Da Villa Anya a FarmaItalia, la passione per la sanità dei politici regionali

A distanza di 15 anni dallo scandalo di Onorata sanità, le dinamiche sugli accreditamenti al sistema sanitario seguono le stesse dinamiche criminali

«Dimostra l’assoluta spregiudicatezza con il quale agisce nei confronti degli organi amministrativi preposti alla valutazione della pratiche di proprio interesse, riuscendo a farsi predisporre atti deliberativi a proprio piacimento e vantaggio»: sembra un passaggio dell’ordinanza che ieri ha disposto i domiciliari per Mimmo Tallini, presidente del consiglio regionale in carica e, all’epoca dei fatti, assessore regionale al personale, e invece si tratta di un’ordinanza di 15 anni fa.

Nella terra dove tutto cambia per rimanere assolutamente uguale, succede infatti che, nonostante scioglimenti, commissariamenti, ospedali chiusi e presidi da campo di battaglia da allestire in tutta fretta, le dinamiche legate alla sanità regionale seguono sempre, o quasi, lo stesso schema disarmante.

Da “Villa Anya” a “FarmaItalia”

Il sistema è sempre lo stesso e sempre gira attorno ad una figura apicale nel panorama politico regionale con evidenti “entrature” nel crimine organizzato e con interessi malcelati nel sistema sanitario: la gallina dalle uova d’oro quindi è sempre la sanità (che ora come allora assorbe la quasi totalità delle spese del bilancio regionale). E se le regole sono troppo rigide – o i funzionari regionali poco malleabili – basta cambiarle (o in alternativa cambiare i funzionari), tanto negli uffici regionali, diceva l’allora intercettato consigliere regionale della Margherita, «c’è sempre qualcuno disposto a fare la persona seria». Togli Mimmo Crea (deus ex machina della allora costituenda Rsa villa Anya) e metti Mimmo Tallini (“curatore particolare” del consorzio del farmaco Farmaitalia) e il risultato non cambia. Pressioni, attenzioni e giravolte amministrative: tutto per ottenere l’agognato accreditamento con il servizio regionale. E se nel caso portato allo scoperto ieri dall’indagine della distrettuale antimafia di Catanzaro, a saltare era stata la funzionaria «grassa, antipatica e puntigliosa» che “pretendeva” il rispetto delle regole, 15 anni fa erano addirittura state cambiate le regole per venire incontro ai desiderata dell’ex Ras della sanità reggina subentrato in astronave dopo l’omicidio di Franco Fortugno, in una rivisitazione irritante di un cane che si morde la coda, sulle note amare del Gip che 3 lustri fa firmava l’inchiesta “Onorata Sanità” sottolineando il «totale condizionamento nei confronti degli alti dirigenti della Sanità calabrese» al politico di turno. Tutto sommato, niente di nuovo sotto il sole.