè’ se non a teatro”.

Enrico Montesano invita le nuove generazioni ad essere meno social e più sociali.

“A teatro non si va mai da soli ma in compagnia della moglie, della fidanzata o dell’amico. Ai ragazzi direi di prendere l’abitudine di uscire e di andare a teatro. Consiglierei semplicemente questo perché il teatro fa pensare chi lo fa e chi lo vede”.

Lo si vede molto a teatro ma poco al cinema. Gli chiediamo quali sono i motivi della lontananza dal grande schermo.

“Credo che il cinema ultimamente vada ‘a periodi’. Non ho voluto fare cose troppo facili, semplice e commerciali e mi sono dedicato più alla televisione e al teatro. Il cinema si può sempre rifare. Se si mette in moto un certo meccanismo ci si può rientrare. Magari tra poco si ricomincia”.

Ma cosa gli manca di più ad Enrico Montesno del mondo dello spettacolo di una volta?

“Le donne no! Mi basta mia moglie (ride n.d.r. ) I soldi? Non mi è mai piaciuta la pioggia di denaro pubblico”.

Enrico Montesano si mostra subito più serio e tiene a precisare come la produzione del suo spettacolo non ha mai preso soldi pubblici e qui viene fuori la sua passione per la politica.

“Sono contrario a questo tipo di finanziamenti. Il nostro spettacolo non ha mai preso un finanziamento pubblico. Sono invece d’accordo e favorevole all’abbattimento delle tasse e degli oneri sociali che consentirebbe agli imprenditori onesti di produrre di più e di fare spettacoli più ricchi di idee”.

Bravo a chiudere la parentesi rivolta al mondo politico, rivolgendosi alla classe che governa il Paese, chiosa.

“Aiutateci in modo tale che chi investe nel teatro e nella produzione di spettacoli possa avere meno oneri economici”.

Infine un pensiero dedicato alla Calabria e alla città di Reggio.

“La vostra splendida regione è formata da più ‘Calabrie’ e per conoscere bene questa splendida terra è necessario studiare, viverla e conoscerla al meglio. Sono sempre venuto in Calabria molto volentieri. Ho una buna infarinatura di questa splendida regione. Ricordo volentieri una poesia di un poeta reggino che recita più o meno cosi: Riggiu, Riuggiu, più ti guardu, più mi affliggiu…”