Giacimento nello Stretto. L'archeologa subacquea Ghelli a CityNow: "Vi spiego cosa si nasconde sotto il mare..."

Abbiamo incontrato l'archeologa subacquea Alessandra Ghelli che in questi giorni ha coordinato le attività di monitoraggio del sito archeologico nello Stretto. Ecco tutti i dettagli delle indagini

Conosce il mare calabrese come le sue tasche.

Si è immersa nelle acque di Bianco, Africo, Capo Bruzzano, Palmi e Reggio Calabria e tanti altri luoghi della costa calabra con un solo obiettivo, tutelare il patrimonio culturale sommerso. Di origini romane la dott.ssa Alessandra Ghelli è stata assegnata alla Calabria dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo ed è la responsabile delle varie attività di indagini archeologhe sottomarine.

Grazie alla richiesta del dott. Fabrizio Sudano della Soprintendenza reggina, la dott.ssa Ghelli arriva nella punta dello Stivale per monitorare e verificare il vasto tesoro sommerso per conto del Segretariato Regionale del MiBACT.

Già protagonista nelle immersioni di agosto, incontriamo all’interno del Palazzo Piacentini, negli uffici della Soprintendenza di Reggio Calabria, Alessandra Ghelli nuovamente a Reggio Calabria per le attività di monitoraggio dell’ormai noto giacimento archeologico presente nello specchio di mare a due passi dal centro città.

“La segnalazione più importante con coordinate ben precise fu quella del 2017 fatta alla Soprintendenza da Demetrio Serranò e Francesco Sesso, due subacquei, uno reggino e l’altro cosentino. Il maggiore problema delle segnalazioni che arrivano è proprio la genericità delle informazioni. Questa volta i due sub ci hanno fornito al contrario indicazioni dettagliate accompagnando poi direttamente nel punto, nel maggio del 2017, il mio collega siciliano Roberto La Rocca. In quel periodo si accertò la presenza di una quantità considerevole di anfore nonchè l’importanza di quei reperti. A seguito della circolare dell’attivazione del servizio di archeologia subacquea sono stata incaricata nel seguire tutte le operazioni in Calabria tra cui anche quella di Reggio“.

Ma cosa c’è esattamente sul fondale dello Stretto a due passi da noi?

“Vi spiego cosa si nasconde sotto il mare. Ad agosto 2019, a seguito delle tre immersioni, le correnti marine hanno voluto graziarci e sono emersi, oltre alle anfore anche i legni. Oltre alle anfore, parzialmente integre o frammentate, precedentemente non visibili, sono stati individuati anche frammenti lignei, porzioni di fasciame, pertinenti ad almeno un relitto – spiega la dott.ssa Ghelli – Uno lungo circa tre metri e largo 30 – 40 cm, altre tavole sono parzialmente coperte e non è possibile ancora misurarle con esattezza. Allo stato attuale non è possibile fornire elementi più puntuali, soprattutto per quanto attiene l’inquadramento cronologico. In considerazione delle profondità saranno indispensabili nuovi sopralluoghi. L’attività ricognitiva, documentata in ogni singola fase, si è conclusa con la messa in sicurezza delle porzioni di fasciame affioranti, procedendo con una copertura delle stesse con geotessuto ed assicurandole, intorno, da sacchetti di sabbia”.

Nessun campione né reperto è stato ancora prelevato. La Convenzione di Parigi del 2001, recepita nel Codice dei Beni Culturali dà chiare disposizioni, il sito va tutelato lasciandolo integro e documentandolo prima attraverso strumentazioni tecnologiche. Solo dopo la completa documentazione si deciderà se prelevare i reperti.

“E’ affascinante trovarsi di fronte al materiale organico. E’ stato un grande regalo. La cosa più importante è la messa in sicurezza ed è preferibile, al momento, la conservazione in sito – continua l’archeologa subacquea Alessandra Ghelli – Per questo è stata anche emanata l’ordinanza interdittiva della Capitaneria di Porto, dello specchio di acqua interessato, alla pesca, ancoraggio attività subacquea e, più in generale, a tutte le attività che possano arrecare danno al sito archeologico sommerso”.

Si apre dunque un nuovo filone per l’attività del Segretariato Regionale MiBACT per la Calabria e della SABAP di Reggio che si attendeva da tempo e adesso ci sono le condizioni e le professionalità organizzative per portarlo avanti.

Quali dunque i prossimi step? Al momento sono in corso le attività periodiche di monitoraggio programmate.

“Seguiranno attività di ricognizione e delimitazione più puntuale dell’area insieme al Nucleo Carabinieri Subacquei di Messina e del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale. Da oggi in poi, almeno una volta al mese, scenderemo giù con più immersioni programmate. Adesso inizia il vero e proprio cantiere…un lavoro di squadra che coinvolge tutte le realtà periferiche del Ministero“.