Coronavirus, Falcomatà si appella al Governo: 'Servono misure straordinarie per i Comuni'

"Con Anci, stiamo lavorando per inserire misure che ci consentano di riavviare la ripresa economica e sociale”. Le parole del sindaco Falcomatà

Il primo cittadino, nel corso dell’intervista in diretta ai microfoni di CityNow, rende note le richieste che l’Anci ha indirizzato al premier:

  • più liquidità;
  • rinegoziazione del debito.

Nonostante sia ormai chiaro che le elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale, previste per fine maggio, saranno rinviate nella prima finestra utile tra il 15 ottobre e il 15 dicembre, le attività ordinarie del Comune non si fermano. Ed anche se i cantieri, con l’ultimo Dpcm, sono fermi, tutte le attività propedeutiche, dall’indizione delle gare ai bandi, si svolgono regolarmente.

Il primo cittadino sottolinea però con rammarico che nel Decreto firmato dal presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, non c’è nulla per i Comuni, che poi sono quelli che soffrono maggiormente a livello territoriale della stretta e del fermo del vivere quotidiano.

“Stiamo lavorando col governo attraverso l’Anci per inserire misure che ci consentano di riavviare la ripresa economica e sociale”.

Falcomatà fa un paragone forte per il periodo successivo all’emergenza coronavirus, parlando di un terzo dopoguerra:

“Una situazione straordinaria in cui vanno assunte misure straordinarie per gli enti locali che sono quelli che tengono in piedi le comunità”.

Quindi misure di liquidità, misure che vanno a ridurre il fondo crediti di dubbia esigibilità, misure che vanno a sospendere e rinegoziazione del debito col Mef e con cassa depositi e prestiti per fronteggiare le scelte coraggiose assunte in questi giorni, come la sospensione dei tributi locali, o della riscossione del canone di affitto degli alloggi popolari.

“Quindi – ha concluso il primo cittadino – misure a favore degli enti locali, delle famiglie, del territorio e delle imprese che resistono sul territorio”.

L’iniziativa dell’Anci

“La tenuta funzionale e organizzativa dei Comuni, sul piano operativo e, soprattutto, sul piano finanziario, è messa a dura prova dall’emergenza coronavirus. Maggiori oneri, entrate ridotte avranno un impatto sui nostri bilanci, approvati e in corso di approvazione. Un quadro che, non vi nascondo, allarma me e i miei colleghi: il Paese rischia il collasso dell’unica istituzione di prossimità sul territorio nazionale”.

È uno stralcio della lettera che il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro,ha indirizzato, di concerto coi primi cittadini, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

Abbiamo sostenuto le misure del governo contro la diffusione del virus e stiamo facendo l’impossibile per assicurare comunque, nonostante le restrizioni, servizi alla cittadinanza – è il ragionamento dei sindaci – ma il decreto ‘Cura Italia’ non contiene quel che è indispensabile ai Comuni:

“Vediamo diminuire già in queste settimane il nostro ‘fatturato’ – si legge ancora nella missiva -, basti pensare alla crisi drammatica del trasporto pubblico locale”.

È chiaro che dal “fatturato” di cui si parla dipendono i servizi ai cittadini. Decaro, quindi, a nome dei sindaci ribadisce che non si può aspettare l’evolversi della crisi e avanza delle proposte già inviate al governo prima che si approvasse il ‘Cura Italia’, senza successo. “Ci serve liquidità” è l’imperativo.

Le misure richieste

Quella dei primi cittadini, per l’Anci, non deve essere interpretata come una sorta di rivendicazione corporativa, ma un grido di allarme perché la crisi dei Comuni è già in atto e deve essere arginata subito.

“Non farlo – conclude la lettera – esporrebbe l’intero Paese a rischi ancora maggiori in questo drammatico momento”.

Entrando nel dettaglio delle richieste, l’Anci chiede senza mezzi termini che lo Stato anticipi il pagamento di Fsc (fondo di solidarietà comunale) e altre spettanze pagandole subito e per intero. Sono poi state elaborate quattro proposte normative “indifferibili e indispensabili” per la sopravvivenza del sistema: destinare un miliardo per le spese di questo semestre con l’istituzione di un tavolo tecnico per concordare su come dimensionare e sostenere gli equilibri; liberare ulteriori quote di avanzo di amministrazione, estendendole agli enti in disavanzo; abbattere al 60 per cento l’obbligo di accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità che significa liberare risorse di spesa corrente per 5 miliardi di euro; estendere la sospensione delle rate dei mutui alla Cassa depositi e prestiti.