Festa della Liberazione, Ferramonti celebra le conquiste del 25 aprile

Nel corso della cerimonia si è ricordato il sacrificio di molti Carabinieri a sostegno delle popolazioni ed il loro contributo alla Liberazione

Nell’appello pronunciato nel 1955, il giurista Piero Calamandrei ebbe a dire:

«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione   andate sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».

Alla presenza del Sindaco di Tarsia Roberto Ameruso, del Governatore della Calabria Mario Oliverio, dell’onorevole regionale Franco Sergio e dell’assessore alla Cultura di Tarsia Roberto Cannizzaro venerdì 25 aprile si è svolta la cerimonia per la commemorazione  della Liberazione nazionale dell’occupazione nazista. Presenti molte autorità e rappresentanti di tutte le forze dell’Ordine e della Marina. Si è iniziato ricordando appunto il sacrificio di molti Carabinieri a sostegno delle popolazioni ed il loro contributo alla Liberazione, eroi come Salvo D’Acquisto.

Quest’anno il 25 aprile, festa della Liberazione, cade durante la festa ebraica di Pesach che la tradizione chiama “zeman charetenu”, tempo della nostra libertà: il senso è lo stesso.  Ecco perche abbiamo portato a Ferramonti il Pane Azzimo, proprio come faceva prima della guerra Rita Rosani , maestra di scuola elementare, medaglia d’oro al valor militare; l’unica donna partigiana morta in combattimento.

Una coincidenza casuale, senza dubbio; ma è opportuno rifletterci.   Ma questo aspetto della ricorrenza viene oggi spesso dimenticato, come si rimuove il fatto che la liberazione fu opera innanzitutto delle truppe alleate, di cui faceva parte organica anche la brigata ebraica, medaglia d’oro alla resistenza. Alla Resistenza parteciparono in maniera importante anche cattolici, monarchici, militari e molti ebrei. (…)

Ci furono molti casi di tentativi di resistenza in varie forme di oltre un centinaio di rivolte ebraiche nell’universo concentrazionario europeo. La resistenza nei Ghetti fu armata ma anche culturale e spirituale. Le attività culturali inclusero la creazione di istituti culturali ebraici clandestini; la continuazione in segreto dell’osservanza di feste e riti religiosi; la creazione di un sistema d’istruzione clandestino; la pubblicazione di giornali anch’essi clandestini; la raccolta e la salvaguardia di documenti importanti, come nel caso dell’archivio di Oneg Shabbat a Varsavia, che avrebbe poi raccontato la storia degli Ebrei del ghetto distrutto nel 1943.

La resistenza armata organizzata rappresentò la più vigorosa forma di opposizione attuata dagli Ebrei contro le politiche naziste, nell’Europa occupata dai Tedeschi. Civili ebrei opposero una resistenza armata in oltre 100 dei ghetti della Polonia occupata e dell’Unione Sovietica.

Numerosissimi (circa 2000) furono gli ebrei che parteciparono attivamente alla Resistenza (1000 inquadrati come partigiani e 1000 in veste di “patrioti”), con la massima concentrazione (circa 700) in Piemonte.

Circa 100 ebrei caddero in combattimento o, arrestati, furono uccisi nella penisola o in deportazione.

Durante la resistenza ebrei italiani combatterono nelle brigate partigiane, soprattutto Garibaldine e di Giustizia e Libertà (azioniste), senza costituire formazioni autonome. Fra i Comandanti partigiani ricordiamo , Isacco Nahoum, detto Milan, Isacco Levi,  Eugenio Calò.  Cinque furono insigniti di medaglia d’oro alla memoria: Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Eugenio Calò, Mario Jacchia e Rita Rosani. Tra gli esponenti ebrei di maggior rilievo della Resistenza si annoverano: Enzo Sereni, Emilio Sereni, Vittorio Foa, Carlo Levi, Primo Levi, Umberto Terracini, Leo Valiani, e Elio Toaff. Degno di particolare menzione è il bolognese Franco Cesana, il più giovane partigiano d’Italia (13 anni),  medaglia di Bronzo, per il coraggio, i valori e la nobiltà d’animo che hanno contraddistinto la sua giovane vita.

La resistenza, la Liberazione è patrimonio di tutti, patrimonio comune della nostra nazione,  della nostra cultura.

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Fonte: Roque Pugliese

 

Fonte: Roque Pugliese