Grazie, covid-19

Tre settimane di vergogna: dalla zona rossa a Tallini, adesso l'Italia ha capito quanto sia marcia la Calabria. E no, non può più girarsi dall'altra parte. Anche grazie alla Pandemia.

Una pandemia mondiale. Un disastro sanitario, economico, sociale. Serviva questo, evidentemente. Serviva per denunciare, finalmente, al mondo quanti e quali problemi abbia la terra, lo diciamo senza remore, più arretrata d’Italia. È un grazie che fa rabbrividire, che si strozza in gola, che viene quasi rigettato da una popolazione, quella calabrese, che per colpa di pochi soggetti non riuscirà, mai, forse, a staccarsi di dosso l’etichetta di ‘ndranghetisti e trogloditi, fancazzisti e arretrati.

Vorremmo dire al mondo, urlare la verità contraria. Ma non possiamo risultare credibili. Non ci riusciremo forse mai, di certo non ora. Perchè, in un mese, Cotticelli, Zuccatelli, Gaudio, gli ospedali pronti ma vuoti, la zona rossa, Spirlì e, dulcis in fundo, Tallini, ci hanno privato di tante cose, ma sopratutto dell’orgoglio di gridare di venire da Reggio Calabria, Cosenza, Crotone, Catanzaro, Vibo Valentia, Gioia Tauro, Paola, Soverato, Lamezia Terme. Sappiate che no, questo non ve lo perderemo mai.

Ci vorranno anni per far dimenticare all’Italia e al mondo queste ultime settimane, avviate dalla proclamazione della Calabria come zona rossa. Forse neanche nei peggiori degli incubi qualunque calabrese avrebbe potuto sognare le figuracce che si sono susseguite nei giorni successivi. Che hanno portato i riflettori di una nazione intera sulla regione sulla punta dello stivale, nonostante il periodo pandemico che ha praticamente centralizzato l’agenda setting sul tema coronavirus.

Proprio lui, in effetti, ha innescato tutto questo. Il covid-19. Un’altra cosa che, sinceramente, nessuno di noi finirà di odiare. Per quanto ci sta falcidiando, per i morti che ha fatto, per le costrizioni che ha portato. Ma che, oggi, un pò, con infinita e crogiolante amarezza, un pò ringraziamo. Perchè, in fondo, il marcio della nostra terra un pò lo conoscevamo. Sapevamo di non avere un buon sistema sanitario e che più di un dirigente, a qualsivoglia livello, non era lì per oggettivi meriti e qualità. Però, forse, senza il virus, l’altro virus, quello che da anni sta strozzando la Calabria, forse non sarebbe pienamente venuto alla luce, peraltro sotto l’attenzione dell’intera Nazione.

Che, oggi, deve e non può far altro che smettere di girarsi dall’altra parte. Intrinsecamente, l’ottimista che vi scrive, pensa quindi che peggio di queste tre settimane, nulla potrà venire. Che, ragionevolmente, dal baratro e dalla melma in cui la Calabria oggi si trova, in qualche modo, ci si dovrà tirar fuori. Sopratutto in considerazione dei tanti, tantissimi, giovani sparsi per il mondo, oltre quelli che sono radicati nella Regione. Perchè, probabilmente, chi si vergogna di più sono loro. E, da loro, si dovrà ripartire, affinché queste settimane di vergogna restino un ricordo ed, anzi, si tramutino nel punto di non ritorno da cui ri è ripartiti. Anche grazie alla pandemia. Per cui, oggi, in minima parte, al covid-19, che ha provocato questa consapevolezza nel paese, diciamo un piccolo, amaro, soffocato, rabbioso, grazie.

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