Gioacchino Criaco racconta la sua favola ai ragazzi del Volta e a Citynow
20 Dicembre 2015 - 09:12 | di Redazione

di Didì Labate- Tutti noi abbiamo amato le favole.
Un bel regno fatato, un valoroso cavaliere, una dolce principessa e un feroce drago da sconfiggere; sono gli ingredienti che, mescolati insieme, ci danno un dolce ricordo che ci riporta indietro nel tempo fino alla tenera età, quando gioivamo e temevamo per il protagonista, mentre la mamma ci descriveva avventure e peripezie del nostro eroe dal bordo del letto e noi eravamo rintanati al calduccio sotto le nostre calde coperte.
“La Calabria è una terra strana, sospesa tra passato e presente. La sua lingua non contiene il futuro dei verbi, il domani è affidato al destino.”
È questo il “bel regno fatato” in cui Gioacchino Criaco ambienta “Il Saltozoppo”, la sua favola di mafia.
Favola dove “il valoroso cavaliere” è sostituito da un uomo con l’anima di un lupo indemoniato; “la dolce principessa” diventa un’affiliata al clan rivale e “il feroce drago” prende la forma di una faida che da anni bagna di rosso sangue una terra tanto bella quanto triste.
La mattina del 19 Dicembre una rappresentanza dei ragazzi del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Reggio Calabria ospita nella sala convegni l’autore di questo romanzo per realizzare un dibattito.
La Reghium Julii ha donato decine di libri da distribuire ai ragazzi dell’istituto affinchè, dopo la lettura, si potesse partecipare meglio alla conferenza; dopo oltre un’ora e mezza di continuo dibattito e scambio di idee e pensieri tra Criaco e la platea di studenti, siamo riusciti ad avvicinarlo e a porgli qualche domanda riguardante il libro e la sua carriera:
D- Già il titolo del suo nuovo romanzo è avvolto dal “mistero” per il grande pubblico. Ci può spiegare cosa rappresenta questo “Saltozoppo”?
C-Il titolo richiama un gioco che si faceva da ragazzi nella Locride, consisteva in una gara di velocità in cui si correva su una gamba sola. Un po’ come se i ragazzi di quel territorio fossero predisposti geneticamente ad affrontare una vita con molte più difficoltà rispetto agli altri; quindi ci si esercitava a correre con un handicap.
D-Nei suoi romanzi lei parla principalmente di una Calabria scura e in balia del crimine, proprio per questo le sono state mosse diverse critiche. Qual è il suo pensiero riguardo ciò?
C-A me piace un tipo di letteratura critica, non che intrattiene. Io ho bisogno della realtà delle cose che anche se marginali, servono per scoprire e capire l’insieme . Chi fa letteratura non dice che tutto il mondo è nero e scuro, semplicemente si occupa di quella parte che decide di evidenziare: sia essa chiara o scura. Io voglio descrivere una bellezza per contrasto; descrivendo la parte brutta, si comprende che c’è una parte bella. Ma questo non è un ragionamento che si può attuare solo in Calabria, in tutto il mondo abbiamo queste differenze.
D-Come è nata la sua passione per la scrittura?
C-È stato tutta una casualità, non avevo mai scritto nulla in vita mia se no qualche atto giudiziario lavorando in uno studio legale o i classici temi scolastici. Poi, vivendo lontano dalla mia terra ho percepito che mi mancava il mio mondo, quel mondo dell’Aspromonte che non frequentavo da, ormai, trent’anni. Nella riscoperta del mio territorio è emersa questa dote che non sapevo di avere e le storie che scrivevo sono saltate fuori da sole e hanno formato i miei libri.
D- Dato che ha appena tenuto una conferenza in un Liceo le chiediamo: che messaggio vuole lasciare a un pubblico così giovane?
C- E’ il mio pubblico preferito perché ancora in grado di sognare, anche se io stesso all’età di 50 anni continuo a farlo. Ricordo che ero un povero ragazzino dell’Aspromonte, senza la presunzione di dire di essere arrivato da nessuna parte, ho dimostrato che anche chi nasce ai margini, in difficoltà molto serie può comunque trovare la propria strada nella vita. Ho 50 anni e sono diventato uno scrittore nascendo in un luogo dove nessuno pensava potesse mai nascere nulla di buono, tanto meno scrittori.
Può nascere del buono ovunque, soprattutto nei posti dove il buono scarseggia. Basta impegnarsi e non smettere di sognare, proprio per questo mi piacciono gli adolescenti, sono in un età in cui i sogno ha la predominanza su tutto!
